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Le parole esatte da cui ricominciare

Luglio 24
16:02 2013

Le parole esatte da cui ricominciare
Alessandro Baricco
La Repubblica
€ 1,00  e-book disponibile NO
Educazione, Cittadinanza, Cattiveria, Speranza quattro parole per ricominciare, per quanto per lo scrittore e saggista torinese Alessandro Baricco la parola ricominciare sia così ritrita in questo Paese da non potersi/volersi quasi più ascoltare. Allora è con la speranza, elencata per ultima, ma non meno importante fra le altre nell’agile volumetto in vendita col quotidiano La Repubblica (il discorso pronunciato il 6 giungo scorso nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio a Firenze)

che lo scrittore prova a rimettere in fila semplici concetti, in poche mosse come dicono i più scaltri, per tentare di rifondare, attraverso la simultaneità di pensiero e azione, la società civile, il ruolo della cultura all’interno di essa, infondendo fiducia nel futuro. Secondo Baricco, inoltre, non siamo capaci di essere abbastanza cattivi, o meglio, determinati: ogni politico, ogni governo, ogni singolo italiano, parlano di cambiamento, ma quando si tratta, ai fatti, di sostituire un sistema con un altro non ne siamo capaci, non sappiamo abbandonare abbastanza velocemente ciò che si faceva in passato. Secondo il mio modesto parere ne abbiamo abbandonati tanti di ‘passati’, ma quelli sbagliati, in favore di mode, molte arrivate da oltreoceano altre ‘idiotamente’ casalinghe, che hanno snaturato la nostra vita in comune. Vero è che non sappiamo più guardare avanti con lungimiranza, la politica in primis, che dovrebbe badare anche all’andamento dell’economia con occhio sempre attento alle potenzialità: finanziare attività produttive diventate vetuste strada facendo ci salva nell’immediato, ma i carrozzoni, come già accade, ce li ritroveremo tutti sulle spalle, foraggiando ciò che non serve più produrre. Poche idee, ma fisse come direbbe qualcuno. Breve e interessante questo instant book poiché già intervenire sulla scuola e sui motivi che fanno dell’Italia una nazione è lavoro di non poco conto. Una dubbio sorge spontaneo: non si è parlato ancora di disgiungere il concetto di retribuzione da quello di occupazione, accertato che occorre un minimo per vivere, almeno in questo sistema così com’è, mentre invece la piena occupazione è ormai un ricordo lontano non solo per le delocalizzazioni di capitali, di saperi e di famiglie che li posseggono entrambi, ma anche perché la tecnologia ha, di fatto, più che dimezzato i posti di lavoro. Forse bisognerà elaborare nuove teorie economiche o andare a scomodare qualche vecchio filosofo che, da qualche parte, deve già aver detto qualcosa in proposito… (Serena Grizi)

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