LE AZIENDE HANNO BISOGNO DI GIOVANI ALTAMENTE SPECIALIZZATI: LA NASCITA DELL’ARTIGIANO 4.0
IN OCCASIONE DELLA 73ESIMA CERIMONIA DI CONSEGNA DEI DIPLOMI L’ISTITUTO SECOLI HA INVITATO UN PANEL D’ECCELLENZA PER DISCUTERE DI INDUSTRIA 4.0 E DELL’ATTUALE SITUAZIONE DELLA FORMAZIONE MODA NEL NOSTRO PAESE
Nella prestigiosa cornice di Palazzo Reale, uno dei simboli della città di Milano, sabato 23 marzo l’Istituto Secoli, punto di riferimento per lo studio del processo di progettazione e realizzazione di una collezione moda, in occasione dell’appuntamento annuale con la cerimonia di consegna dei diplomi, ha organizzato una tavola rotonda sul tema “Industria 4.0: la formazione”: l’evoluzione delle nuove professionalità e le iniziative concrete che le realtà formative, aziendali e associative di settore stanno attuando.
All’evento sono intervenuti importanti esponenti del comparto che hanno offerto alla platea punti di vista differenti e interessanti: Gian Mario Borney, Fashion Executive and Consultant, Giorgio Brandazza, Fashion Executive and Consultant, Paolo Cartabbia, CEO Macpi and Vice President IACDE International, Daniela Cattaneo, Formazione e Relazioni con le Scuole di Settore IACDE Italia, Giorgio Ferremi, Consigliere ANTIA, Alberto Gregotti, Presidente ANTIA, Stefania Saviolo, Professor of Fashion and Luxury Management at Bocconi University, Founder of MAFED Master in Fashion e Andrea Maria Silvestri, Manufacturing & Solutions Specialists Team Leader LECTRA.
Il dibattito si è aperto con l’analisi del mercato attuale che premia la customizzazione e l’altissima artigianalità dei prodotti, caratteristiche queste uniche e proprie del Made in Italy, unite anche alla capacità da parte delle aziende di fornire un servizio completo al cliente finale, inteso in termini di rapidità e trasparenza dei propri processi e modalità con cui il brand racconta i propri valori. In questo scenario, quindi, come può la 4.0 supportare il settore? I processi di alto artigianato industriale, destinati alla creazione di prodotti/servizi perlopiù customizzati, possono essere supportati dalla tecnologia senza venire da questa snaturati? L’evidenza è che la filiera produttiva di alta gamma non ha fatto ampio utilizzo delle tecnologie digitali soprattutto all’interno dell’area creativa e produttiva che risulta, per natura, ancorata a competenze “fisiche” e comportamentali, in cui il talento umano, il “saper fare”, rimane la base su cui le aziende creano il loro vantaggio competitivo.
Certo è comunque che i nuovi strumenti, in diversi ambiti, apportano significativi vantaggi: ad esempio ottimizzano il lavoro, riducendo i tempi di produzione con la prototipazione 3D, monitorano in modo puntuale i processi con l’RFID e, grazie alle macchine di ultima generazione, guasti o perdite di efficienza si possono prevenire. È vero, quindi, che le moderne tecnologie abilitano il lavoro ma hanno pur sempre bisogno di competenze “umane” che indichino come e quando agire: la conoscenza e l’applicazione delle regole dello sviluppo taglie, ad esempio, per un modellista sarà sempre fondamentale e necessaria, benché lo strumento CAD gli consenta di ridurre enormemente i tempi di esecuzione di questo processo. Un ulteriore effetto portato dalla rivoluzione digitale è l’interconnessione, cioè la possibilità di scambio di informazioni in modo istantaneo, potenzialmente in tutto il sistema aziendale: funzioni e dipartimenti un tempo anche molto distanti tra loro, ora si trovano a interagire; ecco perché, nel contesto d’impresa, appare sempre più necessaria una uniformità di linguaggio che permetta a tutti gli attori di comprendere, interpretare e saper gestire questo enorme flusso di informazioni. Oggi la sfida per promuovere la crescita di questa filiera sofisticata e fragile sta nella capacità di aumentare il suo know-how collettivo, inteso come processi – azienda – distretto – filiera, espresso come la più ampia diversità di competenze e conoscenze e la maggiore complessità nelle attività realizzate. In questo senso per le aziende diventa necessario e importante fare formazione al proprio interno per aggiornare progressivamente le competenze del personale ai nuovi strumenti. Di fatto, l’Industria 4.0 rappresenta una grande opportunità per il settore, ma senza un nuovo tipo di cultura e di architettura organizzativa, per molte medie aziende rischia di rimanere solamente un investimento in tecnologia e non un vero cambio di paradigma. L’Italia, oggi, è il secondo Paese europeo nel settore manifatturiero e, secondo le stime fornite da Unioncamere e SMI, le aziende italiane del distretto moda dovranno far fronte nei prossimi cinque anni a 50.000 nuovi addetti, con conoscenze in ambito 4.0, da inserire in tutti i segmenti della filiera. La sfida del settore sarà quella di salvaguardare il valore aggiunto del prodotto Made in Italy e la sua unicità mediante l’ingresso delle nuove leve e al contempo, grazie a loro, sfruttare tutte le opportunità. A chiudere l’incontro e dare avvio alla Cerimonia, le parole di Giorgio Secoli che, ringraziando gli ospiti per le preziose indicazioni, ha invitato, quindi, i giovani diplomati a coltivare i saperi appresi in Istituto, nella consapevolezza che questi rimangono e rimarranno la base su cui costruire il proprio futuro professionale, tenendo sempre presente che con il diploma hanno acquisito un cognome che è sinonimo non solo di competenza, ma anche di correttezza, serietà e impegno. |
Non ci sono commenti, vuoi farlo tu?
Scrivi un commento