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La storia sismica dei Colli Albani – Epoca antica

Giugno 30
23:00 2009

In epoca antica i Colli Albani erano costellati di floride città riunite nella Lega Latina: il cuore di questa nazione era il grande tempio di Giove Laziale posto sulla vetta di Monte Cavo, luogo pregno di suggestione per il suo essere un antico vulcano dunque legato alla simbologia del fuoco divino e posto così in alto da essere visibile da tutte le città della Lega e dagli agri circostanti, abitati spesso da popolazioni ostili. I resti del tempio sono tuttora visibili in mezzo allo scempio delle antenne, del convento diruto e della caserma che occupano l’ex Mons Albanus. Questa grande Civiltà Laziale non ci ha purtroppo lasciato notizie di eventi sismici che probabilmente si saranno verificati con frequenza: le ragioni sono probabilmente di tipo culturale e bellico. Anticamente i terremoti erano certamente interpretati come segni divini e non venivano investigati in quanto fenomeni naturali: questo comporta che a parte esorcizzarli con cerimonie e sacrifici non ne restasse traccia in scritti, lapidi eccetera. Se documenti di questo tipo siano stati prodotti ad Alba Longa, Tusculum e nelle altre città latine non ci è ancora dato saperlo causa la conquista romana e le devastazioni dell’area seguite alla battaglia del Lago Regillo del 499 a C. In mancanza quindi di fonti locali i primi duemila anni di documentazione sismica dei Colli Albani coincidono, anzi risiedono nella storia sismica di Roma.
Il primo terremoto avvertito a Roma di cui si ha notizia in epoca storica è quello del 461 a.C. che ebbe come epicentro una zona molto prossima alla città: questo perché l’estensione dell’allora Repubblica era limitata alla città e zone immediatamente confinanti. Livio e Dionigi di Alicarnasso che ne danno conto non riferiscono di danni a cose o persone e la magnitudo di quel sisma che potrebbe avere avuto origine sui Colli Albani è stata in qualche modo stimata dai ricercatori a 4,5 gradi. Sempre Tito Livio sostiene che nel 450 a.C. un forte terremoto scosse i dintorni di Roma ed anche per questo sisma vale il ragionamento fatto poc’anzi di probabile origine albana.
Passano un paio di secoli prima che si abbiano notizie circostanziate di eventi sismici sui Colli Albani: questo fa ritenere che l’attività tellurica sia stata ridotta e non catastrofica per quiescenza o accumulo di energia. Energia che si sarebbe liberata nelle sequenze sismiche del 217 a.C. che sarebbero culminate in una eruzione del Monte Albano, che avrebbe ricoperto di cenere e lapilli le campagne circostanti.1 Tale notizia se confermata sarebbe clamorosa perché confermerebbe la semplice quiescenza del complesso vulcanico smentendone la morte, con tutte le implicazioni del caso per gli abitanti di Rocca di Papa e di altri comuni insistenti su Monte Cavo. In un punto imprecisato di quel secondo secolo ci sarebbe poi stata una sequenza sismica di 38 giorni consecutivi. Fonti storiche riportano poi di una seconda eruzione in epoca storica, quella del 114 a.C.2
Nei secoli seguenti sono segnalati diversi terremoti a Roma, alcuni forieri di morte e distruzione: Appiano parla del sisma dell’83 a.C. che distrusse molti templi e Flegonte di Tralles cita quello del 72 a.C. che danneggiò molte case nella città. In base a queste sommarie descrizioni, quasi sempre di seconda mano, entrambe le scosse sono stimate di grado 5,4. Va chiarito come non esistendo sismografi la stima della forza delle scosse si basa sugli effetti (magnitudo equivalente) che potrebbero essere stati disastrosi a causa della scarsa cura nella manutenzione e nella costruzione delle case cittadine: già allora infatti nell’Urbe si costruiva con materiali di scarsa qualità e si sopraelevava allegramente e non era raro vedere insulae di vari piani nella Suburra collassare sotto il solo peso dei solai. Nulla si sa riguardo all’epicentro di tali terremoti: questi eventi non erano infatti oggetto di indagini da parte dei magistrati, dei filosofi o dei religiosi visto che si mettevano tra i prodigi negativi che gli dei inviavano alla città e tanto bastava. Come presagio venne considerato un terremoto che ci sarebbe stato il 15 marzo del 44 a.C. quando Giulio Cesare venne ucciso per mano di Bruto.
L’era cristiana si apre a Roma all’insegna dei terremoti: già nell’anno 2 d.C. se ne registra uno. Altre scosse forti vengono segnalate nel 15 d.C. quando Cassio Dione riferisce che un terremoto accompagnato da fulmini e dall’inondazione del Tevere fece rovinare le mura Serviane, peraltro già in non buonissimo stato: tale sisma è stato valutato di grado 5,4. Danni fece anche il terremoto del 20 a causa del quale rovinò il Teatro di Pompeo.
Nel 51 d.C. ci furono le prime vittime nella città: Tacito riporta che una scossa valutata 5,6 gradi portò distruzione di manufatti e grande panico nella popolazione; non si sa dove questo sisma si sia originato, ma questa potrebbe essere la scossa che causò il crollo di parte del complesso del Barco Borghese a Monte Porzio Catone, evidenza archeologica recentemente venuta alla luce durante gli scavi della facciata occidentale. Altre scosse si susseguono durante gli anni dell’Impero (si ha notizia di quelle dell’85 e del 116) la maggior parte creano solo tanta paura e nessun danno: alcune però pur non particolarmente forti sommano la loro forza all’incuria ed alle improvvisate tecniche costruttive ed i danni allora li fanno davvero come nel caso del sisma del 191 che causando una fuoriuscita di gas incendiò e distrusse il Tempio della Pace; questo è quanto riporta Erodiano di quel sisma giudicato 3,9 gradi. Giunge poi lo sciame del 223 compreso tra i giorni 9 settembre e 19 ottobre per avere notizia di terremoti disastrosi che vengono attribuiti a Roma ma che riporta il Chronicon Paschale colpirono probabilmente altre città con gravità tale da richiedere misure di esenzione fiscali per i luoghi coinvolti. Tali scosse vengono ritenute di gradi 4,3 e riuscirono a creare seri danni al Colosseo. Un sisma fortissimo ma di origine ignota fu quello che nel 258 distrusse ben 1000 case nella città, così almeno sostengono alcune fonti. Molto più debole quello del 275 che riportano le cronache fece cadere alcune statue di lari. Forti terremoti sono segnalati negli anni 304, 408, 422, 429 d.C. tutti sismi che danneggiarono i Fori e l’Anfiteatro Flavio. Particolarmente forte fu quello del 443 d.C. sisma che assieme a quello del 51 è ritenuto il più devastante che Roma abbia sopportato: i Fasti Vindobonensi riportano di una scossa che tirò giù case, edifici pubblici, portici, statue, colpendo particolarmente San Paolo fuori le Mura con una potenza stimata ad oggi di 5,6 gradi.
L’epoca antica va quindi chiudendosi in una ininterrotta teoria di terremoti: quello del 454 danneggiò in maniera considerevole il Circo Massimo e fortissimi ce ne furono anche all’inizio del Medioevo, ma di questi tratteremo nel prossimo articolo.
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1 M. Giulia Marengo Dagna: Dagli ultimi sussulti del Vulcano Laziale ai primi terremoti nei Colli Albani in Castelli Romani, anno 1981 numero 5.
2 Istituto per le scelte ambientali e tecnologiche: Disastri naturali conoscere per prevenire http://www.europetroli.com/Dossier_disastri_naturali.pdf

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