La Novena di Natale nella chiesa tuscolana
E’ noto come da secoli nelle chiese delle varie diocesi si celebri la ‘novena’ natalizia cioè i nove giorni, dal 16 fino al 24 dicembre, nei quali si svolge l’itinerario liturgico di avvicinamento al Natale. A Frascati questa tradizione si rinnova da quasi 4 secoli. Nell’Archivio Storico Diocesano, un documento del 29 novembre del 1678 attesta che già papa Innocenzo XI concedeva una indulgenza plenaria da scegliersi nel primo o ultimo giorno della Novena che allora si teneva nella chiesa di Capocroce retta dai padri di S. Gaetano da Thiene (i Teatini), cui partecipavano numerosi fedeli. La Novena si celebrava anche in S. Maria in Vivario – già cattedrale tuscolana – forse da fine Seicento o inizi Settecento.
Fatto sta che il cardinale Enrico Stuart, duca di York, appena giunto in diocesi come vescovo tuscolano nel luglio 1761, il 13 dicembre dello stesso anno, indirizzava una notificazione firmata dal suo vicario don Giacomo Pistorozzi, mostrandosi lieto di aver saputo che a Frascati si svolgesse da tempo la Novena di Natale. Perciò volle estendere la tradizione anche nella Cattedrale di San Pietro, per dare adito alla partecipazione di più fedeli e soprattutto di quanti, dovendo recarsi presto al lavoro, non potevano partecipare alle liturgie nelle due chiese di Capocroce e Vivario. Ed ecco il motivo per cui in Cattedrale tale celebrazione ha una particolare specificità, con l’inizio del rito alle 5,45 di ogni mattina.
La ‘notificazione’ dello Stuart, firmata dal vicario Pistorozzi e indirizzata ai fedeli, si esprimeva così: “Avendo S.A. Reale E.ma Vescovo di qta Città di Frascati inteso con infinito piacere dell’animo suo, che questo publico con tanto decoro e magnificenza celebra la Novena del S. Natale nella Chiesa de’ PP. Teatini, non puole a bastanza lodarne la Pietà, ed esortarlo a continuare si bella devozione, mà dall’altro lato riflettendo che la povera gente la quale deve assistere alli lavori di campagna in tal ora non puole intervenire a d. funzione, ed avendo fermamente a cuore che si applichi anch’essa a si santo esercizio di pietà con cui ciascuno si prepari alla solennità del S. Natale e si renda degno di ricevere le celesti benedizioni, quindi è che per commodo specialmente di d. povera gente, oltre la solita novena che si fa nella chiesa di S. Rocco conforme si è fatto negli anni scorsi farà fare nella Chiesa Catedrale verso le ore tredici in circa doppo la prima messa, la suf.a Novena in cui vi sarà preventivamente una instruzione o sia catechismo, e doppo dette le consuete preci si darà la benedizione col SSmo Sagramento avendo di più la Santità di Nro S.re PP. Clemente XIII felicemente regnante concesso indulgenza plenaria a tutti quelli che confessati e comunicati nel primo o nell’ultimo giorno della Novena visitaranno l’una o l’altra di dette Chiese, e questo pregando per la concordia trà Principi cristiani, l’esaltazione della Santa Madre Chiesa ed estirpazione delle eresie… Frascati questo di 13 Xbre 1761 che incomincieranno Mercordì Mattina 16 del corrente Xmbre”.
In quanto alla notte di Natale del 24 dicembre, il cardinale vi parteciperà solo a partire dal 1776. come si legge dal cosiddetto ‘Diario di Opere pastorali del card. Duca di York 1761-1803’: li 24 [dicembre 1776] fece per la prima volta nella Catt.le la funzione della notte del S. Natale e la fece colla solita magnificenza. Fece venire i Musici da Roma e donò cera candele e lampadari, volle che le catechesi si tenessero anche per “tutti i nove giorni che precedono la Festività del Natale del Signore al mattino presto, prima che il popolo vada in campagna sia nella chiesa cattedrale che in S. Maria del Vivario, nella prima vi convenissero solo gli uomini e nella seconda solo le donne”. E il cardinale, non dimentica di aggiungere un episodio quasi ‘miracolistico’: infatti, la gente che aveva obbedito al suo invito, “non si pentì perché un giorno mentre quasi tutto il popolo che abbandonava le case, s’era recato alle suddette Chiese per ascoltare la parola di Dio, sei o sette case situate vicino alla Chiesa di S. Maria in Vivario per lo slittamento del terreno crollarono con incredibile frastuono e grave danno di beni famigliari, ma senza danno per la vita di alcuno”.
La tradizione mattutina è stata sempre onorata nei secoli successivi. Solo subito dopo il Concilio Vaticano II, la novena in diocesi è stata inserita nella Celebrazione eucaristica, (nella Messa, diversamente dai secoli scorsi) presieduta, di anno in anno dal parroco o alternativamente dai parroci della diocesi o da religiosi e, naturalmente, dal vescovo pro-tempore (allora mons. Liverzani), che l’apriva, ma soprattutto la concludeva; ma vi parteciparono pure insigni prelati anche stranieri. Tra gli altri anche il cardinal Thiandum, arcivescovo di Bamako, che presiedette la liturgia una mattina del 1978. La chiesa cattedrale era di solito gremita di fedeli nonostante l’orario mattutino, e così è stato fino ad una ventina d’anni fa. Nella tradizione post-conciliare della Novena, il commento e l’esplicazione dei testi biblici nell’omelia della Messa venivano normalmente esposti da un religioso o da uno dei parroci della diocesi a turno. Questo ‘stile’ di conduzione, fu interrotto a partire dal 2010, allorché il neo vescovo tuscolano, succeduto a mons. Matarrese, volle assumere su di sé la celebrazione della Messa e l’omelia per tutti i giorni della Novena. Questo modo di procedere è andato avanti per 14 anni. Intanto la partecipazione diminuiva sensibilmente per una serie di concause. Quest’anno, riprendendo la tradizione, l’omelia della Messa è stata affidata al francescano padre Mario Pulzella, dei Frati Minori.
La notificazione del card. Stuart (1761)
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