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Le musiche della Cappella Sistina con i Tallis Scholars alla IUC

Le musiche della Cappella Sistina con i Tallis Scholars alla IUC
Novembre 12
07:42 2019

Le musiche che risuonavano nella Cappella Sistina, e che contribuivano al suo splendore non meno degli affreschi di Michelangelo, tornano a vivere nel concerto dei Tallis Scholars,

il complesso vocale di musica polifonica più celebre al mondo

 

La Cappella Sistina risplendeva non soltanto per gli affreschi dei più grandi pittori ma anche per le composizioni dei più grandi musicisti dell’epoca, che saranno i protagonisti del concerto dei Tallis Scholars diretti da Peter Phillips, sabato 16 novembre 2019 alle 17.30 nell’Aula Magna della Sapienza (Piazzale Aldo Moro 5, Roma) per la stagione della IUC – Istituzione Universitaria dei Concerti.

La polifonia cinquecentesca è uno dei culmini della musica di tutti i tempi, sia nel campo profano – a cui la IUC dedica in questa e nella prossima stagione il ciclo dei Madrigali di Gesualdo da Venosa – sia nel campo sacro, a cui è dedicato questo concerto, che offre una straordinaria panoramica sui maggiori compoasitori di musica da chiesa del tempo, che venivano convocati a Roma dall’Europa intera per fornire la musica alle funzioni celebrate nella Cappella Sistina dal papa in persona.

The Tallis Scholars sono stati fondati nel 1973 dal loro direttore Peter Phillips e sono il complesso vocale di musica polifonica più celebre al mondo. Grazie all’attento lavoro sull’intonazione e sulla fusione delle voci sono in grado di raggiungere una purezza e una chiarezza di suono assolute, presto divenuta la loro cifra stilistica. Tengono circa 70 concerti l’anno nelle maggiori sale, chiese e festival d’Europa, America del Nord e del Sud, Australia ed Estremo Oriente. Con la musica scritta per la cappella Sistina hanno un legame speciale, tanto che nel 1994 sono stati invitati a cantare per inaugurare i restaurati affreschi di Michelangelo nella Cappella Sistina. Pochi mesi prima avevano celebrato il quarto centenario della morte di Palestrina con un concerto nella Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma, ove Palestrina era stato maestro di cappella. Ma hanno collaborato anche con Sting e Paul McCartney.

Il più universalmente noto dei maestri della Sistina è indubbiamente Giovanni Pierluigi da Palestrina, che costituisce l’asse portante di questo concerto: invece di eseguire un’intera sua Messa, i Tallis hanno avuto l’originale idea di mettere insieme la musica di una Messa attingendone le varie parti da cinque diverse Messe di Palestrina, che durante il concerto saranno intercalate da altri brani composti da altri maestri. Il primo in ordine cronologico è Josquin Des Prez, il più grande rappresentante della scuola fiamminga, che prestò servizio presso la Sistina alla fine del Quattrocento e incise il suo nome su un muro della cappella, dove si può ancora leggerlo. Sempre seguendo l’ordine cronologico, dopo di lui vengono il francese Elzéar Genet detto Carpentras – oggi è pressoché dimenticato, ma le sue Lamentationes Jérémie, di cui verrà eseguita la prima parte, erano uno dei brani musicali più famosi del Cinquecento – e lo spagnolo Cristóbal de Morales, quindi finalmente Costanzo Festa, il primo italiano in grado di rivaleggiare con i grandi polifonisti d’oltralpe. L’ultimo in ordine cronologico è Gregorio Allegri, che intorno al 1630 compose un brano destinato a restare leggendario per secoli, il Miserere, di cui i papi erano talmente gelosi da proibire severamente di farne copie e portarle fuori dalla Sistina, finche Mozart, dopo averlo ascoltato una sola volta, fu in grado di trascriverlo per intero a memoria!

Questi compositori fanno corona al “principe della musica”, il Palestrina, emblema e modello della musica sacra non solo cattolica ma anche delle chiese riformate. Ancora oggi lo stile “alla Palestrina” influenza i compositori di musica corale sacra. È il caso dei brani di due giovani compositori proposti dai Tallis Scolars. Sono Miserere mei dell’inglese Alexander Campkin, che passa disinvoltamente dal balletto alla musica sacra, e Quae est ista – in prima esecuzione romana – dell’inglese di origini italo-armene Justine Zara Rapaccioli, che nel suo brano riprende l’uso del doppio coro, antica tradizione della basilica di San Marco a Venezia, di cui è attualmente la vicedirettrice musicale.

Il concerto sarà registrato da Radio Vaticana per successive trasmissioni.

*
Mauro Mariani

Ufficio stampa della IUC – Istituzione Universitaria dei Concerti

– m.mariani.roma@gmail.com

 

 

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