L’ECONOMIA CIRCOLARE NEI CASTELLI ROMANI
Il mondo sta cambiando e il futuro appare pieno di problemi. La vignetta riportata sopra illustra bene la situazione: sul genere umano incombono tre grandi onde. La prima è il cambiamento climatico, che entro qualche decennio causerà migrazioni di miliardi di esseri umani, la seconda è la recessione che ci attanaglia dalla crisi del 2008, la terza è la pandemia. Pensare di affrontare queste enormi sfide con i pannicelli caldi come il lavarsi le mani della vignetta, significa continuare a esorcizzare il pericolo senza farci i conti.
Un modo per affrontare queste minacce incombenti è l’adozione dell’economia circolare superando il consumismo. Si tratta di cambiare radicalmente il modo di produrre e di consumare. L’economia circolare consente al sistema economico di rigenerarsi garantendo la sua ecosostenibilità.
A livello nazionale ed europeo, l’economia circolare si colloca nel quadro dell’iniziativa promossa a dicembre 2019 dalla nuova Commissione europea per un Green Deal che punta a fare della sfida climatica e della transizione ecologica un’opportunità per un nuovo modello di sviluppo, consentendo all’Europa di esercitare una funzione di leadership sulla scena mondiale. L’obiettivo è divenire il primo continente “neutrale rispetto al clima” entro il 2050, rafforzando la competitività dell’industria europea e assicurando una transizione ecologica, socialmente equa, promuovendo una nuova rivoluzione industriale che garantisca cicli di produzione sostenibili e rispettosi dell’ambiente mediante una serie di strategie, piani di azione e strumenti. La transizione ecologica sarà supportata dal Piano di investimenti per il Green Deal, che punta a mobilitare almeno 1.000 miliardi di investimenti, tra risorse pubbliche e private, entro il prossimo decennio.
Rispetto all’economia circolare il nostro paese si colloca all’avanguardia. Nel Rapporto sull’economia circolare in Italia” del Circular Economy Network ed ENEA, sono stati considerati i cinque settori del Piano europeo per l’economia circolare presentato nel 2015: produzione, consumo, gestione dei rifiuti, materie prime seconde e innovazione e investimenti. Sommando i punteggi di ogni settore, è stato calcolato “l’indice complessivo di circolarità” che nel 2020 conferma, come nel 2019, a livello europeo, la prima posizione dell’Italia, indicata con 100 punti, seguita dalla Germania a 89, dalla Francia a 88, dalla Polonia a 72 e dalla Spagna a 71.
Cosa si può fare, a livello locale, per realizzare la transizione all’economia circolare? I singoli Comuni non molto, ma qualcosa sì. Nei Castelli Romani una funzione di traino nella progettazione e nella realizzazione di progetti poteva essere svolta dalla defunta Provincia, ma purtroppo l’Area metropolitana monopolizzata dal Comune di Roma non appare in grado di svolgere una funzione di leadership. Ai Comuni non resta che procedere singolarmente o, meglio, in forma associata.
Un primo esempio, che potrebbe costituire l’inizio di un percorso virtuoso, viene da Albano dove il Comune ha messo in cantiere l”Isola del riuso”, una struttura dove verranno recuperati e riciclati oggetti come elettrodomestici, prodotti elettronici, mobili, arredamento… sottratti al destino dei rifiuti indifferenziati.
Un’occasione per discutere di queste tematiche sarà l’incontro su “Il territorio bene comune e i centri storici” di lunedì 28 settembre, a Genzano, organizzato dall’EcoMuseo Virgiliano e Italia Nostra dei Castelli Romani, che vedrà l’intervento dei candidati alla carica di sindaco al ballottaggio dei comuni di Ariccia, Genzano e Rocca di Papa, e del neo eletto sindaco di Albano. In quella occasione vedremo qual è il grado di consapevolezza e di coinvolgimento attivo della classe dirigente, che non potrà limitarsi, come illustrato in modo provocatorio nella vignetta, a gestire una società locale tutta impegnata nel lavaggio delle mani mentre è in arrivo uno tsunami.
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