L’arte dei muretti a secco, patrimonio Unesco
Sottoscritta oggi a San Michele la convenzione tra FEM, TSM-Accademia della Montagna e Patrimonio del Trentino che valorizza la cultura della pietra a secco
L’arte dei muretti a secco, patrimonio Unesco: parte un progetto per il recupero
L’arte dei muri a secco, patrimonio immateriale dell’umanità, elemento fondamentale del paesaggio trentino, essenziale per la salvaguardia del territorio e della sua biodiversità, tradizione da conservare e tramandare alle nuove generazioni. E’ stata sottoscritta, oggi, alla Fondazione Edmund Mach la convenzione che valorizza i muretti a secco presenti in Trentino, a cominciare da quelli della Fondazione Mach, promuovendone la manutenzione attraverso corsi di formazione.
A sottoscrivere il documento sono stati il presidente FEM, Andrea Segrè, il Presidente di Trentino School of Management – TSM, Sabina Zullo, il Presidente di Patrimonio del Trentino, Mario Agostini. Alla conferenza stampa sono intervenuti anche Iva Berasi, direttore della Accademia della Montagna, i docenti della Scuola della Pietra, Massimo Stoffella e Massimiliano Chemolli della Scuola.
I terreni della FEM diventeranno delle vere e proprie aule didattiche, con i suoi 143 ettari di coltivazioni in Trentino e tre chilometri di muretti a secco che necessitano di manutenzione. Ente formatore sarà la TSM, in particolare la Scuola trentina della Pietra a secco della Accademia della Montagna, comodataria la FEM che si impegnerà a svolgere i lavori di manutenzione sui terreni in gestione e comodante-proprietario Patrimonio del Trentino, proprietaria dei fondi che si accollerà i costi relativi alla manutenzione dei muri a secco.
La Fondazione, pur guardando avanti nella ricerca e nell’innovazione, – afferma il presidente FEM, Andrea Segrè – rimane attenta al governo del territorio e alle sue tradizioni. La convenzione firmata oggi permetterà di consolidare la collaborazione tra FEM, Accademia della Montagna – TSM e Patrimonio del Trentino, per tutelare e tenere viva l’arte, ormai storica e patrimonio UNESCO, dei muretti a secco. È sempre importante ricordare che un territorio ha con sé storia e tradizioni che vanno confermate e tramandate. Il protocollo va in questa direzione, promuovendo al contempo l’educazione al paesaggio e la sua cura”.
Ruolo della scuola della Pietra – spiega la presidente di TSM, Sabina Zullo– è recuperare un’abilità dichiarata bene dell’Umanità dall’ UNESCO -l’Unesco ha iscritto “L’Arte dei muretti a secco” nella lista degli elementi immateriali dichiarati Patrimonio dell’umanità in quanto rappresentano “una relazione armoniosa fra l’uomo e la natura“- ed un patrimonio diffuso in tutto il mondo, che in passato caratterizzava la nostra agricoltura e che ci ha lasciato splendidi paesaggi terrazzati che oggi distinguono destinazioni turistiche e danno qualità ai prodotti agricoli. I muri a secco aiutano nella salvaguardia dei nostri territori e perché svolgono un ruolo vitale nel combattere l’erosione e la desertificazione delle terre, ma anche perché migliorano la biodiversità e creano le migliori condizioni microclimatiche per l’agricoltura.
“L’utilizzo della pietra con tecniche di posa non rispettose dei precetti fondamentali del costruire, primo fra tutti la forza di gravità, ha portato negli ultimi anni– secondo il Presidente di Patrimonio del Trentino, Mario Agostini- alla realizzazione di muri che propongono forzature quali la proposizione in alzato la tessitura dei pavimenti ad opera incerta, di architravi fatti di sassi appesi, di paramenti di altezze non compatibili con un corretto utilizzo del materiale. Il consuntivo dell’utilizzo della pietra secondo tecniche di posa artificiose è quello di costi estremamente rilevante per risultati comunque incoerenti in termini di lessico costruttivo. Riteniamo pertanto che l’incentivo al recupero della tecnica del muro a secco costituisca un passaggio rilevante in termini paesaggistici ed un contributo alla diffusione di una cultura del costruire utilizzando i materiali in ragione della loro reale natura”.
“In Trentino – ha precisato Iva Berasi, direttore della Accademia della Montagna, intervenuta alla conferenza stampa- è nata la Scuola italiana della pietra a secco e abbiamo contribuito cinque anni dopo alla formazione del dossier per il riconoscimento UNESCO. La scuola è nata su un bisogno reale inerente “il patto destra Adige’ per il recupero di splendidi muretti a secco perimetrali. Avuto il finanziamento non è stato facile trovare le maestranze per la costruzione. Ecco allora che all’interno delle competenze di Accademia sulla valorizzazione delle professionalità della montagna ci si è dedicati al recupero di una abilità diffusa in passato nel mondo dell’agricoltura dove era normalità costruire e fare manutenzione ai muri a secco che in Trentino sono presenti con un patrimonio di circa tremila chilometri come attestato dall’osservatorio del paesaggio”. (sc)
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