La rivendicazione del figlio unico
Prova e riprova, alla fine ci riuscirono. Emma e Galdino assaporarono la pienezza della vita quando, in età piuttosto avanzata, disperavano ormai di avere un figlio. Lo chiamarono Vito e si misero totalmente al suo servizio. Il bambino crebbe velocemente, fra cure e moine, e i genitori invecchiarono precocemente. Abitavano in una bella casa fuori città e poche occasioni c’erano di frequentazione con i rari vicini. Vito si annoiava, sommerso da troppi giocattoli e frastornato dal silenzio. Si annoiava e s’intristiva, e poco valeva la presenza di cani e gatti, tartarughe e pesciolini rossi, criceti e porcellini d’India; con essi non riusciva a comunicare, così come non riusciva a formulare pensieri nella sua mente solitaria.
Furono anni tristi anche quelli della scuola. Vito, sempre appartato, non riusciva ad inserirsi nei giochi e nelle lotte dei compagni, e rifuggiva il contatto con le ragazze.
Le ragazze erano per lui un mistero: tanto lo attraevano quanto lo respingevano. E lui riversava tutta la sua tenerezza sugli animaletti di casa, mentre la tristezza si tramutava in livore.
Quando incontrò gli occhi più teneri e i seni più prorompenti che avesse mai visto, tristezza e livore lo abbandonarono e conobbe il sentimento dolce e feroce che in un istante ti cambia la vita. La ragazza – che si chiamava Anna – era la terza di otto fratelli, cinque maschi e tre femmine. Vito trovò il fatto miracoloso: Anna sembrava fatta apposta per compensarlo a dovere di quanto gli era mancato fino ad allora: una famiglia numerosa. E decise che, per pareggiare i conti, sarebbero andati a vivere nella sua casa paterna, che avrebbero presto riempito di marmocchi.
Convolarono a nozze senza aspettare l’arrivo della primavera, e dopo sei anni contavano già quattro figli, ma non sapevano come fermarsi. Fu alla settima gravidanza di Anna, che il parroco del paese – su pressione del vecchio Galdino, che in casa non trovava spazio neppure per morire – intervenne, chiamando Vito a rapporto. Ma Vito inorridì alle parole del sacerdote: il metodo contraccettivo naturale aveva già nella sua definizione qualcosa di spurio, che offendeva la sua moralità: non s’interrompe un atto d’amore che forse porterà il suo bel frutto.
E Anna come sempre lo assecondò in pieno, facendosi terra e sole.
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