Labora!….et ora….
Dal blog di Beppe Grillo una lettera, spero vera e veritiera, di un qualsiasi padre. Il figlio lavora (se non è stato sostituito come un ingranaggio guastatosi dopo l’incidente) almeno 72 ore la settimana come aiuto magazziniere precario. Egli cadde su un frigorifero facendosi poco male. Il primo pensiero del datore di lavoro fu di preoccuparsi del danno alla merce, detratto dalla busta paga del ragazzo, il licenziamento come alternativa. Datore di lavoro che tra le altre cose dirige, stando sempre alla lettera, una cooperativa particolarmente benefica. Qui in Italia, sul lavoro, sul mondo economico e produttivo, dall’800 si sono riempite biblioteche, arricchendo e qualificando la bibliografia, si sono discusse tesi e saggi nelle università. Si è impregnata saturandosi l’aria e l’atmosfera di belle e ideali parole (favole?), di duri e “impegnati” discorsi, come unto, nelle pareti e mura fisiche dei luoghi e negli spazi di discussione, come la ThyssenKrupp di Torino, simbolo ormai in una città simbolo. 19.12.’07, Il “bollettino di guerra” si aggiorna ancora, feriti che diventano ora morti. Un odioso stillicidio. Personalmente: di troppi discorsi simbolici e simulacri ci siamo intossicati, e intanto sono continuati a morire e ferirsi gravemente genitori e figli, famiglie. Persone. Ferite e mortali non solo fisiche. Nonostante l’impegno e la buona volontà spesi in Italia per fare cosiddetto “sistema” o “gruppo”, nei luoghi di produzione di economia e lavoro; nonostante i moniti, laddove arrivano e se arrivano, di persone e politici ancora realmente autorevoli e decisivi, sempre più solo sulla carta però, si respira ancora un tanfo insopportabile di feudalesimo e schiavitù, vecchi e nuovi. Espliciti e non. Un puzzo di insopportabile disarticolazione sociale, civile e morale, frutto di quella vita economica industriale e rispettivo “benessere” indotto, che mal attecchì qui in Italia e si sviluppò, poi, con vizi e mali di fondo non corretti. L’“organismo” Italia: sempre più un insieme disorganizzato di parti anatomiche. Nei luoghi di lavoro si odora ancora pesantemente questo insopportabile grasso puzzo. Grasso e bollente come l’olio che ha bruciato vivi quei padri e figli a Torino.
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