LE LEGGENDE SU 5G E CORONAVIRUS
Fake news (notizie false) è un termine inglese per definire articoli che presentano informazioni inventate, ingannevoli, create per disinformare e rendere virali le bufale attraverso Internet (social media principalmente). La Società dell’era che viviamo dovrebbe saperle riconoscere e difendersi. Purtroppo non è così. Cerchiamo di capire perchè, partendo dalla realtà locale.
La Città di Velletri, nei giorni 10-12 Gennaio, 2019, organizzò il Festival dell’Innovazione della Scienza e delle Arti. Nell’ambito del Festival, il Prof. Lucio Allegretti tenne una conferenza dal titolo “Il Metodo come strumento concettuale per lo sviluppo della conoscenza e del progresso” che trattava la nascita del metodo come acquisizione da parte dell’Uomo di un comportamento conseguente all’interazione dello stesso con l’ambiente e con l’osservazione dei fatti della Natura, l’evoluzione delle forme di pensiero verso più elevati gradi di astrazione, il ruolo del concetto di teoria e di teorizzazione, fino ad approdare alla nascita del pensiero moderno con Copernico e Galileo e ad una analisi del concetto di metodo scientifico e di progresso nelle teorie. Purtroppo, parteciparono pochissime persone e, nonostante il tentativo dell’ Assessore con delega alle Politiche Culturali di convincere gli studenti presenti al piano superiore dello stesso edificio (nei locali della Biblioteca Comunale ormai trasformata in Sala Lettura per Studenti) a seguire il Convegno, questi si rifiutarono. Una brutta testimonianza dello scarso interesse verso il metodo scientifico di coloro chiamati a progettare un futuro sostenibile.
La Regione Lazio, il 4 Febbraio 2020 ha organizzato il Convegno “5G – Scegliamo il futuro in Comune” per confrontarsi sul tema 5G. Anche in quella occasione eranno pochi quelli che oggi si dichiarano esperti di 5G. La Dott.ssa Fiorella Belpoggi, direttore scientifico dell’Istituto Ramazzini di Bologna, pose la domanda “Le onde millimetriche costituiscono un potenziale pericolo per la salute ……. o no?”, alla quale oggi la Scienza non sa rispondere con certezza al 100%. Il Dott. Mario Frullone, direttore scientifico della Fondazione Ugo Bordoni, giustamente rispose con l’approccio che è tipico della Scienza: “Anche se nel tempo non è emersa alcuna prova riconosciuta di effetti causati da campi a radiofrequenza, la comunità scientifica non può escludere che tali effetti possano verificarsi in futuro. I dati delle istituzioni scientifiche e della comunità scientifica internazionale devono essere (e sono) continuamente analizzati e posti in discussione ma, al tempo stesso, allorché sono confermati dalle istituzioni stesse devono rappresentare per la collettività l’unico riferimento condiviso. In caso contrario, il dibattito scientifico non è più tale, ma diventa espressione di opinioni. Magari legittime, ma opinioni“.
Questo è il Metodo Scientifico. Confronto e discussione, ma sempre basata sui Dati e sulle evidenze scientifiche, che devono essere replicabili.
Arriviamo così alla grande bufala di questi giorni, trattata dalla testata on line Wired.it del 25 Aprile,. La leggenda che lega il 5G e Coronavirus. Lo scorso 6 Aprile Wired Uk ricostruiva nascita e diffusione della teoria del complotto che lega 5G e Coronavirus. Il punto zero sarebbe stato un articolo pubblicato a Gennaio da un giornale belga. Secondo un medico di base chiamato Kris Van Kerckhoven, l’epidemia era scoppiata a Wuhan a causa delle sue antenne 5G. L’idea cominciò a diffondersi. In breve dai Gruppi anti-5G in lingua olandese arrivò fino agli influencer internazionali. In realtà questa leggenda non nasce dal nulla. E’ da quando le onde radio sono usate nella società di massa che circolano voci su un loro scopo offensivo, o su danni collaterali nascosti.
Dall’introduzione dei cellulari ci si è posti il problema dei possibili danni alla salute causati dal loro utilizzo. E questo, piaccia o no, è del tutto naturale. Se la popolazione cambia abitudini in massa per una nuova tecnologia, c’è un interesse pubblico ad approfondire la questione. Sui cellulari, visti gli studi eseguiti, c’è da anni un solido consenso sulla sicurezza di questi dispositivi. Se esiste un rischio esso è molto basso, e comunque al di sotto degli standard internazionali accettati dai governi nazionali. La Scienza insegna che è impossibile provare un rishio nullo, e bisognerebbe piuttosto valutare ogni tecnologia in una cornice di analisi costi/benefici.
Che le onde radio possano, in qualche modo, favorire la diffusione del Coronavirus può sembrare assurdo. Eppure chi è motivato può facilmente trovare prove a sostegno delle loro tesi. Per esempio non è difficile trovare studi sugli effetti dei campi elettromagnetici sul sistema immunitario, anche se ci dicono ben poco sui presunti danni per gli umani (a oggi non dimostrati). Ci sono anche diversi medici che, come l’esperto intervistato dal giornale belga, sono ansiosi di farsi passare per un moderno Galileo Galilei. Assistiamo giornalmente alle passerelle televisive degli “esperti” di Coronavirus. Ultimamente anche il premio Nobel per la medicina Luc Montagnier è caduto nella trappola. È “falsa e infondata” l’ipotesi del premio Nobel, Luc Montagnier, secondo la quale il nuovo Coronavirus è nato in un laboratorio a Wuhan. Lo sostiene la Federazione Italiana Scienze della Vita (FISV) che riunisce 16 società scientifiche per un totale di quasi 10mila scienziati. Per evitare fake news, i ricercatori invitano a “non prendere automaticamente per oro colato quello che viene da un premio Nobel semplicemente perché ha questo titolo, anche perché questo particolare Nobel da molti anni sostiene bufale scientifiche e getta discredito sulla scienza sana”. D’altra parte, già nel 1924 la rivista S cience and Invention pubblicava un articolo sulle diverse colpe attribuite senza basi scientifiche alla radio. Tra queste c’erano anche calamità naturali come siccità e terremoti.
E’ perfettamente ragionevole pretendere più sicurezza possibile, senza cadere nella trappola paralizzante dell’inesistente rischio zero. E’ chiaro che tutti preferiremmo disporre a casa dell’accesso ad una rete BUL (Banda Ultra Larga) cablata a fibra ottica. Ma questo non è possibile. Tra qualche hanno tutti ci vanteremo di mostrare il telefonino di ultima generazione, ovviamente 5G, e nessuno vorrà vantarsi di essere stato un rappresentante della teoria del complotto. Basta convincersi che il rischio zero non esiste.
Velletri 2030, tra i Seminari “Le vie della Scienza” aveva previsto il Seminario “5G e Smart City“, ben prima dell’esplosione della pandemia Coronavirus, per adesso rimandato, ma non cancellato.
Sandro Bologna
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