LE CULLE VUOTE AD ALBANO LAZIALE. RAGIONIAMOCI SOPRA
E’ appena stato dato alle stampe il libro del presidente della Regione Veneto Luca Zaia intitolato “Ragioniamoci sopra”, titolo ispirato all’autore dalle imitazioni satiriche di Maurizio Crozza.
Ad Albano c’è un problema drammatico su cui si dovrebbe “ragionare sopra”, la denatalità. Le statistiche sono impietose: mentre le nascite del 2011 sono state 429, quelle del 2020 sono state 231 (le nascite dei primi 11 mesi del 2021 sono state pari a 187, verosimilmente anche a causa del Covid-19). Dunque un dimezzamento della natalità nel corso degli ultimi dieci anni. Ciò comporta che, se non si correrà ai ripari, la comunità albanense vedrà un progressivo ed allarmante “buco” di risorse umane: in sostanza troppi vecchi non saranno sostituiti dai giovani, con un preoccupante squilibrio intergenerazionale.
E’ ben noto che la denatalità è un fenomeno di carattere nazionale che ha mille cause, sociali, economiche, biologiche, culturali. I demografi lo dicono da anni, ma purtroppo gli interventi pubblici sono ancora del tutto insufficienti, così che le culle rimangono troppo spesso vuote. Non è così nei paesi nord-europei, che dispongono di un robusto stato sociale che sostiene la maternità e le fasi della crescita dei piccoli con strutture e sostegni quali nidi, scuole, trasporti, finanziamenti finalizzati al sostegno alla procreazione. Si tratta di politiche a livello nazionale, ma anche locali, come ben dimostrato da alcuni fulgidi esempi del nostro paese, in particolare in Regioni come l’Emilia Romagna. Gli enti locali, e quindi i Comuni, possono dunque rappresentare un attore fondamentale per risolvere il problema della denatalità.
Di fronte ad una situazione così preoccupante, cosa intendono fare coloro che si interessano della cosa pubblica di Albano Laziale? Nel dibattito politico cittadino il tema della denatalità è assente. Ci si sarebbe aspettati che, in vista delle elezioni di un anno fa, i candidati alla carica di sindaco avessero identificato il problema ed avessero indicato le azioni che il Comune avrebbe intrapreso per affrontare un problema così spinoso e di grande impatto nel lungo periodo. Va osservato che già ora il problema della denatalità, e dunque la carenza di risorse umane autoctone, è implicitamente e parzialmente “compensato” dalla presenza di 4.041 residenti stranieri, metà dei quali, 2.182, di origine romena.
Nel programma dell’attuale sindaco, dove i termini natalità e denatalità non compaiono, nella parte degli indirizzi generali si legge che si vuole “una città che rispetti le bambine e i bambini”. Nel 1992, nel corso della Conferenza di Rio, sull’ambiente, i bambini venivano riconosciuti come interlocutori privilegiati, capaci di offrire punti di vista originali e utili per promuovere una maggiore sostenibilità nelle nostre città. Il presupposto era che ‘una città adatta ai più piccoli è in grado di garantire una migliore qualità di vita a tutti i cittadini’. Facciamolo migliorando i servizi per l’infanzia, i parchi pubblici, le strutture sportive e l’alimentazione, a partire dalle mense scolastiche, favorendo soprattutto i prodotti a chilometri zero”. Dunque buone intenzioni.
Il programma dell’attuale sindaco ha un pregio: diversamente da quelli che si sono visti nel passato, sostanzialmente generici (Greta Thunberg direbbe “bla, bla, bla”), presenta una parte finale in cui si specifica: “In queste righe abbiamo sintetizzato la nostra visione per Albano Laziale. Certo, le parole non bastano, i progetti vanno realizzati. Questi gli interventi che potremo realizzare, perché vi sono impegni e risorse”
E di seguito nel programma vengono specificati ben 22 interventi per i quali “vi sono impegni e risorse”. Questi riguardano la cultura, lo sport, il turismo, le infrastrutture, la viabilità – ve ne è uno specifico sulla “gestione delle aree sgambamento cani” – ma non la lotta alla denatalità, il sostegno alle famiglie, a partire dagli asili, dalle scuole, dalla maternità, dai trasporti, da tutti quegli strumenti che consentono di affrontare la piaga della denatalità in un contesto di solidarietà cittadina coinvolgendo, tra l’altro, gli innumerevoli gruppi di volontariato presenti nel territorio.
E’ dunque venuto il tempo di “ragionarci sopra”, e lo Statuto del Comune prevede momenti di discussione e di elaborazione come il consiglio comunale aperto. Questa potrebbe essere l’occasione per rivedere ed integrare, affrontando un tema di grande rilevanza, l’agenda dell’amministrazione comunale per i prossimi quattro anni.
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