La solidarietà intergenerazionale, una grande risorsa per l’Italia
Il contributo sociale ed economico degli anziani al Paese costituisce una vera e propria forma di welfare per le famiglie e le comunità. La coesione intergenerazionale, come dimostra l’indagine “Unifying Generations”, è un grande potenziale in Italia, ma occorre promuoverla con azioni e politiche adeguate. La riflessione in un convegno tenutosi in Senato.
Il ruolo della popolazione anziana e le relazioni intergenerazionali in Italia. Sono questi i temi al centro del Convegno “Intergenerazionalità, risorsa per le comunità” svoltosi oggi presso il Senato della Repubblica su iniziativa del Sen. Mario Occhiuto e realizzato in collaborazione con Intergruppo Parlamentare Qualità di Vita nelle Città, Fondazione Longevitas, Silver Economy Network, Edwards Lifesciences, Health City Institute, C14+. Nel corso dell’evento sono stati presentati i risultati dell’indagine internazionale “Unifying Generations: Costruire un percorso di solidarietà intergenerazionale in Italia” condotta su oltre 2.000 cittadini italiani, metà con un’età compresa tra i 18 e i 40 anni e l’altra metà con più di 65 anni, nell’ambito di un’ampia indagine che complessivamente ha coinvolto 12.850 persone in sei Paesi europei. Obiettivo dell’indagine è stato misurare il contributo sociale ed economico degli ultrasessantacinquenni alla società e raccogliere informazioni su come le generazioni più giovani e quelle più anziane si percepiscono reciprocamente.
L’Italia è il Paese più vecchio d’Europa: gli over65 rappresentano il 23,5 per cento della popolazione, ad oggi, e si prevede che una persona su tre lo sarà nel 2050. Questo cambiamento demografico è spesso percepito come un freno, dando un’impressione negativa del contributo degli over 65 che, al contrario, possono agire nella società come forza unificatrice. La pandemia da Covid-19, che ha visto gli anziani come i soggetti più vulnerabili, ha allontanato le generazioni, in particolare a causa del necessario isolamento, ma questa distanza è oggi sopravvalutata dal discorso sociale: giovani e anziani in Italia, come emerge dall’indagine “Unifying Generations”, desiderano essere più vicini e apprezzano reciprocamente il contributo che gli uni possono dare agli altri.
Il 74 per cento degli over65 del nostro Paese aiuta economicamente figli e nipoti, il 37 per cento fa volontariato. Gli anziani sono un soggetto fondamentale nel welfare familiare e una componente attiva e propensa a partecipare alla vita sociale: a fronte dell’invecchiamento della popolazione, un sistema sanitario che sappia far fronte alle cronicità, migliorando soprattutto la qualità della vita delle persone, consente alla popolazione anziana di esercitare il proprio desiderio di partecipazione. E quello di dare il proprio contributo alla comunità, che di fatto è essenziale: l’85 per cento dei giovani giudica importante il sostegno fornito dagli anziani nella vita quotidiana.
L’83 per cento sia dei giovani sia degli anziani ritiene positiva una maggiore interazione fra gli uni e gli altri. I numeri smentiscono quindi lo stereotipo degli anziani come “peso” e di un conflitto intergenerazionale, e disegnano uno scenario in cui piuttosto si impone la necessità di costruire la condizione per facilitare l’unione fra le generazioni. Il che significa un sistema sanitario che fronteggi l’invecchiamento della popolazione, ma anche realizzare città che siano luoghi di incontro e di benessere, delle health city in cui si possa praticare movimento e attività fisica, che facilitino le relazioni e allo stesso tempo i sani stili di vita. E ancora, puntare sull’alfabetizzazione digitale per ridurre quel divario nell’uso delle tecnologie che gli anziani percepiscono come un ostacolo alle relazioni con i più giovani. L’evento di oggi ha permesso di fare il punto sul ruolo della Generazione 3 (gli over 65, come li definisce il rapporto Unifying Generations) in Italia, il suo impegno e contributo sociale, le dimensioni della silver economy, la necessità di favorire l’invecchiamento attivo come condizione essenziale per favorire un proficuo scambio intergenerazionale e l’importanza di mettere questi temi al centro dell’agenda politica, attraverso un lavoro in sinergia fra istituzioni, mondo tecnico-scientifico, aziende e associazioni.
«Gli anziani rappresentano una parte vitale della nostra popolazione e l’intergenerazionalità è una risorsa che la politica ha il dovere di incentivare. Occorre promuovere i sani stili di vita, perno delle politiche di prevenzione, e agire a partire dai contesti urbani, agevolando le persone a mantenere una vita attiva a tutte le età», dichiara il Sen. Mario Occhiuto, Co-presidente Intergruppo Parlamentare Qualità della vita nelle città, Segretario VII Commissione del Senato, «Il nostro Intergruppo è già impegnato su questo fronte attraverso la firma, avvenuta nei mesi corsi, di un protocollo d’intesa sull’invecchiamento attivo con altre sette organizzazioni, che costituisce un’alleanza strategica per promuovere l’inclusione sociale, la vita attiva, la salute nelle città anche in una prospettiva “age-friendly” al fine di migliorare la qualità della vita dei cittadini in termini di sana longevità. La riflessione di oggi offre dati importanti per costruire un percorso che sostenga, con atti concreti, le relazioni intergenerazionali nel nostro Paese».
«Il rapporto fra le diverse generazioni rappresenta una risorsa fondamentale del nostro Paese», dichiara la Sen. Daniela Sbrollini, Co-presidente Intergruppo Parlamentare Qualità della vita nelle città, Vicepresidente della X Commissione del Senato, «Dall’incontro di oggi emerge uno scenario reale che è in netto contrasto con la narrazione predominante di un conflitto intergenerazionale. Al contrario, si delinea un quadro chiaro del contributo sociale ed economico fondamentale apportato dagli anziani, un contributo che è molto apprezzato dai giovani. La società spesso considera l’invecchiamento della popolazione come un problema, ma, invece, una popolazione anziana sana, attiva e impegnata può dare un contributo significativo a tutta la comunità, e incentivare questo scambio fra le generazioni deve essere una priorità per la politica».
«Gli anziani rappresentano nel nostro Paese un supporto essenziale per le proprie famiglie, per la comunità locale e per la società in generale, sia dal punto di vista sociale sia economico», dichiara l’On. Roberto Pella, Co-presidente Intergruppo Parlamentare Qualità della vita nelle città e Vicepresidente ANCI, Associazione nazionale comuni italiani, «Lungi dall’esserci un conflitto tra le generazioni, è comune convinzione che la tutela delle persone anziane si realizza attraverso sempre maggiori possibilità di interazioni e coesione intergenerazionali e che vi è la necessità di un continuum di servizi volti a favorire la dimensione della vita di relazione. Dobbiamo pensare alle nostre città come spazi che facilitino questo incontro, promuovendo e consolidando questo patto fra le generazioni, che rappresenta un pilastro per la crescita del nostro Paese. Gli imminenti decreti attuativi del Ddl Anziani siamo convinti andranno in questa direzione, dando finalmente corpo ai contenuti di una riforma che ha rappresentato una vera svolta in questo senso».
«I dati del rapporto presentato oggi sono assolutamente incoraggianti», dichiara Eleonora Selvi, Presidente Fondazione Longevitas, «L’ageismo è, purtroppo, un fenomeno innegabilmente presente nella nostra società, in sanità, dove assistiamo a discriminazioni nell’accesso all’assistenza sanitaria, nei luoghi di lavoro, nelle rappresentazioni dei media, nella pubblicità. Rafforzare i legami intergenerazionali rappresenta il miglior modo per contrastare questo fenomeno, e da questo punto di vista l’Italia, in ragione delle sue dinamiche demografiche, deve diventare un faro di civiltà e inclusione».
«Il quadro che emerge dal rapporto presentato oggi offre elementi interessanti sul ruolo della popolazione anziana nella società e sul potenziale della solidarietà intergenerazionale, smentendo il luogo comune di un conflitto intergenerazionale e di una generazione più anziana che rappresenterebbe solo un peso per la società», dichiara Ketty Vaccaro, Direttore Area Welfare e Salute Fondazione Censis, «Il contributo sociale ed economico apportato dagli anziani appare chiaro, come anche l’apprezzamento da parte della generazione più giovane rispetto a questo contributo e il desiderio che le relazioni intergenerazionali, già molto presenti nel nostro Paese, siano incentivate. L’Invecchiamento della popolazione, che è un dato strutturale nel nostro contesto, va considerato ed affrontato in una chiave nuova, non solo sotto il profilo dell’equilibrio del welfare e delle innegabili necessità assistenziali ma anche come una conquista sociale ed una enorme potenzialità, che va supportata attraverso interventi che garantiscano una qualità di vita adeguata e facilitino la coesione intergenerazionale e tutti i benefici che ne derivano».
«Vivendo più a lungo e in maniera più sana, è importante trasformare la percezione della generazione più anziana», sottolinea Luigi Mazzei, Direttore Generale di Edwards Lifesciences Italia, «Il rapporto Unifying Generations, commissionato da Edwards Lifesciences, fa luce sul prezioso contributo sociale ed economico della popolazione anziana e dimostra l’importanza di proteggerne la salute e il benessere».
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