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Le ribelli, di Nando dalla Chiesa

Le ribelli, di Nando dalla Chiesa
Febbraio 01
02:00 2007

Copertina de Le ribelliSfidare l’ordine costituito, ribellarsi a uno stato di cose soverchiante, lottare per cambiare la società, con le sole armi del proprio amore e della propria coscienza. E se a farlo sono donne sole, vittime di una cultura opprimente e della brutalità mafiosa, la ribellione assume un significato ancor più rilevante.
Questo è il tema dominante contenuto nel libro Le Ribelli. Storie di donne che hanno sfidato la mafia per amore, edito da Melampo e scritto da Nando Dalla Chiesa, sottosegretario all’Università e alla Ricerca, professore di Sociologia Economica all’Università di Milano, ma soprattutto, ‘narratore civile’.
Profondo studioso della realtà della mafia, Dalla Chiesa nel suo libro ripercorre la battaglia a favore della giustizia e contro l’omertà mafiosa di sei donne coraggiose, mogli, madri, sorelle di vittime della mafia: «Donne ribelli. Ma soprattutto avanguardie civili.» “ si legge nella prefazione – «Il titolo di questo libro non è stato scelto a caso. Nel rendere onore alla donna siciliana, considerata per lunghissimi decenni l’emblema della sottomissione e del silenzio, esso ambisce a contrastare con la forza dei fatti una letteratura che ha posto dalla parte dei ‘ribelli’ proprio i mafiosi».
Alla presentazione del libro nel VI Municipio, organizzata il 21 dicembre scorso dall’Associazione Culturale Sapere Aude“Roma in collaborazione con la libreria Rinascita di Viale Agosta, hanno partecipato: l’autore, Nando Dalla Chiesa, Simonetta Salacone, presidente della Commissione Scuola del Municipio Roma 6, Isabella Perugini, presidente di Sapere Aude“Roma e Flavia Castelli, della libreria Rinascita, moderati dal presidente del Consiglio del Municipio Roma 6, Gianluca Santilli.
L’incontro si è svolto in un clima interessato e di totale partecipazione verso il problema della mafia da parte del numeroso pubblico presente. L’autore ha spiegato come le donne protagoniste del libro (le madri di Saverio Antiochia, Salvatore Carnevale e Peppino Impastato; Michela Buscemi, Rita Atria e Rita Borsellino, sorelle di vittime mafiose) si siano caricate addosso un peso troppo difficile da sostenere, ma a modo loro, sono uscite vincenti dalle battaglie intraprese, se non altro per aver squarciato il velo di omertà che circonda tutto ciò che riguarda Cosa Nostra.
Questo particolare è stato sottolineato anche da Flavia Castelli, che ha rilevato come il veleno della mafia sia una sorta di fantasma che esce dal terreno, uccide e scompare nuovamente lasciando le vedove nella più nera solitudine. Ma alle donne citate va il grande merito di essere riuscite a far parlare della mafia in una società che si muove all’interno di un clima omertoso, cambiando le condizioni di visibilità e facendo uscire dall’ombra i sicari.
Simonetta Salacone ha invece posto l’accento sulla centralità della scuola e dei veicoli di socializzazione (alcuni dei quali – come la tv, i partiti, le associazioni e i sindacati – hanno perso oggi la loro valenza pedagogica) come fattori primari di educazione ai valori civili.
La famiglia riveste un’importanza fondamentale in questa educazione: le vittime, fratelli o figli, accolgono il modo di pensare delle madri e delle sorelle, che hanno trasmesso loro l’amore, la poesia, la cultura. In questo modo le donne dimostrano di aver preso coscienza e di essersi ribellate allo stato di cose prima degli omicidi dei loro cari. Donne sole diventano donne che rappresentano la società civile, con un modo singolare ma efficace di ribellarsi: l’unione di pensiero e sentimento, di conoscenza, cultura ma anche parte emotiva.
Gianluca Santilli ha esortato a non considerare queste persone come eroi ma piuttosto come persone normali, alla portata di tutti, così che le loro azioni non siano considerate ineguagliabili ma possa nascere la consapevolezza in ognuno di poter fare molto per cambiare lo stato di cose.
Nelle conclusioni di Isabella Perugini è emersa la consapevolezza che, anche attraverso la presentazione del libro di Nando Dalla Chiesa, si è intrapreso il giusto cammino per portare momenti di cultura nelle periferie e, contemporaneamente, informare e tenere desta l’attenzione al problema della mafia.
La società civile è un’entità difficile da decifrare, poco affidabile per via della sua mutevolezza; solo un’equazione che leghi coscienza civile e educazione civica, attraverso la scuola e la politica, può contribuire a migliorare la società.
«La strada si fa camminando», recita un verso della poesia di Antonio Machado che chiude il libro Le ribelli: fare qualcosa per cambiare e recuperare una speranza che non va persa.

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