L’angolo del dialetto V
Il 12 gennaio si è tenuta a Colonna la Settima edizione del Viaggio nel dialetto intitolata “Tra ‘n muzzicu e ‘n atru”. La manifestazione è stata promossa nell’ambito della 25ma Settimana della Cultura e di fronte a un folto pubblico si sono avvicendati poeti che hanno declamato le proprie poesie scritte nel dialetto del Comune di provenienza. Li proponiamo in questa bella pagina del nostro Controluce on line, un poeta o poetessa alla volta.
Continuiamo con i dialetti di Carpineto Romano e romanesco con le due poesie recitate da Sergio Lidano.
I cunti
“Frate’ accomme imo?”
“beh..frate’,..nzomma..
all’azzecca’ se fa j’affanno…
e t’accorgi, doppo npo’ che puro a cammena’ te ve’ a fatica
comme s’avicina la fine de
j’ anno te fe do cunti
a chello che remane della vita.
Frate’..però i cunti assosi’ n’ti gli po’ fa
besogna fassigli be’.. senno’ nte veto,
comme quando, la sera,
prima de colecatte repenzi alla giornata,
a chello che se fatto e dici…
“ntanto…manco oggi m’eo vestito…”
allora si…te rebatteno precisi.
Sergio Lidano
Il detenuto e la farfalla
Un detenuto cor programma de reinserimento
sortiva ogni matina da galera pe’ andare a lavorare
la speranza che je tornasse er sentimento
di non sbagliare più
di non avere più male a che fare.
Così attraversava Roma co’ li mezzi
da Rebibbia cor metrò fino a Regina
poi pjava er tre davanti all’Ospedale
fino a Trastevere un giro da turista gnente male.
A quest’omo de scappà nun glie veniva
era tra i fortunati….
poi siccome che coll’anni stava avanti
dopo staccato preferiva fa l’inverso
e rientrava in de la gabbia senza Santi.
Dar finestrino sopra la rotaja
er monno je sembrava na tenaja
immaginando il giorno che sarebbe uscito
stava a metà tra contento e preoccupato.
Così seduto cor pensiero a galla
all’artezza de Manzoni sentì un fruscio
e dalla luce che cadeva sul sedile
vide poggiate due ali di farfalla.
Fuori era freddo non era la stagione
un po’ confuso l’omo pensò alla suggestione
forse uno scherzo de la vista
che con l’età ognuno se rattrista.
Poi guardò mejo quel colore bianco
quelle ali posate sul sedile
come due mani lunghe… un certo stile.
Non puntò l’occhio je sembrava poco delicato
lei non si mosse, ferma, leggera
rimase sospesa sullo sguardo trattenuto
dentro a quer tram forse di un’altra era
dentro un film in bianco e nero oppure muto
una pausa di tempo o una scena vera.
Qualche fermata prima della sua
la farfalla sparì senza rumore
l’omo ebbe ‘n sorriso dentro ar core
il suo guardare lieve così senza intenzione
alla farfalla aveva dato un’emozione.
Sergio Lidano
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