L’armonia in Canova, Caravaggio e Barbery – 1
Lo studioso bulgaro Tzvetan Todorov, nell’articolo intervista a cura di Eleonora Matarrese 1, a proposito del suo saggio La letteratura in pericolo ha mosso una critica di fondo ai modi con i quali nella scuola viene divulgata la letteratura, che «viene concepita come autoreferenziata, una letteratura che parla solo di sé come fosse separata dal resto del mondo in cui viviamo noi autori ma anche i lettori. […] Ciò accade soprattutto nella scuola dell’obbligo dove vanno i ragazzi fra i dodici e i sedici anni che non imparano quel che la letteratura produce e dice ma quel che dice la critica, il che è un modo di sovrapporsi alla realtà e di allontanare questi giovani dalla letteratura. Infatti i ragazzi la sentono distante, pensano che non li riguardi, mentre la letteratura può e deve insegnare a vivere, a vivere meglio, a immaginare, a dare il senso della bellezza, a fornire valori». La letteratura, a mio avviso, fornisce le basi per uno studio, ma la società deve imparare di nuovo a riconoscere ciò che è bello attraverso i sensi, scoprire, al di là dell’interezza dell’immagine di un quadro, di una scultura, delle note di una melodia che possono far commuovere, i piccoli ma rilevanti dettagli che impreziosiscono l’opera. Osservare con occhio critico la delicatezza con cui i lineamenti di un volto, un drappeggio sono stati scolpiti nel marmo, per coglierne la bellezza, la perfezione. I greci usavano la parola Kalòn, per indicare tutto ciò che piace, che suscita ammirazione, che attrae lo sguardo. Oggi nella nostra società il nostro metro di giudizio è prettamente soggettivo quando intendiamo per bello solo ciò che desta in noi una forte emozione ed è oggettivo in quelle opere che diventano capolavori quando rasentano il sublime. Al concetto di bellezza legato alla perfezione e all’armonia si contrappone, ovviamente, quello di bruttezza nel senso di disarmonia, necessario per apprezzare nell’universo tutto ciò che è stato creato, compreso l’uomo, la pienezza accostata alla mancanza, le ombre che contribuiscono a far risplendere meglio le luci. Nel Rinascimento si riportò al centro dell’attenzione della cultura, della scienza e dell’arte l’uomo e si rivoluzionò anche il concetto di bellezza che consisteva nella ricerca delle proporzioni delle forme, riprendendo come modelli quelli dell’antichità classica. Scultori quali Antonio Canova reinventarono queste forme che possiamo ammirare, per fare un esempio, nella delicatezza dei gesti, racchiusi nella prospettiva triangolare, delle figure di Amore e Psiche, un gruppo scultoreo realizzato tra il 1788 e il 1793, nell’atto in cui il dio contempla con tenerezza il volto della fanciulla amata. Si nota la delicatezza del gesto di Amore che trattiene il corpo della giovane nell’atto che precede il bacio, creando un’atmosfera carica di pathos, in cui Psiche si abbandona dolcemente nelle sue braccia, quasi avvolgendo con le sue il volto di Amore in un ovale che tende a far risaltare l’intensità del desiderio, l’estasi che rapisce l’animo e lo smarrirsi negli occhi l’uno dell’altra. L’equilibrio e la perfezione sono sottolineati dalle forme morbide e sinuose di Psiche, che sembra quasi sospesa sulla tela drappeggiata appena adagiata sotto di lei. (Continua)
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1 La letteratura deve favorire la bellezza, wunderkammern.word.press.com, 5 maggio 2008
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