La riforma che non va e la ricetta per una scuola di qualità
I temi nel dettaglio affrontati dalla Salacone hanno riguardato innanzitutto l’attuale stato della Scuola italiana: “la scuola è in affanno in questo momento: i tagli agli organici, la chiusura dei piccoli plessi, particolarmente grave nei territori di montagna, come è la provincia di Rieti, l’accoglienza dei numerosi migranti e la necessità di rendere più competente e fornita di strumenti la scuola. Purtroppo andiamo in direzione inversa : si taglia e si rende più povera e quindi inadeguata la scuola!
C’è però da dire che si stanno ottenendo risposte a ricorsi presentati: il TAR del Lazio ha sospeso la circolare sui libri di testo (scadenza per la scelta il 20/5/2009!!), ha dichiarato non proponibile l’inglese potenziato” ha reso noto la Salacone. “Stiamo aspettando il pronunciamento del TAR sul documento programmatico, sulla cui base si stanno facendo i tagli e sul quale la Corte dei Conti non si è ancora pronunciata. Tutto questo, a cui si aggiungono dichiarazioni ricorrenti e contraddittorie sulla valutazione e le insufficienze, produce grande incertezza nelle scuole”.
Cogliendo spunto dalle domande la Salacone ha messo a fuoco la sua personale ricetta per una scuola di qualità: “La scuola italiana va indubbiamente rinnovata, ma rispettando il dettato costituzionale che la vuole: Pubblica, gratuita, diffusa in tutti i territori del Paese, aperta a tutti, senza distinzione, strumento principale per diventare cittadini capaci e competenti, luogo di sviluppo dei meriti di ciascuno, in cui si valorizzino le capacità anche dei meno abbienti, attraverso il sostegno dello Stato. Sarebbe necessario – ha proseguito la Salacone – che il Paese ridiscutesse in modo ampio e partecipato su questo tema, perché dalla promulgazione della Costituzione ad oggi, molte cosa sono cambiate, sia rispetto ai soggetti che rispetto ai contenuti.
La cultura si è arricchita degli apporti della tecnologia e dei mass media e si è globalizzata, con i movimenti migratori e non solo.
Nella scuola di tutti sono entrati nuovi soggetti: i disabili, gli adulti che, a suo tempo, non hanno completato i percorsi di istruzione obbligatori, ma anche egli anziani,perché l’istruzione è un diritto per tutta la vita, i disoccupati, per riconvertire conoscenze e competenze,i migranti.
Nel momento in cui alla scuola si richiedono compiti nuovi e molto impegnativi, i tagli sono veramente la cosa meno tollerabile!
Peraltro si taglia proprio a cominciare dal segmento che è stato meglio riformato e che risulta, a ricerche europee e mondiale, fra i primi per risultati ed efficacia: la scuola elementare!
I ministri Tremonti e Gelmini non si pongono, in realtà, l’obiettivo di estendere le condizioni dell’eccellenza anche agli altri segmenti scolastici: quello riformato, ma ancora molto debole che è la scuola media e quello, non riformato e ancora di impianto gentiliano, che è la scuola superiore.
I tagli che si fanno sono indiscriminati e non tengono in alcun conto il contesto territoriale e familiare, la presenza di soggetti in difficoltà, le esigenze di varia natura e le organizzazioni didattiche che rendono tanto diverse una scuola dall’altra.
Si dovrebbe prima di tutto sconfiggere la precarietà dei docenti, che impedisce loro di formarsi e di conoscere bene l’ambiente di lavoro e i ragazzi.
Si dovrebbe svecchiare il nostro corpo insegnante che è il più anziano di Europa.
Si dovrebbe investire nell’edilizia scolastica, perché le scuole sono brutte, povere, spesso prive dei requisiti di sicurezza.
Si dovrebbero realizzare in tutti i tipi di scuole laboratori adeguati al “fare intelligente”, l’unico modo perché gli alunni, anche i più grandi, possano ricomporre i saperi disciplinari e dare senso alle cose che imparano.
Bisognerebbe aprire le scuole ai territori e i territori alle scuole, perché si integrino i saperi esterni, diffusi con quelli organizzati che la scuola trasmette.
In fondo al progetto di questo Governo c’è, invece, una scuola impoverita e che accrescerà le disuguaglianze e c’è una evidente promozione della scuola dei privati, di cui lo Stato diventerà sussidiario, come afferma il ddl Aprea che sta procedendo nel suo iter alla Camera.
Riformare per rendere più diseguali: questo è il vero progetto della destra!”
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