La sposa che fa letteratura
La sposa
Mauro Covacich
9788845275890
Bompiani
€ 16,00 anno 2014 e-book disponibile € 9,95
Una raccolta di racconti concept, la si potrebbe definire, la recente fatica di Covacich che prende avvio dall’ultima tappa del ‘Brides on tour’ di Pippa Bacca; l’artista performer tragicamente scomparsa in Turchia proprio durante il viaggio in autostop delle ‘due spose’ attraverso undici Paesi con arrivo a Gerusalemme, intrapreso assieme all’amica Silvia Moro. Con grande dolcezza lo scrittore inventa per lei un finale a sorpresa, bello, che fa pensare a quello di Buongiorno notte, il film di Marco Bellocchio
sul rapimento Moro; uno di quei finali che ridanno speranza e testimoniano che nessuno vive (e muore) inutilmente. Ne La sposa, l’autore, l’uomo, cerca risposte per tutti quelli della sua generazione che si sono rifiutati di essere nella realtà ‘vera’ sposi e spose, madri, padri (Sterilità, La ruota degli esposti); quelli che hanno generato facendo del loro meglio/peggio per ignoranza o per troppa voglia di riuscire (Cattive madri, Tintorello). Quelli che convivono con l’horror vacui se non sanno appassionarsi a nulla (Carla, Safari), o con l’orrore vero quando una passione diventa assoluta tanto da far perdere l’ultimo barlume di ragione (La casa dei lupi). In mezzo la tenerezza dei ritratti dei capitoli titolati I miei non-figli: il nipote da piccolo che credeva Trieste in Italia e Roma fuori patria, (Doppia panna). Poi le nevrosi quotidiane, l’incontro/scontro con i mesti dei avanzati da un olimpo che non c’è più e che segnano giornate, peraltro, a volte assolutamente scarne. La visione, mentre fa footing, dell’anziana che brandisce un frustino per difendersi dagli uomini in mutande che corrono; il soffiatore di foglie che tiene in ordine il parco pubblico disturbando, di fatto, la quiete del luogo; il bagnino della piscina d’un club privato con potere assoluto sulla tessera di frequenza mensile…(La città bambina, L’uomo che soffia, Il punzonatore). Fra questi si cela anche la mente delittuosa di Minemaker alias Unabomber, che agì fino a metà degli anni 2000 fra Veneto e Friuli e che l’autore, triestino, infila in questa varia galleria di spaventi che inframmezzano la ‘normalità’ o addirittura la dolcezza familiare. Sullo sfondo Pordenone, Trieste, Roma, del cui fascino lo scrittore non nega d’esser vittima: le città trappola, quasi sempre, dalle quali non si sa se fuggire, ma verso quale altrove? «Con le foglie a terra il parco avrebbe avuto un’aria meno leziosa, i cestini intatti avrebbero dato un po’ meno nell’occhio, la scriminatura tra la terra e il ghiaino non sarebbe risaltata con tanta violenza. (…) In fondo, l’Uomo-che-soffia poteva sempre dire che soffiava le foglie per rendere più bello il parco – secondo un’estetica dell’ordine, cripto-nazista d’accordo, eppure legittima e piuttosto diffusa…». (Serena Grizi)
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