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Dal 16 al 24 marzo gli austeri locali di Porta Napoletana e quelli moderni dello “Spazio Green” in via di Ponente hanno accolto, per la mostra dal titolo pregnante di “Contaminazioni”, oltre quaranta opere, testimonianza di progressione continua. Gotti ama la tecnica mista e i materiali poveri come il legno ed il cartone, quasi un invito a se stesso a sprigionare la fantasia per nobilitarli. Così il legno minuziosamente intagliato e pazientemente dipinto e antichizzato diventa ruota dentata, serratura e chiave, tombino o botola che nasconde sotterranee sorprese; il cartone, ultima sua scoperta-passione (non tanto strana, considerata la sua attività scenografica teatrale o en plein air) sapientemente cesellato diventa scultura emozionante (vengono alla mente, in somiglianza, le splendide composizioni di Mario Ceroli). Ma il Nostro ha una sua poetica affatto originale, che accosta e fonde nel quadro elementi primordiali o classici e invenzioni figurative o strutturali moderne, tutti a concorrere ad un racconto che pone interrogativi ma apre a risposte rassicuranti e serene, suggerite dalla stessa armonia-sostanza dell’opera: nei cassetti del quadro di Gotti, a differenza di quelli angoscianti di Dalì, il meccanismo produce lana calda e colorata. Siamo dunque in presenza di un artista che cavalca un sottile, difficile equilibrio tra messaggio profondo e puro godimento estetico della materia con i suoi colori e le sue figurazioni vissute semplicemente come tali. Un artista, artigiano quanto basta per seguire un suo percorso libero e quotidianamente creativo, ma capace di non perdere di vista l’aggancio ai problemi della realtà e ai veicoli più adatti per trasmettere ai fruitori artistici pensieri ed emozioni; aperto, peraltro, a nuove esperienze, come la suggestiva serie di quadri frutto dell’incontro e della collaborazione con una amica artista cinese. La conferma di ciò nella grande frequentazione dei due siti della mostra e dagli attestati di stima lasciati a ricordo. Info sergio.gotti@alice.it