Lazio Crea ha avviato il 13 maggio le procedure per il cambio di appalto del Recup del Lazio,
RECUP LAZIO, REGIONE E LAZIO CREA CAMBIANO L’APPALTO PRIMA DELLA SENTENZA DEL CONSIGLIO DI STATO. 367 PERSONE (IL 49% DEI LAVORATORI) NON PREVISTE DAL NUOVO PROGETTO
CHIUDERA’ LA SEDE DI FROSINONE (120 IMPIEGATI). CIANCARELLI (COOP. ACAPO): PERCHE’ TANTA FRETTA?
- Lazio Crea ha avviato il 13 maggio le procedure per il cambio di appalto del Recup del Lazio, il servizio che garantisce le prenotazioni sanitarie a tutti i cittadini della regione.
Stando all’offerta della nuova affidataria, GPI Spa, 367 persone (il 49% dei lavoratori, attualmente 750 addetti) non sono previsti nel progetto dal nuovo entrante. Tra questi, i 120 operatori della sede di Frosinone di cui è prevista la chiusura.
- Il 34% dei lavoratori del Recup è in condizione di disabilità e/o di svantaggio.
- Il Recup è da tempo al centro di una complessa vicenda legale legata al cambio appalto. La cooperativa aCapo si era qualificata prima nella gara comunitaria per la gestione del Recup, ma a causa di un Durc negativo, poi rivelatosi inesistente, è stata esclusa dalla stazione appaltante della Regione Lazio.
- Il 14 febbraio scorso il Tribunale civile di Roma Sezione Terza Lavoro, unico competente in materia contributiva, ha dichiarato illegittimo il Durc negativo per il periodo 27/09/2017 – 4/01/2018 (emesso per un inesistente debito contributivo di 3.284 euro) e accertato la piena regolarità contributiva della Cooperativa, condannando Inps a restituire la somma.
- Il 9 aprile 2019 il Consiglio di Stato nega l’evidenza accertata dal Tribunale civile di Roma Sezione Terza Lavoro (sentenza n. 1490/2019 del 14 febbraio scorso) e sposando la linea tenuta dal TARdichiara legittimo il Durc irregolare emesso da Inps nei confronti della cooperativa aCapo (già Cooperativa Capodarco). La richiesta di revocazione della sentenza sarà valutata il 30 maggio prossimo.
- Il 9 maggio aCapo richiede la revocazione della sentenza del Consiglio di Stato. Il 13 maggio LazioCrea e Regione Lazio, prima che sia definita la vicenda processuale, decidono di dare avvio al cambio appalto senza darne alcuna informazione ad aCapo.
- Presidente Ciancarelli: “Siamo sconcertati da come Lazio Crea scelga la sentenza cui dare applicazione, accordandosi con GPI sul cambio di appalto del Recup per arrivare al fatto compiuto prima del pronunciamento finale del Consiglio di Stato del 30 maggio”.
(Roma, 21 maggio 2019). Circa la metà degli impiegati del Recup del Lazio, il servizio che garantisce le prenotazioni sanitarie a tutti i cittadini della regione, sono a rischio: 367 persone, di cui una buona parte di disabili, andranno a casa per un cambio d’appalto avviato il 13 maggio scorso da LazioCrea e Regione Lazio. Il loro assorbimento non è previsto dal piano del nuovo entrante, la GPI Spa. Tra loro anche i 120 impiegati del Recup di Frosinone, che sarà chiuso, stando all’offerta presentata dalla nuova affidataria.
La cooperativa aCapo, attuale gestore del servizio Recup e prima classificata nella gara comunitaria per l’erogazione del servizio, è venuta a sapere dell’avvio della procedura soltanto il 20 maggio, quando la subentrante le ha chiesto i dati degli addetti attualmente impiegati. La cooperativa sociale, illegittimamente esclusa a causa di un Durc negativo (poi rivelatosi inesistente) e in attesa della valutazione da parte del Consiglio di Stato revocazione della sentenza il 30 maggio prossimo, che avrebbe risolto una complicata vicenda giudiziaria (su cui sono entrati sia il TAR e il Consiglio di Stato, sul piano amministrativo, sia il tribunale civile) è stata messa di fronte al fatto compiuto.
Senza aspettare tale scadenza e senza dare alcuna comunicazione formale ad aCapo, infatti, il 13 maggio Lazio Crea ha comunicato alla GPI Spa di voler avviare le procedure necessarie al cambio appalto, assumendosi, di fatto il diritto di scegliere quale sentenza sia da considerare esecutiva e quale no.
“Siamo sconcertati – ha detto la presidente di aCapo, Roberta Ciancarelli – da come Lazio Crea scelga la sentenza cui dare applicazione, accordandosi con GPI sul cambio di appalto del Recup per arrivare al fatto compiuto prima del pronunciamento finale del Consiglio di Stato del 30 maggio”.
Malgrado il giudice civile, unico competente in materia contributiva, abbia chiarito fin dallo scorso 14 febbraio che il rapporto contributivo di aCapo (già Cooperativa Capodarco) è del tutto regolare, e che il DURC negativo che ha escluso la Cooperativa dalla gara RECUP è illegittimo – fa notare la cooperativa – LazioCrea e Regione Lazio sono rimaste alla finestra ignorando le richieste di aCapo di dare seguito alla sentenza (che anche se non definitiva ha efficacia esecutiva). Al contrario, si sono messe in moto per dare seguito alla sentenza del Consiglio di Stato del 9 aprile che esclude aCapo, malgrado su questa sentenza lo stesso Consiglio di Stato dovrà tornare il prossimo 30 maggio per valutare la richiesta di revocazione della sentenza.
“Non è possibile non notare che, in questo modo – continua la presidente Ciancarelli – si intende arrivare ad un fatto compiuto prima che il Consiglio di Stato possa ritornare su quanto stabilito. E’ un atteggiamento gravissimo. Non aver dato esecuzione alla sentenza del Giudice Civile sin dal 14 febbraio ha una precisa rilevanza penale ma, soprattutto, dare esecuzione al cambio appalto alle condizioni della GPI potrà avere un impatto serissimo sul fronte lavorativo e sulla cooperativa”.
Rispetto ai 750 addetti attuali nel call center Recup, 367 persone non potranno essere assorbite dal nuovo entrante. Il progetto con la quale GPI si era classificata al secondo posto prevede in tutto 383 operatori.
Allo stesso modo, questa società per azioni prevede l’immediata chiusura della sede di Frosinone del call center con il conseguente licenziamento dei 120 operatori oggi impiegati.
“Dalla Regione Lazio e da LazioCrea attendiamo – conclude Ciancarelli – una buona volta, l’applicazione di principi di ragionevolezza e di trasparenza in questa vicenda evitando comportamenti che possano ledere in modo definitivo la tenuta della nostra impresa e prima che possano avere un impatto sociale gravissimo ed irrimediabile su tante famiglie”.
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