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La terra e il cielo negli affreschi medievali

La terra e il cielo negli affreschi medievali
Giugno 14
16:17 2014

Affreschi Aula GoticaIn senso lato Roma è probabilmente la città nel mondo che ha più opere d’arte, tra musei, chiese e tracce archeologiche. Naturalmente brillano il Colosseo, i Fori, il Vaticano e i suoi musei; ma vi sono tanti gioielli nascosti che per fortuna vengono scoperti o riscoperti, spesso a fatica. Nella breve area compresa fra il Colosseo e San Giovanni in Laterano si trovano, quasi affiancate, la Basilica di San Clemente e quella dei Santi Quattro Coronati. Entrambe racchiudono, la prima attraverso almeno tre diverse stratificazioni, circa duemila anni di storia e di arte.

Nella mattinata di martedì 20 maggio solo un ristretto gruppo di autorità, studiosi e addetti ai lavori, nonché pochi fortunati e perseveranti cronisti, hanno potuto assistere alla presentazione e partecipare alla visita dei restaurati affreschi dell’Aula Gotica, all’interno del monastero di clausura delle monache Agostiniane nel complesso dei Santi Quattro Coronati. Un momento dell’inaugurazioneAlla conferenza stampa sono intervenuti Ludovico Ortona, amministratore della Arcus spa, il segretario generale del Mibact Antonia Pasqua Recchia, Giovanni Carbonara della Sapienza e Andreina Draghi del Polo Museale di Roma – Mibact.
In realtà gli affreschi, scoperti nel 1997 sotto diversi strati sovrapposti di pittura proprio dalla dottoressa Draghi, che ne ha poi diretto il restauro curato da Francesca Matera e concluso nel 2006, sarebbero stati visibili fin da quella data. L’ultimo recente intervento (che ha riguardato anche parte del chiostro cosmatesco) è servito a riparare allo scandalo di aver tenuto nascosto questo tesoro: ha infatti permesso la realizzazione di una via di accesso che non andasse a interferire in modo grave sulla riservatezza del monastero, così che da adesso le visite, sia pure attraverso una limitata programmazione, saranno possibili anche per il pubblico.
Aula Gotica - Il mese di ottobreFino a ora nella Basilica si potevano apprezzare l’abside che abbraccia le tre navate, il chiostro e l’oratorio di San Silvestro, affrescato con le storie di papa Silvestro e dell’imperatore Costantino, anch’esse in qualche modo interpretazione pittorica del falso Constitutum Constantini. L’apertura dell’Aula Gotica, con i suoi 350 metri quadrati di affreschi residuati dagli iniziali 850, fa diventare questo luogo un punto di riferimento per la pittura non solo italiana; tanto è vero che viene denominata (al pari della cripta della Cattedrale di Anagni) “La Cappella Sistina del Medioevo”.
Gli affreschi, attribuiti al Terzo Maestro di Anagni, sono databili attorno al 1240 e sono un cardine della pittura pre-giottesca. Il paragone con la Cappella Sistina naturalmente riguarda la rilevanza dell’opera, ma siamo in altra epoca e atmosfera artistica.
Questi dipinti, che occupano due ambienti con volte a crociera, costituiscono una vera summa enciclopedica che spazia dalla vita terrena a quella spirituale. Nella campata sud sono raffigurati i Mesi dell’anno, i Vizi, le Arti, le Stagioni e i Venti, un Paesaggio marino, lo Zodiaco, le Costellazioni. In quella a nord è affrescato Salomone circondato dalle Virtù: probabilmente l’Aula serviva ad amministrare la giustizia e in Salomone potrebbe ravvisarsi un’identificazione del committente, il vicario papale, uditore e giurista Stefano Conti. Nella stessa campata sono rappresentate figure allegoriche del Sole e della Luna, San Francesco e San Domenico. Pregevoli le personificazioni di Vizi e Virtù: la Pazienza rappresentata da Giobbe, l’Umiltà da re David, l’Ipocrisia dal Fariseo, l’Odio da Nerone e così via.
Aula Gotica - L’AutunnoAl di là del valore storico e simbolico, i dipinti sono eccezionali per naturalismo e forza espressiva, e tutto il complesso denota una profondità e una raffinatezza di elaborazione che emergono da ogni dettaglio, come le rappresentazioni di uccelli e di altri animali poste a decorazione (e simbologia) in alcune fasce, e una sorta di cariatidi dipinte a sostenere la base degli archi delle volte a crociera. La magnificenza dell’opera (sapientemente illustrata dall’architetto Giuseppina Filippi) avrebbe meritato una visita ben più lunga, per godere anche dei minimi particolari. Confidiamo e suggeriamo che i responsabili del Ministero, una volta “rotto il ghiaccio”, trovino il modo, attraverso opportuni accordi con le monache e il Vaticano, di rendere visitabile il sito con maggiore frequenza. Forse è opportuno che il rispetto della riservatezza del convento conviva con la necessità di non sottrarre all’umanità questo patrimonio artistico, che per sua natura è da considerare pubblico.

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