La parte sbagliata?
Nasce a Cosenza Francesco Caravetta, autore del volume La parte sbagliata?, pubblicato dalla Iacobelli nella collana “Graffiti”, squisitamente dedicata a quei classici obliati dal tempo o chiusi in cassetti polverosi ed a quegli scrittori italiani e stranieri cui poco si presta la dovuta attenzione. Ed è un peccato o torto che dir si voglia quando si commettono manchevolezze di tal genere perché così si rischia di tralasciare, ora e qui, opere che meritano invece la dovuta riflessione. Ed è proprio la meditazione silenziosa eppure possente che avvia la lettura di questo volume. Dal punto interrogativo del titolo alla dedicatoria, sovrana nella pagina bianca (“a quanti, almeno una volta nella vita, hanno pensato di trovarsi dalla parte sbagliata – che forse era quella giusta”), sino giù alla riga finale ed ultima di un capitolo della Scrittura con la s maiuscola che, si badi bene, mai si esaurisce altrimenti sua e propria la sonora colpa. La storia si snoda tra la fine del ‘700 e quell’800 rutilante di eventi sanguinosi che accompagnarono la rovinosa capitolazione dello sconfinato Regno di Napoli ed il susseguirsi della battagliera Repubblica e di Napoleone Bonaparte. Tutti i personaggi (Antonia Vitelli e Gaetano Nicastro, i principali) sono delineati nella loro perfetta aderenza al secolo. Possenti e strutturati al minimo dettaglio seppur umili nella scala sociale, come figure discendenti dal miglior quadro caravaggesco o di scuola napoletana. A loro si accompagna uno stile scrittorio, quello di Caravetta, veloce e guizzo di inchiostro ma, al contempo, intimo e immensamente scolpito nel suo ritmo circolare nel tempo e dell’espressione. Il romanzo è ispirato a storia vera perché il suo scrittore ed artefice è studioso affermato e brillante, a dir poco, il suo curriculum. Gli è proprio, inoltre, un sito ricco di preziosi dettagli: www.francescocaravetta.it E risuonino così e sempre le parole profetiche del drammaturgo francese Marcel Prévost: “L’incontro casuale di un buon libro può cambiare il destino di un’anima”. E far sì che la parte sbagliata risulti, alfine, ben altro e in un diverso oltre.
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