La società postmoderna tra paure, rabbia ed empatia. Intervista al professor Guido Brunetti
La società postmoderna tra paure, rabbia ed empatia. Intervista al professor Guido Brunetti
Che cosa sta avvenendo in Italia e nel mondo? Qual è lo spirito che anima la società di oggi? Perché tanta ansia, tante paure e tanta rabbia? Di che cosa abbiamo bisogno? Queste e tante altre importanti questioni vengono analizzate in questo interessante colloquio dal professor Guido Brunetti, il quale affronta la complessa tematica con la sua consueta sensibilità culturale, intellettuale e competenza scientifica.
Professor Brunetti, da dove vogliamo partire?
“Nel caotico divenire del mondo, si viene sempre più rafforzando- spiega il nostro interlocutore- l’idea, convalidata ultimamente dalle brillanti e rivoluzionarie scoperte delle neuroscienze, di una natura egoistica dell’uomo e dunque di una società fondata su meccanismi individualistici”.
Che cosa ciò comporta?
“La post-modernità con le sue trasformazioni porta non alla liberazione, bensì all’alienazione dell’individuo, danneggiando quell’umanità etica, sociale e politica, che da sempre ha sorretto la nostra civiltà occidentale. Certezze, principi e valori si sono sciolti, liquefatti. Sono scomparsi l’anima e l’eterno, Dio e l’avvenire, la memoria e le opere. C’è solo l’utopia del presente. Un progressivo impoverimento umano, culturale e morale. Un futuro privo di prospettive, giovani in una condizione di marginalità, l’emergere di sottoculture malevoli e violente dei social. Un malessere in crescita. Che sta conducendo ad una società insicura, ansiosa, frammentata, rancorosa e incapace di realizzare la sua grammatica emancipatrice. Una società del rancore, della rabbia social e della paura. C’è un nuovo modello di pensiero, che è basato, per Jean-Francois Lyotard, sulla rottura netta con il passato”.
Una società della rabbia e della paura?
“ Viviamo, come conferma Pankaj Mishira nel suo libro Age of Auger in un’atmosfera di paura. Una paura che molti demagoghi non esitano a manipolare, traendone vantaggi politici e potere. Il fondato rischio è che la situazione nel tempo possa arrivare a condizioni limite. Una crisi antropologica. Una post-modernità priva pertanto di legami emotivi, affettivi e sociali. Emerge un individuo solo, sconnesso, scisso. E’ un processo- precisa l’autore- di ‘distruzione’ del pianeta, una deriva che va compresa e superata”. L’immagine che la società ci offre è una visione amara e tragica”.
Nell’era di internet e dei blog, c’ è un futuro per la cultura?
“Lo spirito del tempo volge- afferma Brunetti- verso un senso di invidia e disprezzo per la cultura, la stessa conoscenza e le competenze. La civiltà- l’Europa- sta crollando, come concorda Pascal Bruckner, perché il sapere è diventato ‘il nuovo nemico’. Si esaltano l’incompetenza e gli incompetenti, e dunque l’ignoranza. Una situazione che genera arroganza, violenza verbale e maleducazione, dilatate poi nei social. E’ un odio che coinvolge i politici e le élite. Il loro fallimento è legato alla crisi dei sistemi della civiltà occidentale, alla crisi della Chiesa, della religione e dello Stato, alla secolarizzazione, all’individualismo e all’inadeguatezza di classi politiche e di classi dirigenti caratterizzate da un’aura di mediocrity. Sta di fatto che la cultura rappresenta- come sosteneva Cechov- una vittoria dell’umanità e della civiltà, poiché la sua più alta e sacra missione è di ‘servire’ e promuovere l’essere umano”.
La selezione della classe politica e di quella dirigente è un problema?
“Avere rappresentanti preparati, seri, onesti e dotati di grande sensibilità umana è un aspetto fondamentale. Ci servono persone che per qualità e cultura- ha scritto lo storico Galli della Loggia- siano in grado di rappresentare un personale ‘diverso dai nani, dalle ballerine e dai capataz che oggi affollano le stanze del potere”.
Il movimento nazionalista può essere un’alternativa?
“Di fronte a questo fallimento, l’ondata nazionalista che si va rafforzando in Europa non sembra rappresentare un’alternativa congruente. Non è la medicina, bensì è essa stessa la ‘malattia’. Rabbia, odio, paura: una deriva, un fenomeno quotidiano che sta diventando un processo di normalizzazione, il quale costituisce un fatto patologico, in quanto viene meno la percezione della sua gravità”.
Professor Brunetti, cosa propone?
“Recenti scoperte in campo neurobiologico ci offrono anche l’immagine di un essere umano dotato non solo di comportamenti brutali e dominanti, ma anche di empatia. Comportamenti sociali ed empatici sono stati riscontarti anche nel regno animale. Il nostro auspicio è l’avvento di un’età dell’empatia, come ha indicato il neuro scienziato Frans de Waal, per realizzare una ‘società più solidale’. L’essere umano- spiega- dovrebbe avere maggiore empatia e minore malvagità e invidia. Forse ciò contribuirebbe se non a risolverli ad attenuare la solitudine e il malessere dell’uomo postmoderno e i grandi problemi del mondo. Occorrono idee, progetti, speranze, persone nuove che diano spazio all’essere umano, alla sua cultura e alla sua creatività, alla pietà e al sacrificio che sono stati, come conferma Faulkner, la gloria del suo passato”.
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