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Le nano-biotecnologie7/9: Profili critici delle nano-biotecnologie – Impatto Ambientale

Dicembre 01
14:27 2012

Il Center for Biological and Environmental Nanotechnology (CBEN), negli Usa, è tra i principali laboratori in cui si studia l’impatto ambientale dei nano-materiali. Qui si è osservato come le buckyball, molecole costituite da 60 atomi di carbonio14, ‘viaggiano’ sul suolo: sembra che, se riescono ad aggregarsi, queste molecole siano assorbite come qualunque altro composto organico, ma che, se lasciate libere di disperdersi, le stesse riescano a penetrare nel terreno senza però esserne assorbite.

Uno dei maggiori timori risiede dunque nella possibilità che tali molecole possano legarsi ad altri contaminanti, come pesticidi, e riuscire a penetrare nell’organismo di vermi o altri animali entrando, quindi nella nostra catena alimentare. A tal proposito la Commissione europea per le N&N prevede finanziamenti per la ricerca sugli aspetti di sicurezza. L’obiettivo generale è quello di sostenere la valutazione scientifica dei rischi potenziali per la Salute, la Sicurezza e l’Ambiente associati ai materiali e ai prodotti nano-tecnologici, al fine di colmare le lacune della conoscenza e fornire una base per il rispetto dei requisiti regolamentari. I temi del primo invito a presentare proposte del 7° Programma Quadro comprendono: dispositivi portatili di facile uso, l’impatto delle nano-particelle di sintesi sulla salute e sull’ambiente, con il riesame critico dei dati, una banca dati commentata sull’impatto delle nano-particelle, il coordinamento degli studi sull’impatto dei materiali e dei prodotti nano-tecnologici e le strategie alternative per la valutazione tossicologica delle nano-metriche utilizzate nelle diagnosi mediche. Nel frattempo il Centro comune di ricerca concentra la sua attenzione sullo sviluppo e sull’armonizzazione dei metodi di caratterizzazione e delle prove tossicologiche di nano-materiali di sintesi (ad esempio, misurazione delle dimensioni delle particelle, test in vitro di set rappresentativi di nano-materiali su linee cellulari critiche), sugli studi sui materiali di riferimento e sulla dosimetria, sugli studi sull’applicabilità di metodi di calcolo per la valutazione delle proprietà delle nano-particelle, ivi compresa la loro tossicità, e sulla creazione di banche dati.
Orientamenti di Politica Normativa. Anche se esistono principi generali che possono trovare utile applicazione quali il principio di prevenzione, di previa valutazione dell’impatto ambientale e il principio di precauzione, sul piano generale ed introduttivo, non vi sono norme di diritto internazionale e di diritto comunitario che disciplinino espressamente le applicazioni nano-tecnologiche. Sul piano del diritto internazionale esiste il Protocollo di Cartagena sulla biosicurezza (firmato a Montreal il 29 gennaio 2000) addizionale alla Convenzione sulla diversità biologica (Rio de Janeiro, 5 giugno 1992). Il Protocollo contribuisce ad assicurare un livello adeguato di protezione per il trasferimento, la manipolazione e l’utilizzazione sicura di organismi viventi modificati risultanti dalla biotecnologia moderna che possono avere effetti negativi sulla conservazione e l’uso sostenibile della diversità biologica, anche in considerazione dei rischi per la salute umana, con particolare attenzione ai movimenti transfrontalieri; disciplina, inoltre, i movimenti transfrontalieri di organismi viventi modificati prevedendo il ricorso a procedure di valutazione dei rischi volte ad assicurare, da una parte, la conservazione e l’uso sostenibile della diversità biologica e, dall’altra, la tutela della salute umana. Per cogliere il grado di utile applicazione alle nano-tecnologie della disciplina introdotta dal Protocollo occorre apprezzare correttamente il significato delle definizioni utilizzate dallo strumento pattizio, e in particolare quelle di «Living Modified Organism» (LMO) [gli «organismi viventi caratterizzati da una nuova combinazione di materiale genetico ottenuta mediante la moderna biotecnologia», ove per «organismi viventi» deve intendersi ogni «entità biologica capace di trasmettere o replicare materiale genetico, compresi gli organismi sterili, i virus e i tiroidi.] Il Protocollo di Cartagena tocca però solo incidentalmente le questioni poste dalle nano-biotecnologie e non dedica a loro alcuna considerazione specifica; [«l’applicazione di tecniche in vitro dell’acido nucleico, compresa la ricombinazione dell’acido deossiribonucleico (DNA) e l’inoculazione diretta dell’acido nucleico in cellule e organuli»; ovvero «la fusione di cellule al di fuori della famiglia tassonomica, che superino le naturali barriere fisiologiche della riproduzione o della ricombinazione e che sono diverse dalle tecniche tradizionali utilizzate nell’allevamento e nella selezione.] Più mirati sono invece gli orientamenti politici e normativi assunti dall’Unione europea, che ben si prestano ad individuare i principali problemi giuridici suscitati dalle nano-tecnologie non solo sul piano della tutela della salute e dell’ambiente. È doveroso ricordare che, all’inizio del 2005, su impulso del British Standard Institution (l’Ente nazionale di normazione del Regno Unito), la Segreteria centrale dell’International Organisation for Standardization (ISO) ha chiesto ai propri membri di valutare l’opportunità di aprire un nuovo filone regolatorio relativo alle nano-tecnologie (ISO/TS/P199). Tale iniziativa mira ad istituire un comitato tecnico (ISO/TC229) che si occupi di normazione nel campo delle nano-tecnologie, con specifico riferimento alla classificazione, alla terminologia, alla nomenclatura, alla metrologia di base, alla caratterizzazione (comprese taratura e certificazione), agli aspetti ambientali ed alla gestione del rischio. La proposta dell’ISO tiene conto della prevedibile crescita delle applicazioni industriali delle nano-tecnologie e della loro probabile diffusione anche in ambito domestico. Il conseguente impatto di tali applicazioni, in settori che variano dalle comunicazioni alla sanità e dall’industria manifatturiera e dei materiali alle tecnologie dell’informazione, ha indotto l’ISO a dotarsi degli strumenti necessari, da una parte, per fornire ai ricercatori, all’industria e ai decisori politici un complesso di regole atte a sostenere lo sviluppo tecnologico e commerciale dei prodotti che utilizzano le nano-tecnologie e, dall’altra, per offrire alla società civile gli strumenti appropriati per la valutazione dei rischi e per la tutela della salute e dell’ambiente. Nello stesso senso si è attivato anche l’European Committee for Standardization (CEN), che, all’inizio del 2004, ha istituito un gruppo di lavoro sulle nano-tecnologie nell’ambito del proprio Bureau Technique (CEN/BT/WG166). (segue…)

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