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"La spazzatura di Napoli finirà ad Albano"

Gennaio 10
22:03 2009

Nonostante oramai stia emergendo anche a livello nazionale quale sia la reale partita che sta dietro alla gestione dei rifiuti su vasta scala (guadagni stratosferici, tasse aggiuntive, finanziamenti pubblici destinati alle imprese private invece che ai servizi per i cittadini, per dirne alcune), ci sono ancora persone che, perché poco o male informate, continuano a pensare all’inceneritore se non come ad un toccasana, se non altro come ad un male minore «per non finire come Napoli», come si ripete spesso. Ebbene, è vero esattamente il contrario. Tralasciamo la solita argomentazione sui danni alla salute causati da questi impianti-killer, tutti comprovati più e più volte da numerosi studi scientifici italiani ed europei. Tralasciamo anche di parlare del dissesto idrogeologico che gli inceneritori causano: l’impianto previsto ad Albano, tanto per dire consuma qualcosa come 14 milioni di litri di acqua a settimana, in un territorio che, oramai puntualmente, in estate va in shock idrico, con l’acqua mancante anche per settimane. E tralasciamo anche di parlare del fatto che, più si diffonde la pratica della raccolta differenziata, obiettivo peraltro stabilito dallo stesso Piano Regionale dei Rifiuti, più i rifiuti vengono indirizzati (dovrebbero essere indirizzati) al riciclo, con conseguente scarsezza di balle di spazzatura da conferire all’ecomostro. Concentriamoci invece su un aspetto ancora più allarmante, perché non solo svela l’inutilità dell’impianto ai fini della chiusura del ciclo dei rifiuti, ma ci fa anche intuire quale spazzatura finirà ad Albano. La popolazione dei Castelli Romani oggi, e quindi con tutto che le quote di raccolta differenziata territoriale siano tutt’altro che alte, produce circa 84.000 tonnellate annue di CDR, vale a dire di rifiuti potenzialmente destinati ad un inceneritore. Ebbene, nel nostro comprensorio territoriale il solo impianto di Colleferro, per il quale è stato comunque previsto un potenziamento, è in grado di smaltire fino a 300.000 tonnellate annue di CDR. Quindi Albano non servirebbe a bruciare la spazzatura dei Castelli Romani… forse quella di Roma? No. Neanche quella di Roma, o solo in minima parte. Perché l’AMA, l’azienda capitolina dei rifiuti che insieme ad ACEA e COLARI costituisce il consorzio COEMA che vuole realizzare l’ecomostro di Albano, ha annunciato l’imminente accordo con ENEL per conferire la bellezza di 450.000 tonnellate annue di CDR alla centrale a carbone di Civitavecchia. Ma allora a che serve l’impianto di Albano, visto che nel Piano Regionale era indicato che avrebbe dovuto smaltire CDR dalle linee di produzione AMA di Via Salaria e Rocca Cencia e visto che, invece, questi rifiuti andranno a Civitavecchia? Dunque è chiaro che Albano non servirebbe neanche a bruciare la monnezza di Roma… La conclusione è piuttosto ovvia: Albano si candida, in questo delirio industrial/politico/economico, a incenerire la spazzatura della Campania: sei milioni di tonnellate di ecoballe per smaltire le quali la stima del governo è di 20 anni! Così alla fine, le amare profezie dei fans degli inceneritori si avvereranno. Finiremo proprio come Napoli, sommersi da milioni di tonnellate di rifiuti, alcune delle quali verranno incenerite e quindi disperse nell’aria, così che la mondezza, dopo averla pagata cara saremo pure costretti a respirarla, a mangiarla quando ricadrà sulla terra, e a berla quando le polveri penetreranno in falda. Ma, stiamone tutti certi, ci sarà anche una cospicua quota di spazzatura che non potrà essere incenerita (le cosiddette “ecoballe non formate”, che nei rifiuti campani sono in percentuale altissima). Qualcuno crede forse che se le riporteranno a Napoli? Bene, ora abbiamo la risposta definitiva anche sulle discariche. Non è vero che gli inceneritori salvano i territori dalle discariche. È invece vero che dove ci sono gli inceneritori le discariche si allargano a tutto spiano, la nostra terra viene divorata, la qualità della vita della gente peggiora gravemente, e chi deve fare i soldi ne fa tanti. Ma proprio tanti.

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