LA POLITICA DELLE SPOGLIE NEI CASTELLI ROMANI
In quattro Comuni dei Castelli Romani, Albano, Ariccia, Genzano e Rocca di Papa, si sono tenute nelle scorse settimane le votazioni per l’elezione del sindaco e dei membri del consiglio comunale. I prossimi giorni saranno cruciali, visto che i sindaci eletti dovranno nominare la giunta comunale. Secondo la legge, il sindaco sceglie autonomamente le persone che ritiene più adatte a coadiuvarlo nell’azione amministrativa, persone a cui può ritirare in ogni momento la propria fiducia e sostituirle. Nel caso di Albano soltanto un solo candidato alla carica di sindaco aveva annunciato nella campagna elettorale la formazione della giunta, ma non quello che poi è stato eletto. Nella pratica le cose non funzionano esattamente come previsto dalla legge. Il sistema in vigore è quello della politica delle spoglie. Tale sistema, inaugurato negli Stati Uniti nella prima metà dell’Ottocento, chiamato spoils system, prevede che le forze politiche al governo distribuiscano a propri affiliati e simpatizzanti le varie cariche istituzionali, la titolarità di uffici pubblici e posizioni di potere in modo da garantire gli interessi di chi li ha investiti dell’incarico. Se poi si va ancora indietro nei secoli, e si usa una metafora forse un po’ azzardata, si può pensare alle spoglie, al bottino, che i vincitori di una guerra si spartivano dopo la vittoria (non solo gli averi, ma anche le vite umane). Nel nostro caso non è il vincitore della competizione elettorale (il sindaco) ad adottare la politica delle spoglie, ma le formazioni politiche che troppo spesso non si candidano per perseguire il bene dei cittadini ma per fini di mero potere partecipando a quella che considerano una “guerra” al termine della quale chi vince reclama le spoglie, il bottino.
Secondo la pratica corrente dunque le varie formazioni politiche si accordano in anticipo per vedersi assegnati, dopo le elezioni e in base ai voti ricevuti, gli assessorati e le altre cariche pubbliche e private.
Questa politica delle spoglie casereccia produce giunte di bassa qualità e una perenne instabilità politica che, nel passato, ha condotto a sfiduciare il sindaco e alla nomina del commissario prefettizio. E questo non ce lo possiamo più permettere: nel prossimo futuro, con la crisi del Covid-19, amministrare le città sarà estremamente difficile.
Altro problema legato alla politica delle spoglie è quello del quantum. Nel caso di Albano il sindaco è stato sostenuto da nove liste, ma ci sono in palio sette assessorati. Secondo le regole usuali due liste rimarrebbero a bocca asciutta. Nel passato si è ovviato assegnando delle deleghe a consiglieri comunali che di fatto svolgevano le funzioni dell’assessore, in palese conflitto di interessi tra controllore e controllato – e ciò non è tollerabile né legittimo. Allora, come si farà? Ci rimettiamo alla saggezza degli eletti.
Staremo dunque a vedere se i sindaci sceglieranno in autonomia i propri collaboratori (anche ovviamente tra quelli suggeriti dalle forze politiche), o se soggiaceranno a patti che li renderanno “prigionieri” e azzoppati, con la prospettiva di essere sfiduciati in consiglio comunale se la distribuzione dei pani e dei pesci non sarà ritenuta “equa” dai “guerrieri”.
0ttimo articolo.
Sempre argomenti interessanti trattati con obiettività e concretezza