Le valanghe non nascono mai grandi
Un manifesto sui muri della città di Albano, affisso all’indomani delle elezioni politiche di settembre, dal partito (FdI) che quelle elezioni le ha vinte, che riportava: “Siamo il primo partito …”, mi ha fatto pensare.
Sembrerebbe un titolo ovvio per chi alle ultime politiche ha preso è più voti degli altri ma a mio parere non lo è.
Quello che secondo me non è banale e che perciò dovrebbe indurre il “secondo partito” (PD) a una doverosa riflessione è la ricerca del motivo per il quale in una Città dove è sempre stato vivo e attuale il ricordo delle lotte antifasciste e la consapevolezza di dover arginare la crescita delle disuguaglianze sociali, le forze di destra, che fin dalla nascita della nostra Repubblica hanno sempre racimolato (nelle politiche e nelle amministrative), percentuali trascurabili, possano oggi fregiarsi di un “sorpasso esemplare”.
Non mi stupisce il sorpasso, mi stupisce l’indifferenza con la quale la dirigenza “Locale” del Partito Democratico, ha affrontato il “sorpasso”.
Mentre a livello centrale infatti, ci si è finalmente resi conto della necessità di colmare l’enorme distacco tra la “classe dirigente” e il Paese reale, decidendo di tenere un necessario congresso rifondativo, a livello locale non si registra alcuna reazione.
Ora, considerando che il risultato su scala nazionale è la somma dei risultati su scala locale, mi sembrerebbe ovvio che le organizzazioni locali del partito democratico, che in qualche modo sono andate “sotto le aspettative” o sotto i “risultati storici”, siano da ritenersi co-responsabili dell’insuccesso o della poca tenuta dei consensi scaturito dalle urne nelle elezioni del 25 settembre.
Se ciò è vero, allora la prima mossa da fare, in vista del congresso nazionale, oltre alla remissione del mandato dei vertici del partito, cosa ovvia!, sono le dimissioni dei responsabili delle organizzazioni locali che non sono state in grado di apportare i consensi attesi.
Squadra che perde si cambia – allenatore e giocatori “brocchi”.
Questo è tanto più necessario in quei contesti dove il partito democratico ha espresso, con continuità decennale, la guida dell’amministrazione locale (vedi Albano Laziale).
Oggi che il PD torna a invocare la necessità di una ritrovata credibilità e di un ascolto meno superficiale verso una cittadinanza sempre più atterrita dal futuro e sempre meno rappresentata nelle istanze incombenti (disuguaglianza sociale, lavoro, ambiente, etc), diviene mandatorio, per il recupero della credibilità che con la competenza è elemento fondamentale del consenso, affidare la ritrovata voglia di fare politica, all’ESEMPIO.
Per far sì che il PD ad Albano torni ad essere il primo partito è necessario perciò AZZERARE, fin da subito, la dirigenza locale affidando a una “figura commissariale”, possibilmente estranea ai dimissionari, l’attivazione, in attesa del prossimo congresso nazionale, di un percorso di confronto con iscritti, simpatizzanti e cittadinanza per definire valori, scenari, competenze e persone che possano incarnare il percorso che un partito progressista intende intraprendere per ridurre il disagio sociale dei più deboli e restituire fiducia nel futuro ai più giovani.
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