Legambiente contro la realizzazione di un nuovo mega polo logistico ad Anagni
Presentate osservazioni in opposizione all’enorme insediamento da 40 ettari di cemento e consumo di suolo, al posto di un’area agraria di valore, delle dimensioni pari a 58 campi da calcio
“No a questo gigantesco insediamento logistico, al posto di un’area agricola di valore che verrebbe spianata da una colata di cemento, con un’impressionante operazione di consumo di suolo”
Con osservazioni redatte grazie al lavoro degli avvocati Diego Aravini, Micaela Chiesa e Umberto Fantigrossi, rispettivamente copresidente e membri del CEAG (Centro di Azione Giuridica) nazionale dell’associazione ambientalista, Legambiente si oppone al Comune di Anagni (FR) che, con delibera del febbraio 2024, proponeva una variante al PRG per trasformare in un ennesimo mega compound della logistica, 40 ettari di verde agricolo in località San Bartolomeo. La trasformazione riguarderebbe una superficie definita in gran parte “Paesaggio Agrario di Valore” nel PTPR (Piano Territoriale Paesistico Regionale) della Regione Lazio, pari a quella che occuperebbero ben 58 campi di calcio.
Le osservazioni contro la delibera del comune ciociaro sono state sottoscritte da tutti i livelli associativi, con la firma del presidente nazionale di Legambiente Stefano Ciafani, di quello regionale Roberto Scacchi e di Rita Ambrosino presidente del circolo di Anagni, che dichiarano “Ci opponiamo con fermezza alla realizzazione di questo nuovo gigantesco insediamento logistico, al posto di una superficie agricola di valore che verrebbe spianata da una colata di cemento, con un’impressionante operazione di consumo di suolo, devastando definitivamente un’area cuscinetto tra la zona industriale e l’abitato del borgo di San Bartolomeo. È incredibile che, nonostante abbiamo tutti negli occhi scene sempre più frequenti di territori devastati dalla violenza meteorica scatenata dalle nostre emissioni climalteranti, si possano immaginare ancora opere simili di impermeabilizzazione del suolo, in particolar modo nel territorio della Valle del Sacco, dove decenni di scelte industriali sbagliate hanno portato alla persistenza di valori inquinanti altissimi. In questo caso l’insediamento sorgerebbe a poche decine di metri da una vecchia e grande area industriale completamente abbandonata da anni”.
Nei pressi dell’insediamento previsto sorge una cattedrale nel deserto, l’ex SNIA-Viscosa di Castellaccio, oggi in totale stato di abbandono. “Invece di nuovi hangar della logistica che sembrano moltiplicarsi ovunque in maniera esponenziale, bisogna recuperare, bonificare e rigenerare aree abbandonate come queste, con operazioni di deimpermeabilizzazione e sostenibilità, senza costruire ulteriormente, perdendo definitivamente quel che resta di buono in questi territori”.
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