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Le moderne guerre di Troia

Marzo 28
10:23 2011

Nel XII secolo a.C. circa si svolse una cruenta guerra fra Micene e Troia, che si concluse con la completa distruzione di quest’ultima. Le motivazioni del conflitto erano, molto probabilmente, i contrasti economici ed egemonici fra la Grecia e l’Asia Minore, di cui quelle città erano i centri più importanti. Ma tali vili e realistiche ragioni non hanno diritto alcuno di cittadinanza nell’epica, genere letterario che, per definizione, narra in maniera poetica il passato remoto di un popolo, ponendone in evidenza, e amplificandole, le gesta eroiche di personaggi straordinari forse realmente esistiti.

L’Iliade, poema epico per eccellenza, pertanto non poteva narrare la guerra di Troia elencandone le motivazioni economiche ed egemoniche, come potrebbe fare oggi un esperto di geopolitica. Anche la poesia, la più alta e sublime, non riuscirebbe a mascherare la mancanza di nobiltà di tali ragioni infimamente terrene. Occorreva una motivazione più confacente alla poesia epica: cosa di meglio del rapimento di una delle donne più belle dell’epoca, Elena, moglie di Menelao, rapita da Paride proprio sotto gli occhi del marito? Un rapimento è di per sé un atto biasimevole, un reato, ma se il movente è passionale acquista una dimensione tutta positivamente umana e indulge alla comprensione. Così, l’Iliade, con tutte le atrocità di una guerra lunga e sanguinosa, finisce in fondo con il cantare, anche se tragicamente, l’inarrestabile forza dell’amore. Evidentemente il gusto della trasposizione epica delle reali e regali “ragion di stato”, ovvero economiche e di dominio, è entrato nel DNA dell’uomo occidentale, che da sempre ha studiato meticolosamente i grandi poemi epici classici e in primis proprio l’Iliade (alla scuola media inferiore, ai miei tempi, eravamo obbligati a parafrasare per intero i due poemi omerici, riempiendo diversi grossi quaderni).

Questa nobile eredità culturale, ormai codificata nel nostro DNA, spiega quasi sicuramente l’abitudine invalsa nei governanti occidentali d’oggi (che sono certamente persone di grande cultura) di muovere novelle guerre di Troia. Ma la motivazione “poetica” non può più essere il rapimento della donna più bella del mondo, perché (grazie a Dio) la bellezza femminile è oggi numericamente molto più generosa che nel passato, testimoni ne sono gli innumerevoli concorsi di bellezza (s’intende femminile…i maschi non fanno testo in questo campo). All’Elena della guerra di Troia si è così sostituita in maniera naturale la “democrazia”, che come la grande bellezza femminile dei tempi remoti, non ha ancora una diffusione proprio planetaria. Però i tempi sono cambiati e quindi qualcosa di innovativo occorreva pur introdurlo nella moderna epica, altrimenti qualche critico severo avrebbe potuto accusarla di limitarsi semplicemente ad essere una brutta replica dei grandi poemi epici del passato. E allora, a cosa hanno pensato i novelli Omero? Una novità assoluta, un’idea geniale, l’esportazione della democrazia.

La novità è triplice. Riflettiamo attentamente. Da una parte la sostituzione di qualcosa di materiale, concreto (la bellissima Elena in carne e ossa) con un concetto astratto (la democrazia), dando così prova dell’enorme progresso dello spirito umano, che liberatosi dei vincoli restrittivi del “concreto” si è librato nelle alte sfere dell’ “astratto”. In secondo luogo, fare una guerra per una sola donna oggi sarebbe veramente contrario agli alti principi di soddisfazione dei bisogni della collettività: Elena doveva tornare al marito soltanto e tutti quelli che per lei avevano fatto la guerra non dovevano per questo certamente avanzare alcuna pretesa (altrimenti povera Elena …). Dunque, anche per questo, il rapimento di una “sola” donna, sia pur bellissima, non potrebbe più essere un motivo oggi accettabile. Tutt’al più si potrebbe pensare a un rapimento in massa, un nuovo “ratto delle Sabine”, in modo da dar soddisfazione a molti e non ad uno solo. La democrazia, invece, è un bene che riguarda tutta la collettività. Infine, la novità più originale: gli achei mossero guerra ai troiani per “riavere” la bellissima Elena, mentre, oggi, l’Occidente (tutto unito) decide molto generosamente di “regalare” la democrazia a un Paese che, poverino, ne è privo. C’è dunque una nobilissima inversione di senso: dall'”avere” (o riavere) al “dare” di evangelica memoria. E tutto questo sacrificando migliaia di vite umane innocenti (e non consenzienti …)! Cosa può esserci di più nobile e altruistico? Tutto questo dovrà essere “cantato” da un novello aedo dei tempi nostri, un moderno Omero, che sicuramente prima o poi nascerà nell’evoluto mondo occidentale, perché ormai c’è materiale per scrivere non una, ma almeno tre Iliade.

Figlio di un matematico e nipote di un poeta, ho trascorso tutta la vita ondeggiando fra questi due mondi, quasi “risuonassi” fra l’uno e l’altro come certe molecole, che i chimici chiamano “ibridi di risonanza” perché a volte presentano un certo tipo di legame chimico e a volte un altro, senza essere mai interamente né l’una né l’altra forma strutturale, analogamente al mulo, che pur avendo caratteristiche sia del cavallo sia dell’asino non è per una parte un asino e per l’altra un cavallo. E allora, quando in questa risonanza mi trovo più dalla parte matematica, un barlume di malizia scientifica mi induce a domandarmi: perché non si fa una mappa mondiale di tutti i Paesi privi di democrazia, in modo da organizzare una volta per tutte non una, due, tre, ma tutte le guerre necessarie per esportare la democrazia a tutti? Non è ingiusto che soltanto qualche Paese sia beneficiato di tanto altruismo? Ma subito riprendo me stesso: “Che domanda ingenua, occorre dare delle priorità, non si può accontentare tutti! Prima i più bisognosi, lo dice anche il Vangelo“. Infine rifletto sul fatto che c’è un sincronismo meraviglioso che si sposa con queste priorità: le richieste di democrazia da parte dei Paesi più bisognosi coincidono proprio con i bisogni economici degli esportatori! Meglio di così, cosa vogliamo? E poi c’è chi parla male del “caso”! Qualche malizioso a volte parla con cinismo di guerre del petrolio e del gas, insinuando che tali siano state le guerre in Iraq, in Afghanistan e ora in Libia; ma che sciocchezze! Come si permettono? Non si può distruggere la poesia, tacciano per sempre questi sciagurati: non sanno che sono le moderne guerre di Troia?

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