La poesia “Caronte” di Aksana Danilchyk
Questa poesia in due periodi, della poetessa bielorussa, nella traduzione di Marco Ferrentino, è una valida prova di bellezza estetica, nella sua metafora originale di un “Caron Dimonio” invecchiato, con un passerotto sulla spalla, nell’Inferno senza speranza. Il simbolismo dell’uccellino capitato nel regno del dolore, lì per caso, e per forza di cosa rimastovi, facendo quasi nido della schiena curva di Caronte, addolcisce la scena d’un luogo amaro e cupo, a cui i versi altissimi di Dante ci hanno abituato. È una trovata ingegnosa, un moto di speranza nel posto in cui bisogna lasciare le speranze. Ma le anime che attraversano a piedi il fiume infernale non possono raccontare a nessuno quel dolcissimo, tenero, incredibile convivere d’un passerotto innocente con un demonio iracondo, seppure stemperato dalla senescenza. Questa è una delle liriche più belle di Aksana, dove si incontrano e si innestano motivi di ordine simbolico e metaforico, che possiamo trasferire alla significazione del nostro mondo, così pervaso di male ma contenente anche qualche elemento di purezza, di innocenza, di amore: un connubio fra satana e l’indifeso volatile che stempera il cuore arido e spietato di Caronte. Pure se le anime non possono narrare ad alcuno quel momento di apertura al cielo d’un abisso senza fondo, la cosa c’è, il miracolo è avvenuto. E questo può bastare, per noi mortali!
Aksana Danilchyk, nata a Minsk (Belarus), laureata giovanissima in Lettere, ha studiato anche all’Università per Stranieri a Perugia.
È autrice di raccolte poetiche (“L’immagine dello scorpione” e “Il sogno che non può proibire”) nonché di studi importanti, come “La ricezione di Dante in letteratura bielorussa dell’Ottocento- Novecento” e “Il romanticismo italiano ed i motivi patriottici della letteratura bielorussa”.
Dottoressa di ricerca in Letteratura bielorussa e italiana, ha tradotto, fra i molti testi della nostra terra, il “De vulgari eloquentia” di Dante”, il carme “Sepolcri” di Foscolo, opere di Alfieri etc. Come poetessa è a sua volta tradotta in diverse lingue.
Ha traslato, su “Nasha vera” (“La nostra fede”), rivista trimestrale religiosa e culturale dedicata agli eventi della vita contemporanea della Chiesa Cattolica e di altre chiese cristiane, una sintetica antologia lirica dall’Opera Omnia di Onorati. “Nasha vera” è letta da un vasto pubblico di intellettuali e studenti interessati alla storia del Cristianesimo, del Cattolicesimo in Bielorussia e nel mondo: insomma, coloro che vogliono essere al corrente degli eventi importanti e delle novità significative di letteratura cristiana nel proprio Paese e in ambito internazionale.
Caronte
1.
Sulla spalla di Caronte ha preso dimora un passero
e viaggia insieme a lui sulle acque sotterranee.
Caronte all’inizio non se n’era accorto,
poi ha provato a cacciarlo via, ma cosa puoi fare ad un passero –
questo subito prende il volo.
Così è rimasto con Caronte.
Si siede la sera Caronte sulla riva,
il passero sta sulla sua spalla.
Guardano come dondola la barca,
come la avvicinano le anime paurose.
Il passero le saluta “cip-cip”
loro non hanno più paura.
2.
Caronte, invecchiato e indebolito,
non può più remare,
quindi la sera accende i fuochi
sopra lo Stige.
I fuochi si allungano sull’acqua
in un nastro oscillante,
e infine uniscono le due rive,
costringendo le nostre anime
ad imparare a camminare sull’acqua.
Solo che a nessuna è data
la possibilità di poterlo raccontare.
Aksana Danilchyk
Traduzione di Marco Ferrentino
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