“La Social Writing…”, social e nuova drammaturgia
La Social Writing. Il racconto ai tempi dei Social, di Donatella Furino e Emma Campili, registe e drammaturghe, le quali rintracciano nei social network una vera e propria struttura narrativa che suggerisce un nuovo modo per scrivere storie per l’audiovisivo. Scrivendo un libro a metà tra il saggio e il manuale che offre uno sguardo tutto nuovo sui social network presentando e spiegando come nasce quella che definiscono la social writing e la social serie.
Se guardassimo ai social network come ad un grande poema epico? Se cercassimo di rintracciarvi un nuovo modo di raccontare storie? Se ci rendessimo conto che suggeriscono e mostrano, quasi maieuticamente, la strada per un nuovo modo di intendere la drammaturgia e la sceneggiatura? Se dietro ai social network si celasse una vera e propria struttura narrativa? Se i social suggerissero un nuovo modo per far rivivere i classici del teatro e del cinema? Se essi, e noi con loro, dessimo lo spunto per un’ottava arte che superi e contenga in sé letteratura, cinema e teatro? Se in un’epoca dove la persona è sempre più personaggio, il personaggio diventasse persona?
Le risposte a queste domande e ad altre ancora in La social writing: il racconto ai tempi dei social.
Il libro analizza i Social Network da un punto di vista assolutamente inedito. Partendo dalla convinzione che i social rappresentino e incarnino una vera e propria struttura narrativa, si cerca di dimostrare come, inevitabilmente, drammaturghi e sceneggiatori, non possano sottrarsi dal fare i conti con quella che possiamo definire “umanità dell’auto-narrazione”. Questa umanità dell’auto narrazione, in maniera seppur spontanea e disorganizzata, si racconta attraverso un modo e una struttura, che analizzati e guardati dall’esterno, rovesciano canoni e stilemi della fruizione di storie.
Il rapporto tra cinema, narrazione e social network, che sino ad oggi è stato analizzato, soprattutto in termini di promozione, guardando ai social come ad una vetrina e ad una cassa di risonanza, viene quindi stravolto; questi non sono guardati come un medium, ma analizzati come una vera e propria struttura letteraria, una nuova forma di epica appunto, dove il personaggio e il racconto di finzione si fanno rispettivamente persona e vita, in un’epica in cui, per rovescio, la persona è sempre più personaggio e la vita è sempre più spettacolo.
Il libro, il cui obiettivo principale è tracciare le linee di un nuovo “modo” di raccontare storie, si muove su due crinali: nella prima parte del volume si analizza la struttura narrativa dei social come si è soliti analizzare una sceneggiatura per il cinema, usando molte di quelle categorie che reggono il “canone cinematografico”. In questa prima parte si approcciano i social network “alla maniera” di un saggio antropologico e filosofico, soffermandosi sull’impatto che questi ultimi hanno avuto su quella che definiamo “realtà”, con l’inevitabile “rimbalzo” sul racconto di finzione e il settore audiovisivo. Si porta il lettore ad immaginare i Social come un grande poema epico, dove egli stesso potrà identificarsi in uno dei protagonisti di questo immenso viaggio che racconta la vita mentre la si vive; di volta in volta saranno presentate regole, modi, strutture di quello che potrebbe essere non solo un nuovo genere letterario e cinematografico ma anche una vera e propria modalità drammaturgica: la social writing, il cui prodotto audiovisivo è la social serie.
Nella seconda parte del libro, con un approccio tecnico da manuale si mostrano invece le caratteristiche della social writing, appunto, e della costruzione del genere- format da noi “brevettato”, quello della social serie e per quella che definiamo “reincarnazione dei classici” nel linguaggio 3.0., dove la struttura narrativa rintracciata nei social diviene un efficace strumento per far rivivere i grandi personaggi del teatro e le grandi storie del cinema in una modalità che rovescia il rapporto persona- personaggio, finzione-realtà, avvicinando contenuti immortali, classici del teatro e del cinema alle nuove generazioni, ribaltando la struttura narrativa di questi ultimi.
L’intento è quello di cercare di far cadere i pregiudizi che hanno portato a vedere i social Network come nemico tout court della cultura, del cinema e del teatro, mostrando il potenziale narrativo per nuovi strumenti creativi che pensiamo possano portare nuova linfa per giovani scrittori di cinema e di teatro, ma anche e soprattutto per il pubblico di storie. Ufficio Stampa Maresa Palmacci
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