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La realtà come poesia

La realtà come poesia
Febbraio 13
20:06 2016

Noi italiani siamo ancora un popolo abituato a identificare la poesia con la scrittura in versi: è poesia ciò che va a capo prima della fine del rigo. Purtroppo, questa dismisura di giudizio dà adito a tante illusioni, fa nascere speranze illecite, alimenta un traffico librario ormai asfittico del quale non si capisce più neanche la direzione.

Bene; direte: ma non sei anche tu un letterato? Sì, purtroppo, ma con molte curiosità, al punto che le mie letture ormai vertono sull’astronomia, la scienza divulgata ai non addetti ai lavori, oltre la musica di cui mi nutro da quando ero bambino. Insomma, ho altri interessi oltre la pagina di poesia, prosa e critica letteraria. Anzi, mi dispiace di non avere una forma mentis scientifica, perché sono per il primato della scienza e della tecnica. Però, se dobbiamo parlare comunque di liricità, sono in grado di dimostrare che la prima poesia in assoluto la compone madre Natura: ed è insuperabile. Poi il grande agricoltore, perché dalla sua opera dipende tutta la forza e la bellezza e la dolcezza della catena alimentare. Il resto viene dopo.

Una sera del dicembre da poco trascorso, il mio amico di scuola Tullio De Fazio invita me e mia moglie, con altri colleghi dei bei tempi passati (si era giovani: tutto qui), nella sua campagna. Vado con gioia, ma non mi aspetto nulla, oltre la compagnia piacevole e la cena (chi ignora la mia propensione per la buona tavola?). Invece, mi attende una serie di meraviglie, che lasciano senza fiato, mettendomi silenziosamente a confronto con una paziente, intelligentissima, poetica realizzazione “nelle cose” operata dal mio amico Tullio. Tanto per cominciare, quel pezzo di terra delle dimensioni della mia vigna (che pare uno scortico abbandonato) è un’aiuola di fiaba, un ricamo di piante ed erbe, in un continuo disegno che pare un paesaggio dell’animo. In più, una casa come quella di Biancaneve e i Sette Nani: sembra un fotogramma di un cartone animato, delizioso, definito in qualsivoglia sfumatura, dove ogni angolo, ogni spazio possibile è sfruttato in modo lirico: una realtà fatta poesia senza parole inutili, senza andare a capo, e vivente perché le mani di questo mosaicista (Tullio De Fazio) hanno dato una forma all’informe, una sostanza alla parvenza, un tono all’indefinito, dei lineamenti a una sostanza qualunque. Forse un occhio disattento non avrebbe fatto attendere la cuoca per la cena, ma lo stupore di trovarmi in una continua creazione per opera di un uomo solo, con materiali di riporto e al più di seconda mano divenuti bellissimi ornamenti vivi nella loro essenzialità, mi ha fatto ritardare l’entrata nella deliziosa dimora rallegrata da un caminetto e dall’odore di vino sbucato da una piccola grotta scavata dall’autore di queste meraviglie. Non c’è un punto vuoto, non una svista in tale complessivo capolavoro di “manifattura”, come un poema perfetto di versi e rime e di contenuto estetico. A un angolo del giardino, un presepe ricavato da frusti di alberi, rami contorti, gomiti di antichi sacri ulivi esprimenti un volto o un corpo umano, e poi la vite ritorta che sembra il bue, il frondoso pino romano sempre verde che – alla luce fievole del crepuscolo – assume apparenze di nuvole o di lontani colli…

Ahimé, ho esclamato: questo poeta muto, che probabilmente non si rende conto delle sue possibilità di artista vero, porge con umiltà autentica un insegnamento a noi letterati fanatici delle nostre parole, dicendo che c’è qualcosa di nascosto e di misterioso anche nelle azioni umane, e che se un poeta si esprime con la penna, un altro si realizza con le mani (lo scultore, il pittore, il giardiniere di genio), un altro ancora scopre le onde corte e la relatività nell’universo: ma la matrice appartiene sempre a due fattori supremi: il cuore e il cervello, vale a dire una squisita sensibilità e un fertile ingegno creativo. Come la sintesi nel ricordo di quell’indimenticabile “mostra personale” di un “artigiano-Artista”.


Tullio De Fazio

Tullio De Fazio

Tullio De Fazio, artista di indole eclettica, ama spaziare, sperimentare, inventare: dal mosaico, al restauro ligneo, dalla pittura su ceramica all’incisione e alla stampa. Anche all’arte presepiale si è dedicato con impegno e ha partecipato alla Mostra Internazionale del presepio organizzata a Monteporzio nel 1998, a un concorso d’arte per la parrocchia S. Pietro di Albano, meritando il primo premio (2003) e l’esposizione di un presepio ligneo estemporaneo all’esterno della chiesa della Rotonda nel Natale 2006. Lo vediamo come artista locale alla Mostra Itinerante 2005, organizzata dall’Assessorato alla cultura del Comune di Albano, con alcune opere musive nel 2006 a Nemi, palazzo Ruspoli, Musart “Le pietre raccontano” nel 2008 a Genzano-Galleria Dell’Infiorata – Rassegna espositiva di arte Contemporanea.
Docente di arte musiva, presso lo studio d’Arte Urbinelli di Grottaferrata e di mosaico presso la scuola di formazione Albafor (Albano).

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