“Le radici della prostituzione”, di Tamara Di Davide
Perché un uomo paga una donna? È la domanda che si pone e che ci pone l’on. Laura Cima nella prefazione libro: “Le radici della prostituzione” (Macro Edizioni). Domanda “inedita” se si pensa che fino a questo momento i dibattiti si sono svolti nell’ambito del corto circuito di chi è costretta a prostituirsi, e chi invece lo fa “per libera scelta”. Il libro non si occupa di chi è costretta e sfruttata, questo è compito della giustizia, supportata da ampia legislazione, e se la giustizia non funziona, allora sì essa ci rimanda al problema etico – non legislativo – del non funzionamento della giustizia in taluni campi; il libro si occupa della “libera scelta”, per quanto essa sia limitata, (si può essere sempre costrette da una situazione se non da qualcuno) giustifica la domanda: Perché una donna “sceglie” di prostituirsi? È parere dell’autrice, che nessuna donna sceglie di prostituirsi, ma è scelta, in base all’età, alla bellezza, alle misure, alla capacità di assuefarsi alla violenza e alla logica economica del dio-denaro, che, si sa, è amministrata dall’uomo. È scelta, perché quando in un “mestiere” si fatica poco e si guadagna molto, non richiede alcuna preparazione; è il “lavoro” più facile e il più retribuito: non è la persona che lo sceglie ma il sistema di cose umano che sceglie lei. Il tutto facente parte di un meccanismo perverso, ma molto ben congegnato, per umiliare e sottomettere tutto il genere femminile nei secoli e nei millenni, che andremo a vedere.
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