La paura
Tema e titolo del nuovo libro di Aldo Onorati
“Credo che la paura sia il sentimento più diffuso nel pianeta Terra. I tipi di pavor sono molti: da quello della morte a quello delle malattie, dalla minaccia del vicino all’attesa del tradimento, dalla paura degli animali alle prime origini del terrore in sé, immotivato.” Si apre così il primo racconto e l’intero libro di Aldo Onorati: “Paura”, edito recentemente (maggio 2015) dalla Edizioni Controluce. Il volume propone cinque racconti, i primi due strutturati come racconti “autonomi”, gli ultimi tre, invece, legati dal titolo e dalla forte presenza dell’autore. La matrice di tutti i racconti è il sentimento della paura che si fa tema, motivo di fondo, filo-rosso che collega e annoda situazioni tanto eterogenee. Non è difficile indovinare e distinguere il carattere dei primi due racconti, di tipo puramente fantastico, da quello degli ultimi tre, di chiaro stampo autobiografico. Infatti è negli ultimi tre racconti, “Tre notti d’estate”, che Onorati si lascia andare ad una scrittura più appassionata e vera. La paura delle bestie che incontra, una delle quali non lo lascia illeso, trapela dalle pagine e si ingrandisce, nella mente del lettore che partecipa delle sventure dell’autore, per diventare una paura del creato: paura della Natura in quanto forza inaddomesticabile e selvaggia, primordiale. Accanto alla narrazione degli eventi e dei sentimenti non mancano mai le descrizioni, ricche di dati sensoriali, che rendono il racconto più vivo ed intenso.
I primi due racconti, invece, nascono da un’intenzione e non da un ricordo. L’autore, qui, adotta un metodo di scrittura: scegliere una delle infinite possibilità emotive che portano a vivere la paura e giocare con essa e con i personaggi. La situazione viene spinta al massimo per creare situazioni comiche, drammatiche, assurde. Una voce non certo piatta e afona narra. Sia che le vicende vengano narrate in prima persona che in terza persona, la scrittura risulta sempre avvincente, divertente, viva, talvolta prepotente.
Nel primo racconto, Onorati diventa attore, personaggio e narra in prima persona la storia. Non se ne distacca, per questo, forse sceglie di premiare il protagonista e punire l’oppressore Genserico. Nel secondo, invece, scrive in terza persona e il distacco è già evidente dalle prime battute. Questo non significa che egli non partecipi delle sofferenze del suo personaggio, solo ne resta meno schiacciato, mantiene un punto di vista oggettivo, non si fa artefice di destino. Arduino Bassini, il protagonista di “L’uomo che aveva paura”, è un burattino nelle mani del fato, sembrerebbe. In realtà egli è il pavido per antonomasia. Si limita a recitare la tragicommedia di se stesso sul palcoscenico della vita, divenuta un’iperbole maestosa.
Certo non si può pensare di esaurire il tema di un sentimento, qualunque esso sia, con la narrativa. Non si riesce ad esaurire i sentimenti neppure con la vita! Però si può cercare di dargli un volto, un senso, un significato preciso di volta in volta. E questo tenta di fare, con successo, Aldo Onorati. Cerca soluzioni per affrontare la paura e combatterla, per non esserne fagocitato. Così i suoi personaggi patiscono, lottano, vivono, vincono, vengono sommersi. Così noi, suoi lettori, possiamo farci travolgere e capire, attraverso quelli, qualcosa in più di noi stessi e del nostro rapporto con questo insaziabile sentimento: la paura.
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