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La questione curda

La questione curda
Settembre 01
02:00 2006

Pastore curdo‘Serhildan, il sollevamento del popolo con la guerriglia nelle montagne del Kurdistan.’ è il titolo del documentario realizzato da Chris den Hond sulla questione curda. Quanto segue è il contenuto del reportage. Mentre i turchi preparano la festa nazionale turca, i curdi di Diyarbakir, la capitale del Kurdistan turco (così è chiamato nel documentario, ma in realtà il Kurdistan non esiste), approfittano di un lieve miglioramento della situazione: circolano libri in curdo e esiste un canale televisivo Gun tv, che è essenzialmente a carattere commerciale. Nel video viene mostrata anche una scuola privata in cui l’insegnamento viene impartito secondo i precetti di Kemal Atatürk, il curdo non viene insegnato ufficialmente e ogni insegnamento avviene in lingua turca, perché il governo turco considera il curdo come un dialetto. Molti curdi tuttavia nutrono la speranza che, in seguito all’entrata della Turchia in Europa, un giorno la lingua curda possa essere adottata nei luoghi pubblici come le scuole. Ma per sapere quale sarà il destino del popolo curdo bisogna guardare anche al Pkk e alla guerriglia. La regista del film si reca così nel Kurdistan iracheno (anche questo nome è quello che viene dato nel documentario, perchè in realtà non esiste il Kurdistan iracheno) per mostrarci come combattono i curdi. Dalla frontiera del Kurdistan iracheno fino alle basi del Pkk ci vogliono diverse ore di strada. È un paesaggio ricco di petrolio che è in mano anche ai talibani. Infine Chris den Hond giunge alle montagne, frontiera naturale tra Iran e Iraq. Giovani donne e uomini combattenti curdi sono considerati dagli Stati Uniti e dall’Unione Europea dei pericolosi terroristi. È su queste montagne che da più di 20 anni la guerriglia curda sfida un’armata turca, la seconda armata dello stato. La maggior parte dei combattenti hanno iniziato a combattere dal 1990. Sulle montagne affrontano inverni in condizioni davvero difficili, nella convinzione di voler liberare la loro patria. Alcuni di loro sono da più di 10 anni membri del partito dei lavoratori, il Pkk. Le loro scarpe sono state fabbricate a Diyarbakir, ma da quando lo stato turco ha appreso la vera destinazione di queste scarpe, la fabbrica è stata chiusa. Nel filmato parla la comandante donna: ‘Non siamo dei terroristi. Non siamo che una minoranza. Nel Kurdistan ci sono circa 40 milioni di curdi e solo una minoranza lotta per i diritti del popolo curdo: il riconscimento della nostra madre lingua, della cultura e dell’identità del popolo curdo. Un popolo che lotta per questi diritti fondamentali non può essere terrorista. Non amiamo la guerriglia, ma lottiamo finchè il nostro popolo non otterrà i suoi diritti fondamentali. La guerriglia esiste per la difesa del popolo, quando il popolo non avrà più bisogno di essere difeso anche la guerriglia cesserà. Si parla di riforme, ma oggi non c’è libertà di stampa. Esiste un canale televisivo che però trasmette per mezz’ora al giorno’come si può esprimere la cultura di un intero popolo in mezz’ora? Questa non è una riforma. Non ci sono stati dei veri miglioramenti come si sente dire. Anche quando gli abitanti dei villaggi curdi rientrano nel loro paese, ricevono continue intimidazioni dall’esercito turco che li accusa di appoggiare la guerriglia. Ho partecipato a diverse operazioni da circa dieci anni. La maggior parte dei miei compagni sono morti. La cosa più terribile è stato il recupero dei cadaveri. I cadaveri vengono fatti in mille pezzi dopo essere uccisi, è terribile. C’è molta violenza, soprattutto da parte delle forze speciali turche che usano narcotici e non hanno più sentimenti umani, e torturano i combattenti curdi fino alla morte.’ Il Pkk comprende al suo interno i gruppi dell’estrema sinistra di quello che viene chiamato nel video il Kurdistan turco. Ocalan dichiarò che solo la lotta armata può restituire la libertà al popolo curdo. Nel settembre del 1990, decine di militanti vengono imprigionati, torturati a morte e fatti sparire. Nel 1994 si intensificano i confronti tra il Pkk e l’armata turca, vengono attaccate alcune piccole basi militari turche. È in questo periodo che il Pkk ottiene un sostegno di massa (è la prima volta che ottengono un tale riconoscimento da parte della popolazione). La guerriglia controlla diverse città (tra cui Diyarbakir), l’esercito turco risponde attaccando i guerriglieri del Pkk e gli abitanti dei villaggi: da quel che dice la regista verranno bruciati 4.000 villaggi curdi. Giornalisti, scrittori, intellettuali curdi vengono uccisi da forze speciali del comando turco. Intorno il 1990 Israele e gli Stati Uniti danno un consistente contributo in termini di tecnologie militari alla Turchia. Il Pkk sa che una vittoria contro la seconda armata turca sarà quasi impossibile. Chiede una soluzione politica alla Turchia ma non riceve risposta. Nel 1995 i curdi creano Med tv, la propria tv satellitare presso Bruxelles: la lotta armata diventa anche una lotta mediatica. Nel 1998 Ocalan è costretto a fuggire dalla Siria, e in seguito al rifiuto da parte di tutti i paesi dell’Europa ad accoglierlo verrà rinchiuso in una prigione turca. Le postazioni della guerriglia turca si spostano, abbandonando il cosidetto Kurdistan turco. Le richieste più importanti del Pkk, secondo loro, sono il riconoscimento della cultura e dell’identità del popolo curdo, che avviene anche attraverso il riconoscimento della lingua. L’Unione Europea cerca di fare pressione sulla Turchia affinché rispetti questi diritti fondamentali. Ma la Turchia dice che non viene negata la libertà ai curdi, che sono da loro considerati turchi, come si può vedere alla tv dove cantanti e attori curdi (che vogliono vivere con i turchi, sentendosi turchi anche loro) si esprimono liberamente, e come si può vedere nella politica: ad esempio Erdogan è stato eletto grazie soprattutto ai curdi. Viene intervistato un altro guerrigliero, arruolatosi nella lotta da quando era adolescente: ‘Secondo me i criteri di Copenaghen o ciò che viene chiamata l’evoluzione della democrazia in Turchia, non è che aver fatto un passo lungo un metro quando si dovrebbe fare un chilometro. Le operazioni militari sono all’ordine del giorno e la volontà di sterminarci è la stessa. Ma non possono farlo, non possono sterminare il popolo intero.’ Infine parla una giovanissima, arruolatasi nella guerriglia perché il proprio paese era continuamente sotto controllo militare. Dice che in Europa e Turchia non c’è una vera volontà di risolvere il problema curdo. Dopo aver passato 2 giorni e mezzo con i militanti del Pkk, l’equipe cinematografica ha un ultimo appuntamento con la direzione generale della guerriglia. Tra i membri della direzione c’è anche il fondatore del Pkk che afferma che la Turchia, anche se ha cambiato alcune leggi, continua a negare l’esistenza di un popolo curdo: ‘Non è la guerriglia che ostacola la pace ma la mentalità del governo turco”. Secondo un altro membro della direzione generale donna, la guerriglia curda non è appoggiata da nessuna nazione perché non è legata a forze internazionali. Risulta strano ai dirigenti della guerriglia che alcuni partiti sostenuti e creati dal Pkk siano riconosciuti dall’Europa come interlocutori, mentre il Pkk sia stato inserito nella lista europea delle organizzazioni terroriste’ La guerriglia continuerà finché non verranno riconosciuti i diritti fondamentali del popolo curdo, questo è ciò che emerge al termine del filmato. Tuttavia ci sono molti curdi in Turchia che vivono pacificamente insieme ai turchi ritenendosi turchi-curdi, come il curdo Esat che ho incontrato a Bodrum, nel sud della Turchia, e che mi ha detto di essere stato trattato sempre bene dai turchi, e di non avere alcun problema in Turchia perchè non appoggia il Pkk. Secondo Esat è l’Europa che vuole separare la terra in cui vive la maggioranza dei curdi, e che il Pkk chiama erroneamente Kurdistan, dalla Turchia perchè, nel momento in cui la Turchia entrerà in Europa, sarebbe troppo ‘forte’ se non ci fosse la guerriglia che l’indebolisce e se entrasse in Europa avendo il pieno dominio di quel territorio a est della Turchia, così ricco di risorse. La questione curda è alquanto complessa e non è possibile disegnare qui un quadro preciso. Ma l’opinione di Esat e quella di alcuni guerriglieri del Pkk, messe a confronto, possono dare l’idea della divergenza di posizioni e dell’ambiguità dell’informazione su questo tema.

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