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Le pillole a teatro

Le pillole a teatro
Novembre 06
20:44 2013

David 004-2Il cosiddetto teatro amatoriale conquista sempre di più e si rivela spesso di livello artistico sorprendente, come ha dimostrato il 2° Festival Nazionale della U.I.L.T. (Unione Italiana Libero Teatro) appena conclusosi con successo al Teatro Artemisio-Volontè di Velletri. Ulteriore conferma giunge dal Teatro San Genesio di Roma dove la Compagnia non professionistica dell’Associazione “Il carro di Macondo” ha messo in scena dal 29 al 31 ottobre la commedia “Le pillole d’Ercole”, testo del 1904 di Charles Maurice Hennequin e Paul Bilhaud.

Si tratta di una ‘classica’ pochade che ruota attorno ad un canovaccio ben strutturato ma si presta bene a innovazioni che ravvivino e personalizzino gli equivoci e le situazioni paradossali e divertenti tipiche del genere. È quello che è riuscito a fare il regista Piergiorgio Saracino che ha ‘reinterpretato’ la trama della commedia, essenzialmente fondata sugli sconvolgimenti che porta in persone normali l’assunzione, ‘a tradimento’ o ‘a legittima difesa’, delle pillole afrodisiache create da un medico tanto spregiudicato quanto simpatico. In realtà i medici sono due e sono amici, Augusto il ‘padre’ delle pillole e Luciano che ne sarà la vittima inconsapevole assieme alla sua bella e amata moglie Angelica. La vicenda si snoda tra la casa-studio parigina di Luciano e l’albergo della stazione termale di Royat, con un tambureggiante tourbillon che coinvolge dodici personaggi, ognuno con una sua vivacità e forza scenica, a prescindere dalla preminenza del ruolo. Ci piace perciò citarli tutti in ordine casuale: Max Marianetti, un Luciano perfetto nella parte del ‘messo in mezzo’ che nonostante tutto rimane sempre in piedi; Cinzia Sarnacchioli, molto brava nella doppia parte della splendida Angelica, moglie di Luciano, e di Sidonia, una prostituta dall’accento ciociaro che deve funzionare da diversivo; Nando Rinaldi, anch’egli efficacissimo nella doppia parte del cameriere della casa di Parigi e dell’hotel di Royat, qui in versione gay; David Torriero, brillantissimo nella parte di un esilarante e incombente ricco emiro (le sue venti mogli al seguito rimarranno sempre nell’ombra) che spalleggiato dal simpaticissimo eunuco, impersonato da Alessandro Furia, ‘cuccherà’ furbescamente nell’harem delle parigine in scena; Roberto Di Michele, un colonnello già assatanato di suo senza bisogno di pillole, che, chiamandosi ‘O Cardill, innesca a più riprese, presentandosi, la battuta «napoletano? » «no, scozzese!» tra l’ilarità generale; Silvio Di Gialleonardo, un Augusto bravissimo ed infaticabile come medico imbroglione; Carla Tartavini, una azzeccata signora Bicot, suocera onnipresente; Elisa Nichelli, affascinante Odette che desidera ed è desiderata; infine la bella caratterizzazione di Carla Ghezzi come Madame Lescau, la proprietaria dell’albergo di Royat. Giusta e saggia riduzione dei tre atti a due, ciò che ha aumentato, ma non ce n’era bisogno, il ritmo e lo scoppiettare degli equivoci per un continuo divertimento. Dunque ottima prova, senza incertezze o sbavature, degli attori guidati dalla mano esperta e creativa del regista. Infatti lo stesso Piergiorgio Saracino sarà ancora impegnato nello stesso teatro, dal 5 al 10 novembre, in “Così è (se vi pare)” con una formazione della quale fanno parte alcune delle attrici sopra ricordate. Forse una occasione per apprezzare il cambio di registro che l’impegno per questo famosissimo testo comporta.

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