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Laicità, laicismo e libertà di pensiero nello Stato…

Luglio 02
14:22 2019

Si dice che lo Stato laico sia l’unico ente “super partes” che consenta libertà di pensiero a tutti i cittadini. Nella Costituzione italiana tale libertà è garantita in diversi punti, questo perché la nostra costituzione è nata in un momento particolare della nostra storia patri, subito dopo la caduta del fascismo che aveva fatto del “concordato con la chiesa cattolica” una pietra miliare utile alla sua egemonia politica interna. Dopo la liberazione dal fascismo, per alcuni anni, si sperò che la divisione tra i poteri laici dello stato ed i dettami religiosi della chiesa avessero trovato un equilibrio, garantendo una libertà espressiva. Purtroppo non è stato così, a cominciare dai patti stilati da Bettino Craxi con il vaticano nel 1984 (Vedi: https://it.wikipedia.org/wiki/Accordo_di_Villa_Madama) che andavano a sancire una sorta di rivincita religiosa nei confronti dello stato laico.

Ma a questo punto cerchiamo di capire il significato che viene dato al termine “laico”. Controllando sul vocabolario l’origine etimologica della parola viene fuori: “Laico”, dal latino “laicus” di derivazione dal greco “laikos” significa “del popolo, profano, estraneo al contesto strutturale sociale e religioso”, opposto a “clerikos” (dal greco) “del clero”! Al contrario nella terminologia religiosa cattolica questa parola assume tutt’altro significato, il termine “laico” è sostanzialmente travisato venendo a significare “persona appartenente alla religione ma non ordinata nel vincolo sacerdotale”. Questa differenza di vedute ha portato ad una contrapposizione tra la “cultura laicista” e quella “clericale”. Ma ciò non è benefico dal punto di vista della libertà di pensiero che andrebbe estrinsecata non nella funzione contrappositiva bensì in quella della ricerca spontanea.

Mi spiego meglio. Perché darla vinta a chi storpia il significato invece di correggere le devianze (opera di strumentalizzazione)? Occorre restituire valore-verità alla parola “laico”, simbolo di autonomia da ogni sovrastrutturazione ideologica, compresa quella del “laicismo”. Non prestandosi al gioco delle ideologie politiche e religiose, la laicità si affranca da ogni tendenza alla diatriba, ritornando ad essere un’espressione priva di connotazioni (come specificato nel significato originario…”del popolo, estranea ad ogni costrutto sociale e religioso…”), insomma libera! Che altrimenti la battaglia per il mantenimento della laicità nello stato si presta ad interpretazioni deviate e di parte.

Fino a qualche anno fa la battaglia “laicista” in Italia si combatteva più che altro contro la chiesa, ed essenzialmente contro l’esibizione del crocifisso nei luoghi pubblici. Poi pian piano all’antagonismo contro la prevalenza del cristianesimo si sono aggiunti torme di “fedeli” di altre religioni, compresi i credenti nell’ateismo. Ogni fede concorrente vuole occupare un pezzetto dello stato ed ottenere maggiore influenza. Lo spirito laico deve oggi difendersi non solo dai cristiani ma da una grande ammucchiata oppositiva: ebrei, musulmani, protestanti di varie sette e congregazioni, buddisti, bahai, new age, etc. Ognuna di queste fedi con le proprie richieste ed intromissioni.

Ed ora i veri laici sono costretti a barcamenarsi e a difendersi non solo dalle arroganti pretese del cattolicesimo, che afferma la sua posizione di “religione di stato”, ma debbono osservare sgomenti l’avanzata di nuovi “compromessi storici”, mentre lo Stato deve cedere il passo al nuovo corso dettato dai mullah e dai rabbini, etc.

Per un rispetto delle pari opportunità di tutte le minoranze religiose presenti oggi in Italia e per una politica dell’accoglienza si tende ad accettare sempre più le richiese contrastanti di altre religioni che bussano alle porte dello Stato, favorendo la costruzione di nuovi luoghi di culto e l’approvazione di simboli e regolamenti religiosi contrastanti con le leggi vigenti, vedi ad esempio la macellazione per sgozzamento senza stordimento, halal musulmana e kosher ebraica, o la legge della sharia o i dettami talmudici, etc. Tale avanzata, su più livelli di diverse nuove e vecchie religioni, porta ad un ulteriore indebolimento dello Stato laico.

Natura è spirito. Contro l’abuso delle religioni. Mi scriveva l’amico Nico Valerio: “Contro gli abusi lessicali suggeriti dalla Chiesa (pensiamo p.es. all’inesistente distinzione semantica-politica tra Stato “laico” o scuola “laica”, e “laicista”, nel senso di seguace di quella stessa idea; mentre i preti danno a intendere che il secondo termine sia un rafforzativo o peggiorativo del primo…) con papa Giovanni Paolo II in testa e qualche politologo finto-laicista a fargli da contorno, per cui i “laici” sarebbero loro, cioè preti e clericali nientemeno…”

Ma sostanzialmente la laicità, intesa nel senso originario, non dovrebbe assolutamente essere confusa con una “non religiosità” ma come espressione di una spontanea “spiritualità naturista”, che deriva da Naturismo o filosofia della Natura. Com’è noto agli antropologi e storici le forme antiche di spiritualità sono tutte naturalistiche. Nei dizionari migliori il termine “Naturismo” ha anche questo antico significato.

Tra le differenze d’impostazione che contraddistinguono le filosofie naturalistiche e le religioni di matrice giudaico-cristiana-musulmana, va considerata l’aderenza alla vita e la non differenziazione tra spirito e materia, che prevale nelle forme pensiero libere da dogmi teisti, mentre nelle fedi del “libro” prevale la condanna della naturalità e la separazione tra spirito e materia.

La causa di questo scollamento dal quotidiano nella nostra cultura occidentale è una conseguenza della conversione ai dettami biblici (e sue elaborazioni in termini cristiani e maomettani) che ha provocato la progressiva corruzione e cancellazione della originaria visione naturalistica.

Tra l’altro la parola “religione” sta a significare “riunire ciò che è diviso” mentre nella natura non c’è mai stata alcuna divisione. Il tutto è sempre presente nel tutto: Natura naturans e Natura Naturata. Questa è anche una vera espressione di laicità, una laicità pura, naturale, non macchiata da una rivalsa nei confronti del pensiero religioso o spirituale.

Laicità come emblema di libertà. Il significato stesso di “laicità” impedisce l’assunzione di un modello, di un pensiero definito e specifico. Ciò vale anche per la cosiddetta Spiritualità Naturale o Laica, che è sincretica nell’accettazione delle varie forme di pensiero ma non riveste i panni di alcune d’esse, si tiene in sospensione, in una condizione di trascendenza.

Ovviamente la laicità per essere genuina deve essere distaccata persino dal concetto stesso di “laicità” ovvero non deve considerare questo atteggiamento di distacco come un prerequisito di verità. Ciò è comprensibile se osserviamo i vari aspetti della ricerca di sé nel dominio dell’esperienza diretta e quindi dell’indescrivibilità del suo processo conoscitivo. In un certo senso la “laicità” è una forma di osservazione che denota assoluta libertà, una libertà che non può essere mai racchiusa in una descrizione.

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