“La Sepoltura del Conte di Orgaz”, di El Greco
Domenico Theotocopoulos, più noto come El Greco, nasce a Creta nel 1541, in una civiltà legata al mondo bizantino, ovvero a un’arte distante e astratta rispetto alla pittura “realista” che, con Tiziano e Tintoretto, domina nell’Italia del tempo. Eppure El Greco, grazie alla formazione stilistica ricevuta in Italia (dove risiede per dieci anni) riesce più di ogni altro suo contemporaneo a fondere nel misticismo e nella staticità bizantina quell’energia vitale e realistica che lo contraddistingue. Grande esempio di questo connubio è “La Sepoltura del Conte di Orgaz”, dipinto custodito presso la Chiesa di San Tomé a Toledo e realizzato tra il 1586 e il 1588.
El Greco studia una doppia ripartizione per questo quadro, stilistica e ideologica: in basso la scena della sepoltura del Conte, al cui interramento assistono, oltre a una schiera di nobili ritratti con vivida precisione e intenso realismo, anche tre Santi, due dei quali, Santo Stefano e Sant’Agostino, avvolti nei loro preziosi paramenti, si occupano materialmente della sepoltura. L’officiante, di spalle, assiste stupito alla visione, allargando le braccia e sgranando gli occhi. In alto infatti tutto il Paradiso si raduna per prendere parte alle esequie: qui i tratti si fanno molto più sfumati, invisibili, i contorni fluttuanti e inconsistenti, a testimoniare l’immaterialità della visione.
Una curiosità: il dipinto ha molte affinità con la “Disputa del Sacramento” di Raffaello, conservato presso i Palazzi Vaticani.
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