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La scienza nella vita dell’antico Medio Oriente

La scienza nella vita dell’antico Medio Oriente
Marzo 11
17:26 2013

I numeri nell’antica MesopotamiaLa zona geografica chiamata Mesopotamia, come dice il nome è una zona situata “nel mezzo” tra corsi d’acqua. In questo caso si tratta di due fiumi, il Tigri e l’Eufrate. La presenza d’acqua è fonte di vita e ricchezza. Si ha la possibilità di irrigare i campi e renderli fertili, ottenendo una ricca produzione agricola. Ne consegue l’avere un’alimentazione completa, quindi benessere, capacità di superare malattie e di portare a termine gravidanze.

Tutto questo comporta un alto tasso demografico e una diminuzione della mortalità. La popolazione aumenta apportando più braccia al lavoro. La ricchezza di beni agricoli incrementa anche la vendita, il trasporto e la comunicazione tra i vari popoli. Per far sì che tutto questo fenomeno di cause ed effetti abbia il suo corso, l’elemento essenziale è l’utilizzo di calcoli matematici. Senza l’utilizzo dei numeri non si sarebbe potuto interpretare neanche l’astronomia e quindi i periodi dell’anno, le piene dei fiumi fino ad elaborare i calendari. Si sono costruite dighe, misurati e recintati i campi, dedicando ad ognuno di loro un tipo di agricoltura diversa. Si sono sviluppati il commercio e l’economia. Si quantifica la merce e si calcola anche quale percentuale destinare alla popolazione, quale alle vendite e alla conservazione. Sono stati costruiti appositi silos, in cui la geometria ha avuto il suo ruolo fondamentale nel dare la giusta forma. Nel campo dell’architettura la matematica è stata impiegata nella costruzione di abitazioni, strade e mezzi di trasporto. Adoperata per conoscere le rotte da intraprendere via mare e calcolare i giorni da impiegare, come testimoniano i diari di bordo ritrovati, la matematica ha avuto il suo ruolo anche nelle strategie di guerra, per disporre gli uomini sul campo di battaglia e calcolare quanti chilometri percorrere e in quanto tempo. Al pari passo con la matematica, vediamo la scrittura. I calcoli non erano e non sono solo teorici. Con la comparsa delle forme di scrittura gli storici iniziano a parlare di storia. Si hanno, cioè segni di testimonianza lasciati volutamente dagli uomini. Le prime forme di scrittura erano di due tipi: pittorica e ideologica. La prima, pittorica, era composta da disegni raffiguranti scene ben precise, tra le più ricorrenti vi sono le scene di caccia. Anche se involontariamente, l’uomo disegnando qualcosa di ben visibile e decifrabile, pur non conoscendo ancora la matematica, applica misurazione di quanto vuole raffigurare, misura ad occhio il corpo dell’uomo, l’arma usata e la bestia sacrificata. La seconda, ideologica, invece, rappresenta solo un soggetto, come ad esempio una sola lancia, per indicare una zona di caccia. Si tratta di simboli simili alla tipologia da noi utilizzata nei cartelli stradali. Con il passare del tempo si assiste ad un’evoluzione della scrittura e vengono elaborati i caratteri alfanumerici. Il grande impero Babilonese aveva creato la prima città fortificata, Babele. Il territorio non offriva confini naturali di difesa, ma solo pianura. Idearono, così, una barriera in muratura per proteggere tutto il perimetro della città da invasioni. Quest’opera ha sicuramente richiesto esperti matematici. Se soffermiamo la nostra attenzione sul popolo Egizio, la sua architettura rimane ancora oggi oggetto di studio e di stupore. I mattoni sono tutti ritagliati in forme precise e si incastrano tra loro, anche i passaggi sono tutti ben delimitati. La forma stessa della piramide è frutto di elaborazione geometrica. Gli studiosi hanno dimostrato come la collocazione di queste piramidi è collegata alle costellazioni celesti e il fiume Nilo indicava la via Lattea. All’interno delle piramidi, vi sono delle finestre che dalla stanza del faraone puntano verso il cielo aperto, nella direzione delle stelle, come in attesa di un ritorno milioni di secoli dopo. Infatti, un’incisione nella pietra, di una delle piramidi esaminate, è stata decifrata con queste parole: «Osiride re, tu possa oltrepassare la via Lattea, la sinuosa via d’acqua, possa l’oltretomba portarti per mano fino alla stella di Orione». Questo ci conferma come la loro conoscenza arrivava a stabilire che non solo la terra gira attorno al sole, ma anche su se stessa con un moto a trottola, offrendoci scorci di cielo lentissimamente variabili nel tempo. Fenomeno, quest’ultimo, detto della “precessione”, secondo cui la lenta rotazione dell’asse terrestre attorno alla perpendicolare al piano dell’orbita terrestre (rispetto alla quale è inclinato di 23° 27′) provoca il lento spostamento delle costellazioni sulla volta celeste durante 25800 anni, tale essendo il tempo impiegato per la rotazione completa dell’asse terrestre. Gli antichi Egizi fecero particolare attenzione a questo fenomeno. Studiarono anche il sorgere del Sole, in particolare il momento in cui la notte e il dì avevano uguale durata, cioè il 21 marzo, inizio della primavera, che noi chiamiamo “equinozio di primavera”. La popolazione Egizia già quattromilacinquecento anni fa era in possesso di un ampio patrimonio culturale non pervenutoci, a cui siamo giunti solo grazie a grandi studiosi.

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