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L’autore marinese Marco Onofrio celebra i 30 anni di carriera letteraria

L’autore marinese Marco Onofrio celebra i 30 anni di carriera letteraria
Maggio 05
13:47 2023

Lo scorso 30 aprile la straordinaria carriera letteraria di Marco Onofrio ha operosamente celebrato il primo trentennale. Dal romanzo “Interno cielo”, edito a Milano appunto il 30 aprile 1993, alla recente tragicommedia “È caduto il cielo”, fino alla prossima raccolta di saggi “Ricordi futuri. Scritti di storia, politica, società”, di imminente uscita: un fuoco di fila senza tregua che, liberando le vulcaniche energie creative del cinquantaduenne autore romano (ormai di adozione castellana: vive a Marino dal 2006), e soprattutto il suo infrenabile bisogno di dare voce alle “emergenze” che ancora gli bollono dentro e che lo chiamano ad una sempre più stringente precisazione dei discorsi, praticati e sviluppati a tutto campo, si materializza oggi con il colpo d’occhio impressionante delle quasi settemila pagine pubblicate in ben 41 libri, senza contare i 12 volumi di curatele e i 4 tradotti all’estero. Naturalmente la quantità del lavoro non conterebbe nulla, se non associata alla qualità degli esiti e dunque alla eccellenza letteraria e umana delle opere.

Ci troviamo dinanzi a un autore poligrafo, oltre che prolifico: Onofrio ha misurato la sua penna con i generi più svariati, dalla poesia lirica al poemetto, dal romanzo al racconto breve, dal saggio monografico alla miscellanea di articoli, dall’aforisma al poema in prosa, dal pamphlet alla pièce drammaturgica, ecc. Tanta varietà non risulta dispersiva poiché lo stile onofriano ha un “suono” sempre riconoscibile, sa dire cose molto diverse con una stessa voce originale. Tutto è organico e intrecciato nel corpus di queste opere, e infatti esse irradiano le loro suggestioni da alcuni nuclei tematici fondamentali che ricorrono, variamente orchestrati, nel corso di pagine spesso molto diverse tra loro, come ad esempio il cielo, il vuoto, il tempo, il mare, la luce, l’invisibile, il sogno, il ricordo, il rimpianto, lo strazio per la fine delle cose… E ancora, su un versante di impegno civile, l’oppressione, l’alienazione, la disumanizzazione, di conseguenza il risveglio, la rivolta, il riscatto, la resilienza, ecc. Ma il “tema dei temi” è la verità (spirituale, storica, sociale) intesa soprattutto come ricerca di autenticità, e dunque lo svelamento delle menzogne e delle ipocrisie che ne inquinano la limpidezza. Onofrio combatte le ingiustizie, le storture del mondo, gli abusi e i soprusi del potere: ecco lo spirito ribelle e libertario che accende il fuoco dello sguardo in ogni pagina.

Con i suoi libri ha vinto finora una cinquantina di premi, nazionali e internazionali. Moltissime le firme, anche autorevoli e prestigiose, che gli hanno dedicato recensioni su decine di testate – tra cui “Corriere della Sera” e “La Repubblica” – oltre a videoclip e interviste radiotelevisive in RAI ed emittenti private. “Un lavoro fervido, tumultuoso, proteiforme e ininterrotto” ha commentato l’autore, festeggiando con sobrietà e un pizzico di polemica: “un lavoro che ho portato avanti senza scendere a compromessi o cedere a intrallazzi, cioè null’unico modo che potesse vagamente somigliarmi – libero, intemperante e, diciamolo, pure un poco “pazzo” come sono. Enormi le soddisfazioni ricevute, e mi riferisco alle spesso inattese dichiarazioni di stima e ringraziamento dei lettori, per e-mail o di persona, più che alle decine di riconoscimenti (pur graditissimi) conseguiti nel corso del cammino. Ringrazio tutti. Certamente gli ammiratori, e intendo quelli di loro che mi hanno letto e valutato con sincerità, in Italia e nel mondo; ma anche e soprattutto gli invidiosi e gli infidi che, spargendo maldicenze per tentare di indebolire il mio slancio e mettermi i bastoni tra le ruote (è così che in realtà accade: “diventa bravo in qualsiasi campo, e ti crei subito dei nemici”, parola di Charles Bukowski) mi hanno in realtà spronato e, per così dire, “costretto” a moltiplicare l’impegno. Senza il loro inutile contrasto probabilmente non avrei lavorato così tanto, con una “tigna” e una passione così totali da fare della scrittura ragione di vita, complessità di ricerca spirituale e senso autentico di tutto quel che ero e sono con il tempo diventato. So tuttavia che la stragrande maggioranza delle persone condividerà con affetto incondizionato questa mia ricorrenza, e ciò è sufficiente a ripagarmi di ogni amarezza eventualmente patita: resta solo una grande letizia in fondo al cuore, e lo sprone a fare sempre meglio…”.

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