La Poesia e l’Europa
Introduzione alla “Giornata mondiale della Poesia”
Quando nel 1999, nel corso della XXX sessione della Conferenza Generale dell’UNESCO, si decise di istituire la “Giornata mondiale della poesia”, da celebrare ogni anno alla data del 21 marzo, inizio della primavera (questa scelta sarebbe senz’altro piaciuta a Dante), si volle indicare nella poesia, per il suo valore universale, uno strumento insostituibile nella edificazione di un mondo contrassegnato dal rispetto reciproco e dalla comprensione fra gli individui, i popoli e le loro rispettive culture.
Sul ruolo della poesia così si espresse il prof. Giovanni Puglisi, allora presidente della Commissione italiana dell’UNESCO: «Tra le diverse forme di espressione, ogni società umana guarda all’antichissimo statuto dell’arte poetica come a un luogo fondante della memoria, base di tutte le altre forme della creatività letteraria e artistica» (fonte: “Arte e cultura”, 21 marzo 2013, in www.50epiu.it).
Ma quest’anno 2017 la “Giornata mondiale della poesia” acquista un rilievo particolare perché viene celebrata in una data molto prossima a quella del 25 marzo, giorno in cui ricorrono i 60 anni dalla firma dei Trattati di Roma che segnarono un passaggio importantissimo, decisivo, possiamo dire oggi alla luce degli sviluppi successivi, verso la costituzione dell’Unione Europea, in questo momento, peraltro, al centro di un grande dibattito culturale, socio-economico e politico attraverso il quale si sta ripensando la funzione dell’Europa nel mondo, alla luce anche dei fenomeni connessi con la globalizzazione.
Per questo, la manifestazione di oggi ha come titolo “La poesia e l’Europa”, ma vorrei subito aggiungere che tale binomio non si riferisce tanto a questa estrinseca prossimità temporale, quanto alla convinzione che, prima ancora che sulle istituzioni comunitarie, la vera unità dell’Europa è fondata sulla cultura, sul pensiero, sulla scienza, sulla letteratura, sull’arte, sulla musica, sulla poesia che, insieme, costituiscono un immenso e vivo patrimonio che i popoli dell’Europa hanno messo a disposizione dell’umanità; e, se la drammatica storia politico-militare che essi hanno attraversato nei secoli fino alla II guerra mondiale, ha tutto il sapore di una interminabile guerra civile, non possiamo non riconoscere con soddisfazione che dal 1945 a oggi è stato proprio l’impegno europeista e la maturazione di una coscienza europea a garantire al nostro continente questo lunghissimo periodo di pace.
Ma veniamo ora alla presentazione della giornata di oggi, che sarà articolata in tre tempi: due, questa mattina, e uno, nel pomeriggio, tutti e tre caratterizzati dall’incontro con i poeti e dall’ascolto, attraverso la lettura, della loro voce.
I primi due (la presentazione dell’antologia Nell’uomo. Poeti italiani, Casa Editrice Controluce, e la lettura e il commento di testi poetici ispirati dall’idea e dal sentimento dell’Europa) hanno poi un elemento in comune che desidero sottolineare con particolare evidenza: entrambi, infatti, si svolgeranno con la partecipazione e il contributo di studenti del Liceo Classico ‘Tasso’, qui rappresentato dal prof. Giuseppe Benedetti, e del Liceo Classico ‘Pilo Albertelli’, di cui saluto e ringrazio la Dirigente Scolastica Antonietta Corea e le prof.sse Francesca Ferraioli, Evelina Rosania e Francesca Ghione.
Nell’incontro del pomeriggio sarà, invece, nostra ospite la poetessa Antonella Anedda che presenterà e leggerà i canti VI e VII del Paradiso.
Aggiungo che hanno collaborato alla preparazione dell’incontro di oggi anche studenti del Liceo Classico ‘Giulio Cesare’ che stanno svolgendo presso la ‘Dante’ lo stage previsto dal programma scuola-lavoro e che, in questa veste, hanno partecipato molto attivamente alle attività dell’Ufficio Stampa. Con loro è presente la prof.ssa Laura Gambassi.
Lo spettacolo di questa bellissima Galleria del Primaticcio affollata di giovani è già di per sé uno straordinario omaggio alla poesia, come lo è l’antologia che ci sarà presentata dal prof. Fabio Pierangeli, autore dell’Introduzione, e dagli studenti del ‘Tasso”, un libro che si può ben definire un atto di fede nella vitalità della poesia. Infatti, grazie agli autori presentati, in tutto 13, che per età appartengono a diverse generazioni (si va dal compianto Ugo Maria Palanza nato nel 1912 alle giovani voci di Fulvia Di Iulio, Mariangela Gigante, Lia Lafronte), esso ci consente di compiere un percorso di continuità attraverso il Novecento e oltre, quel Novecento, quel secolo breve, che è stato lo scenario di eventi terribili e drammatici, in cui l’umanità ha sperimentato il fondo dell’abiezione e il vertice del dolore, e che hanno fatto addirittura mettere in forse la possibilità di sopravvivenza della poesia. Si pensi alla tesi di Adorno secondo il quale la poesia non avrebbe potuto continuare a esistere dopo l’esperienza del male assoluto di Auschwitz.
Lo stesso Montale, intitolava il discorso tenuto alla Accademia di Svezia il 12 dicembre 1975, in occasione della consegna del Premio Nobel, con questa domanda «È ancora possibile la poesia?»
E, invece, al di là di ogni dubbio, come anche questo libro ci testimonia, la poesia non è morta, la voce dei poeti ha continuato e continua a farsi sentire, a nutrirci, a donarci bellezza, ad arricchire il senso della nostra vita.
Bene ha fatto, a questo proposito, il prof. Fabio Pierangeli a riportare nella sua Introduzione l’affermazione di Pasolini: «Io produco una merce, la poesia, che in realtà è inconsumabile: morirò io, morirà il mio editore, moriremo tutti noi, morirà tutta la nostra società, morirà il capitalismo ma la poesia resterà inconsumata».
Essa è, infatti, un dono degli dei. Pensiamo a Dante che, prima di affrontare la prova più alta della sua costruzione poetica, cioè il racconto del suo viaggio attraverso i cieli fino alla folgorante rivelazione del mistero divino, invoca l’assistenza del ‘buon Apollo’.
Fuori di metafora, la poesia è un dono dello Spirito, oppure, se vogliamo dirlo in modo diverso, essa è inseparabile dallo spirito umano.
Oggi la riprova della fascinazione che la poesia continua a esercitare, nel succedersi delle generazioni, ce la forniscono tutti questi ragazzi che alla preparazione dell’incontro di oggi hanno dedicato, con la guida degli insegnanti, le loro migliori energie e, per quello che sentiremo, lo hanno fatto con grande trasporto, con grande coinvolgimento, e soprattutto con grande rispetto per gli autori e per la voce poetica di ciascuno di loro.
Giovanni Di Peio, presidente del Comitato di Roma della ‘Dante’
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