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Le Carceri immaginarie di Piranesi in Puglia

Le Carceri immaginarie di Piranesi in Puglia
Dicembre 16
09:20 2018

15 dicembre 2018 – 5 maggio 2019
Acquaviva delle Fonti, Palazzo De’ Mari
Sammichele di Bari, Castello Caracciolo

Le due città pugliesi di Acquaviva delle Fonti e Sammichele di Bari ospitano la celebre e suggestiva serie di incisioni dedicate alle “Carceri”, nelle quali Giovanni Battista Piranesi rivoluziona la canonica rappresentazione della prigione. Raffigura ambienti senza eguali: drammatici, frutto di eccitata fantasia e attenta conoscenza della forma e della fabbrica architettonica. La visione panoramica, con una progressione infinita di scale che salgono e scendono, richiama fortemente l’opera grafica dell’olandese Escher.

Dopo la mostra di Marc Chagall, il progetto “Opere fuori contesto” presenta la mostra “Giovanni Battista Piranesi. Le carceri d’invenzione”, che sarà ospitata dal 15 dicembre 2018 a Palazzo De’ Mari di Acquaviva delle Fonti e al Castello Caracciolo di Sammichele di Bari. Giovanni Battista Piranesi, detto anche Giambattista (Mogliano Veneto 1720 – Roma 1778), fu un noto incisore, architetto e teorico dell’architettura. Il progetto espositivo prosegue la riflessione degli ultimi due anni su grandi artisti che hanno segnato la storia dell’arte europea.
Le due città pugliesi ospitano la celebre e suggestiva serie di incisioni dedicate alle “Carceri”, nelle quali viene rivoluzionata la canonica rappresentazione della prigione. Visitabile fino al 5 maggio 2019, la mostra è organizzata dalla Società Sistema Museo, gestore del SAC Ecomuseo di Peucetia, e promossa dai comuni di Acquaviva delle Fonti e Sammichele di Bari, con il contributo di The Art Company.

Tra il 1745 ed il 1750 il giovane incisore veneto Giovanni Battista Piranesi si stabilisce a Roma. Con profondi interessi per l’architettura e l’archeologia, lavora ad una serie di tavole raffiguranti ambienti senza eguali: fortemente drammatici, frutto di eccitata fantasia unita ad un’attenta conoscenza della forma e della fabbrica architettonica. Questi lavori raffigurano ciò che Piranesi chiama “Invenzioni capric[ciose] di carceri”.
Sono visioni arditissime, eppure composte nel loro rigore architettonico: scaturite dal genio visuale di Piranesi e modellate su solide nozioni di prospettiva e costruzioni tridimensionali. L’esaltazione della bellezza tipica dei vedutisti, dell’eleganza e del gusto trova per certi versi l’opposto nelle Carceri di Piranesi, dove domina forte il senso di disagio, solitudine, silenzio, inquietudine e repulsione.

Infinite sale, volte distanti, spazi immensi e tuttavia claustrofobici e inibitori, in cui la ripetizione infinita di varchi, spazi e scalini, l’intrico dei volumi e il dedalo richiamano una prigione psicologica quasi più che fisica.
Il carcere, quale luogo da cui non si può fuggire, non è reso tanto da mura, inferriate e catene: tutti questi elementi nelle tavole di Piranesi ci sono, e pure massicci, ma paradossalmente non costituiscono una chiusura, un ostacolo alla libertà. Al contrario, le catene si trovano casualmente sparpagliate in ogni dove, i muri hanno mille aperture e le inferriate sono più di decorazione che altro. La vera impossibilità di scappare, di uscire dalle Carceri, è data dalla loro essenza labirintica, dall’incrocio di scale che non conducono in alcun posto, dal dissolversi nel buio (o nell’aria) di ogni fuga.

Una seconda edizione delle tavole originali, arricchita di nuove incisioni, esposta in questa mostra, compare nel 1761 con il nome “Carceri d’invenzione”, per essere poi ancora rielaborata nel 1770 con la mira ad una maggiore intensità teatrale.
Le tavole delle Carceri testimoniano l’interesse, l’attrazione e l’influenza che Piranesi ha suscitato attraverso tutte le epoche, in modo continuo, nell’arte quanto nella letteratura che nella moderna cinematografia. La visione espansa, il dentro e il fuori, il sotto e il sopra nella progressione infinita di scale che salgono e scendono, hanno influenzato artisti romantici, surrealisti, fino ai contemporanei, a partire dall’olandese Escher.

Il percorso di mostra, visitabile con un biglietto unico per le due sedi, si conclude con un coinvolgente video che propone ‘ricreazioni’ 3D delle “Carceri” piranesiane. Il video è stato realizzato da Gregoire Dupont dell’Atelier Factum Arte di Madrid, tramite procedimento stereolitografico.
È stato eccezionalmente concesso in prestito dalla Fondazione Giorgio Cini di Venezia, proprietaria dell’edizione Piranesi Fréres delle incisioni, da cui è stato tratto (TUTTI I DIRITTI RISERVATI).

www.mostrepuglia.it
www.ecomuseopeucetia.it

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