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Le fonti di marmo, definite “leggiadre” dal Ratti e progettate dall’architetto Virginio Bracci, figlio del noto scultore Pietro Bracci, riportano come datazione della loro realizzazione l’anno 1776. Poste in via Belardi, entrambe furono compiute per rendere omaggio a Clemente XIII Rezzonico e a Clemente XIV Manganelli, i quali s’impegnarono a garantire al paese di Genzano un migliore rifornimento idrico, reso possibile grazie ad un perfezionamento della rete di condotti preesistente. I problemi legati alla difficoltà di usufruire dell’acqua, patiti da Genzano già nel XVII secolo, furono motivo di contrasto con la vicina Nemi.
Finanziate con denaro pubblico, le due fontane si mostrano composte da una vasca sollevata, decorate da un timpano triangolare e stemma; ambedue rappresentano esempi pregevoli di architettura minore settecentesca.
Lo stesso Bracci progettò anche la fontana che attualmente si trova in corso Don Minzioni e che è contemporanea alle due sopra menzionate. Originariamente posta lungo la strada Livia, nel 1836 fu spostata per favorire la circolazione lungo la via Appia.
La vasca circolare della fontana è ornata con una colonna poggiante su un piedistallo a base esagonale decorato con epigrafi e stemmi papali. La colonna posta al centro e avvolta da un ornamento a tralci di vite, sorregge una sfera con tre mezze lune simbolo di Genzano. Probabilmente nel corso del tempo la fontana ha subito una serie di modifiche che hanno investito soprattutto l’apparato decorativo. Non a caso, infatti, il Ratti parla della presenza di tre stemmi sul basamento, ma non menziona alcuna epigrafe. Ciò fa pensare che durante lo spostamento, avvenuto sotto il pontificato di Gregorio XVI, alla fontana sia stata aggiunta l’iscrizione.
Realizzata nello stesso periodo delle tre fontane del Bracci, la fontana di via Buozzi ha uno schema architettonico sobrio che si esplicita in una vasca decorata con un motivo a volute in travertino che si sviluppa in altezza.