L’Adriatico orientale tra miti e storia
Parecchie sono le città della costa orientale adriatica fondate dai greci e delle quali ci hanno tramandato i miti che ne sono all’origine. Lo stesso termine Istria deriverebbe da Hyster, nome già dato dai greci al basso Danubio che attraversa l’odierna regione Dobrugia (ancora oggi il nome di uno degli affluenti del Danubio in Bulgaria è Isk’r). In questi luoghi si svolge l’ultima parte dell’impresa degli Argonauti, i cinquanta eroi greci che, come racconta il poeta greco Apollonio Rodio (Le Argonautiche), fuggendo dalla Colchide (Mar Nero), inseguiti dai Colchi risalgono il Danubio arrivando al golfo del Carnaro.
In questo mare, racconta Apollonio, avviene lo scontro decisivo: Giasone, aiutato da Medea, uccide con l’inganno il di lei fratello Absirto, capo dei Colchi e ne getta in mare il corpo dilaniato. La leggenda vuole che gli dei, impietositi dalla fine dello sventurato principe, facessero sorgere da ogni pezzo del suo martoriato corpo alcune isole chiamate appunto Absirtidi (Lussino, Arbe, Veglia). I compagni di Absirto, temendo l’ira del loro re per non aver saputo ricondurre al padre la figlia Medea, non torneranno in patria trovando rifugio sulla terraferma e fondando una città che dagli scrittori greci fu chiamata Città dei Colchi e anche Città degli Esuli – Pola, nome premonitore! Giasone e Medea approdarono in una zona non distante, ricca di vegetazione: notando che mancava l’alloro, pianta sacra alle divinità greche, decisero di piantarvelo in onore e ringraziamento agli dei: Laurana d’Istria, sulla costa meridionale della penisola, con il proprio nome ricorda questi mitici eventi. Egida, termine greco che significa scudo, è stato il nome con il quale nell’antichità era nota la città di Capodistria. Si narra infatti che la dea Atena sorvolasse la parte settentrionale della penisola quando le cadde in mare lo scudo: Giove, padre della dea e proprietario dello scudo, lo trasformò in uno scoglio, non lontano dalla riva, sul quale sorse una cittadina per questo chiamata Egida. L’isoletta nel tempo fu unita alla terraferma da una striscia di terra, come accaduto a molte altre cittadine della costa, e forse per la sua posizione a nord (Caput-termine latino) della penisola istriana o per la pelle di capra (Capris) che rivestiva l’arma della dea, cambiò nome in Capodistria. La città sarà nota anche sotto l’appellativo di Atene dell’Istria per la sua intensa attività culturale e patria tra gli altri del pedagogista Pier Paolo Vergerio il Vecchio, del teologo Pier Paolo Vergerio il giovane e dell’illuminista Gian Rinaldo Carli. Si ritiene che sia derivato da questo mito lo stesso stemma della città rappresentato dalla testa di Medusa: sullo scudo di Atena è sempre raffigurata la testa di Medusa, rivale in amore della dea e da questa fatta uccidere e decapitare (collegato a questi fatti è il mito di Teseo). La pelle di capra, con la quale si dice fosse rivestito lo scudo della dea, potrebbe essere all’origine anche dello stemma dell’Istria, una capretta bianca su un verde colle in uno sfondo azzurro. Sempre secondo il mito, in tempi assai remoti Cadmo, già fondatore della greca Tebe, e la sua sposa Armonia, molto provati per le disgrazie affrontate nella loro vita, lasciarono la Grecia e si rifugiarono su queste coste fondando una nuova città, Budua: già colonia greca dal X sec a.C. Non si conoscono miti fondanti della città di Ragusa (oggi Dubrovnik), ma la sua prima origine risale anch’essa ai greci o meglio a fuoriusciti greci! Furono infatti degli esuli da Epidauro, città greca del Peloponneso, che, lasciata circa nel VI sec. a.C. la loro patria, fondarono Epidauro Adriatica, la odierna Cittavecchia (Cavtat, detta anche Ragusa vecchia) a pochi chilometri a sud dell’attuale città. E come nella terra d’origine, anche qui la divinità principale era il dio Asclepio. Circa nel 614 d.C. Epidauro Adriatica fu distrutta da un’invasione di Avari e Slavi e gli abitanti in fuga trovarono riparo su di un isolotto roccioso, dando origine così all’odierna Ragusa: il nome deriva dal termine greco laus, raus, raugia, che significa pietra.
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