Le pillole a teatro
Si tratta di una ‘classica’ pochade che ruota attorno ad un canovaccio ben strutturato ma si presta bene a innovazioni che ravvivino e personalizzino gli equivoci e le situazioni paradossali e divertenti tipiche del genere. È quello che è riuscito a fare il regista Piergiorgio Saracino che ha ‘reinterpretato’ la trama della commedia, essenzialmente fondata sugli sconvolgimenti che porta in persone normali l’assunzione, ‘a tradimento’ o ‘a legittima difesa’, delle pillole afrodisiache create da un medico tanto spregiudicato quanto simpatico. In realtà i medici sono due e sono amici, Augusto il ‘padre’ delle pillole e Frontignan che ne sarà la vittima inconsapevole assieme alla sua bella e amata moglie Angelica. La vicenda si snoda tra la casa-studio parigina del dott. Frontignan e l’albergo della stazione termale di Royat, con un tambureggiante tourbillon che coinvolge dodici personaggi, ognuno con una sua vivacità e forza scenica, a prescindere dalla preminenza del ruolo. Ci piace perciò citarli tutti in ordine casuale: Max Marianetti, un Frontignan perfetto nella parte del ‘messo in mezzo’ che nonostante tutto rimane sempre in piedi; Cinzia Sarnacchioli, molto brava nella doppia parte della splendida Angelica, moglie del dottore, e di Sidonia, una prostituta dall’accento ciociaro che deve funzionare da diversivo; Nando Rinaldi, anch’egli efficacissimo nella doppia parte del cameriere della casa di Parigi e dell’hotel di Royat, qui in versione gay; David Torriero, brillantissimo nella parte di un esilarante e incombente ricco emiro (le sue venti mogli al seguito rimarranno sempre nell’ombra) che spalleggiato dal simpaticissimo eunuco, impersonato da Alessandro Furia, ‘cuccherà’ furbescamente nell’harem delle parigine in scena; Roberto Di Michele, un colonnello già assatanato di suo senza bisogno di pillole, che, chiamandosi ‘O Cardill, innesca a più riprese, presentandosi, la battuta «napoletano? » «no, scozzese!» tra l’ilarità generale; Silvio Di Gialleonardo, un Augusto bravissimo ed infaticabile come medico imbroglione; Carla Tartavini, una azzeccata signora Bicot, suocera onnipresente; Elisa Nichelli, affascinante Odette che desidera ed è desiderata; infine la bella caratterizzazione di Carla Ghezzi come Madame Lescau, la proprietaria dell’albergo di Royat. Giusta e saggia riduzione dei tre atti a due, ciò che ha aumentato, ma non ce n’era bisogno, il ritmo e lo scoppiettare degli equivoci per un continuo divertimento. Dunque ottima prova, senza incertezze o sbavature, degli attori guidati dalla mano esperta e creativa del regista. Infatti lo stesso Piergiorgio Saracino nello stesso teatro, dal 5 al 10 novembre, ha portato in scena una eccellente rappresentazione di “Così è (se vi pare)” con una formazione della quale fanno parte alcune delle attrici sopra ricordate. Una occasione per apprezzare il cambio di registro che questo famosissimo testo comporta, e la conferma che il teatro non professionale non è solo divertimento ma anche impegno serio in direzione di una cultura diffusa.
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