La ricerca in medicina generale
Il Ministero della Salute nel Programma Nazionale della Ricerca Scientifica riconosce alla ricerca sanitaria “una parte integrante delle attività del Servizio Sanitario Nazionale (SSN) in quanto elemento fondamentale per garantire ai cittadini una sanità efficace, efficiente e di buona qualità, rispondente ai reali bisogni di assistenza e cura del Paese. L’obiettivo della ricerca sanitaria non è progresso scientifico e tecnologico fine a se stesso, ma il miglioramento dell’assistenza, delle cure e dei servizi, con l’obiettivo finale di incrementare
significativamente la salute dei cittadini e pertanto le loro aspettative e qualità di vita”.
Riconoscendo la rigorosa distinzione esistente fra la ricerca universitaria, quella farmacologica degli istituti preposti , quella delle Società Scientifiche accreditate che sviluppano le Linee Guida
Diagnostico-Terapeutiche e quella ospedaliera cosa significa “ fare ricerca” in Medicina Generale ?
Una prima interpretazione è quella proposta dal sindacato FIMMG: “I medici di medicina generale si trovano oggi a dover spesso mettere in pratica raccomandazioni che derivano da studi effettuati in ambito ospedaliero o specialistico, su pazienti “selezionati”, diversi rispetto a quelli che si incontrano ogni giorno negli ambulatori del medico di famiglia. Ecco, dunque, che il medico che agisce sul territorio e sul paziente “reale”, si riscopre risorsa imprescindibile, se pur finora sconosciuta ai più, per la ricerca clinica medica. In particolare nel post-marketing il MMG ricopre un ruolo fondamentale: infatti la ricerca su un farmaco non termina con la sua immissione in commercio ma occorre comprendere quale sia (in un setting “reale”) l’aderenza, il profilo di sicurezza e l’effectiveness (non solo l’efficacy)”. Esiste tuttavia una seconda lettura del significato “ ricerca clinica ”, che ritengo altrettanto interessante, in cui la Medicina Generale riflette e studia i dati ottenuti e raccolti analizzando il proprio bacino di utenti; la raccolta dei dati e l’ osservazione delle patologie prevalenti nel proprio territorio alla luce della letteratura scientifica permette di individuare precocemente le malattie che possono presentarsi nei propri assistiti. Sulle basi di queste premesse ho condotto uno studio epidemiologico osservazionale sulla prevalenza della malattia che colpisce le arterie degli arti inferiori denominata Arteriopatia Obliterante degli arti inferiori ( AOP oppure PAD nella terminologia anglosassone ): si tratta di una malattia subdola, talora clinicamente silente, caratterizzata dalla aterosclerosi ed il restringimento del loro calibro fino all’occlusione del vaso se non riconosciuta e non curata precocemente. Lo studio ha lo scopo di individuare precocemente gli assistiti a rischio di sviluppare tale patologia attraverso una griglia multiparametrica in base alla quale il medico di medicina generale potrà indirizzare le indagini più opportune e la terapia medico e/o chirurgica più appropriata. Di seguito verrà illustrato sinteticamente la prima parte dello studio epidemiologico che ho iniziato a condurre presso il mio ambulatorio di medicina generale . La raccolta dei dati è iniziata nel settembre del 2020. In primo luogo è stata considerata la fascia di età degli assistiti per i quali la letteratura individua un rischio più elevato di sviluppare la malattia e precisamente fra i 50 ed i 69 anni: il numero di assistiti che rientrava in questa fascia di età era rappresentata da 488 assistiti su 1.490 iscritti (32,7%). Da questo primo gruppo di 488 assistiti sono stati esclusi 3 pazienti (0,6%) già sottoposti ad intervento di chirurgia vascolare e 35 pazienti (7,2%) affetti da diabete mellito e quindi già in trattamento per la malattia di base e le note complicanze cardiovascolari. La presenza dei fattori di rischio è stata registrata mediante la griglia multiparametrica per la raccolta dei dati che prevede la registrazione della risposta mediante questionario chiuso multiplo (risposta si/no). I fattori di rischio esaminati sono stati i seguenti: 1. Indice di massa corporea (BMI) uguale o superiore a 30 kg/m2 , le cui complicanze comprendono le patologie cardiovascolari soprattutto in soggetti con eccesso di grasso addominale. 2. Tabagismo: sono stati registrati solo forti fumatori, cioè con valori di pacchetti/anno uguali o superiori a 30 (numero di anni di fumo, continui o interrotti, per numero medio di sigarette fumate al giorno diviso 20). 3. Dislipidemia: in base alla nota 13 AIFA. 4. Valore di colesterolo HDL < 40 mg/dl. 5. Ipertensione arteriosa severa. 6. Valore della omocisteina >17 micromol/L. 7. L’ultimo fattore di rischio analizzato è stata la presenza o meno della malattia aterosclerotica in altri distretti arteriosi per la quale il paziente è già stato sottoposto a trattamento. In questa prima fase della raccolta dei dati si vuole rappresentare innanzitutto l’insostituibile ruolo della medicina generale nella prevenzione della malattia aterosclerotica, e nello specifico degli arti inferiori, individuando gli assistiti con uno o più fattori di rischio per lo sviluppo della malattia; a questo scopo la proposta di un modello operativo pro-attivo rivolto ad assistiti asintomatici potrebbe anticipare di molto tempo l’identificazione della patologia aterosclerotica rispetto alla comparsa della sintomatologia clinica. I risultati ottenuti potrebbero consentire una prescrizione razionale ed appropriata dei farmaci per il trattamento della malattia alla luce delle attuali conoscenze scientifiche.
Medico di medicina generale ASL RM 6 H1
Stefano Riccardi
Non ci sono commenti, vuoi farlo tu?
Scrivi un commento