LE GABBRIE’ AL TEATRO CIVICO DI ROCCA DI PAPA
La vita e oltre: cosa ci si aspetta? Esiste un confine che delimita oppure…? E come ci si arriva, come ci si trova, cosa si fa, come ci si sente? Quella sottile e indefinita percezione che porta dall’essere al non essere come si affronta? E se ad affrontarla non si è soli, cosa succede?
Questi e altri interrogativi e riflessioni scaturiscono dall’interessante lavoro teatrale Le Gabbrie’, molto originale, pensato, scritto e drammatizzato da Adele Cammarata e Laura Castellucci, due giovani attrici di Rocca di Papa la prima, fiorentina la seconda che per presentarlo, interpretarlo, realizzarlo hanno collaborato e realizzato anche gli scenari e i burattini.
Sì, perché le protagoniste, le due Gabbrie’ sono due creature di cartapesta, nate e fatte vivere dalla fantasia e dalla creatività delle autrici che hanno dato loro voce nel dialetto romanesco con qualche inflessione del vernacolo rocchegiano. Perché il dialetto? È la voce dell’anima, dell’intimo, del non detto, ma intensamente pensato e vissuto…
Dalla casa delle due protagoniste, dal loro quotidiano fatto di gesti e azioni di tutti i giorni al viaggio nell’aldilà, realizzati scenicamente tra giochi di luci e ombre; un viaggio in treno concretizzato nella “ baracca”, come le autrici definiscono la struttura teatrale per giungere poi Oltre, nel Non qui, nel Dove oscuro, sfumato, giocato con luci e bagliori dal giallo al rosso, dal fioco all’acceso… luogo d’immaginario e creativo scenario di un trapasso.
E non facile da accettare, da accogliere con rassegnazione, non facile lasciare il luogo dal quale si proviene, ma dove si sa di non non essere eterni, dove si ha consapevolezza di un termine che a lungo si spera arrivi, lasciando spazio di vita senza limiti certi…
E dopo? Con le protagoniste e con le loro voci si vive l’angoscia del non essere, del voler tornare a essere giocando d’azzardo con quel teschio ch’è sempre presente, anche quando non è visibile, che si percepisce dal nulla, dal silenzio, dai rumori, dalle luci, nelle ombre…
E la vittoria d’un rientro, quasi rinascita gioia effimera, ma efficace d’un gioco che porterà all’unica cosa certa: tutto ha un inizio, tutto ha una fine.
Non era facile realizzare quest’originale rappresentazione nell’oscurita di una sala, su un palcoscenico buio illuminato con deboli luci colorate, animando le scene con voci e burattini: Adele e Laura ci sono riuscite: soprattutto considerando che, nell’oscurità della sala, alcuni bambini presenti ridevano, si divertivano, rispondevano a volte alle battute, spensierata inconsapevolezza; noi adulti con il fiato in sospeso abbiamo seguito con tanto interesse e curiosità, lasciando alla fine il teatro con mille spunti di riflessione e tanta ammirazione per queste due giovani attrici alle quali auguriamo una fortunata e meritata tournée nei teatri d’Italia dopo questa anteprima regalata a tutti noi rocchegiani in questo assolato 5 maggio. Ei fu, siccome immobile… di manzoniana memoria: mai fu più adatto, data l’immortalità del protagonista e del poeta. Un grande, meritatissimo applauso alle due autrici e realizzatrici: ad majora!
Non ci sono commenti, vuoi farlo tu?
Scrivi un commento