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LA NOTTE DI HALLOWEEN!

LA NOTTE DI HALLOWEEN!
Ottobre 30
08:07 2020

Il Paese? Semplice e Medioevale. Una piazza, una Chiesa, un cimitero, case e attorno granturco, vigne e olivi. E lo spaventapasseri… Per Halloween, lo Spaventapasseri aveva al posto della testa di paglia una zucca scavata e intagliata, al collo bucce di granturco e una sciarpa, un vecchio cappotto nero bucato, un gilet nero non abbottonato, pantaloni e scarpe di pezza color marrone. Era sorretto da un palo verticale e un bastone da passeggio orizzontale che gli teneva le braccia divaricate. Per la festa del 31 ottobre, il Paese era già tutto addobbato da qualche giorno: il campo di zucche aveva molte zucche scavate e intagliate, con alcune che avevano addirittura un lume di candela all’interno. Nel cimitero, dove le tombe erano a terra e le lapidi di marmo bianco ricoperte di vellutino, c’era da qualche giorno una certa nebbia persistente, qualche fossa aperta, delle bare di legno accatastate su un lato della Chiesa e dei fuochi fatui… Il sindaco, un signore con panciotto che chiamavano il “Re delle zucche” per via della sua “rotondità”, era in estasi per l’evento. Nella casetta nel bosco nero e impenetrabile, la strega del Paese stava preparando una pozione nel suo grande calderone nero. Un incantesimo… Sul tavolo di legno aveva filtri, un teschio “portacandela”, un grosso ragno in gabbia, un corvo e poi ampolle… Voleva mettere in comunicazione il mondo dei viventi con il mondo dei morti. Inoltre, con le sue “amiche”, tutte in viola, voleva instaurare incontri soprannaturali tramite sedute spiritiche e pratiche dell’occulto. Il Paese era tutto una lumiera, non mancavano fiaccole e c’era anche il falò. Arrivò il giorno di Halloween. Qualche bambino andava a zonzo bussando alle porte in cerca di qualche dolcetto. C’era una notte priva di stelle, dove splendeva solo una Luna piena e, ogni tanto, si sentiva qualche ululato… La strega diede adito all’incantesimo, realizzando il suo intento. Nella grande casa del sindaco, si stavano tenendo i festeggiamenti con gli invitati: racconti di storie di fantasmi davanti al camino, zucche intagliate dappertutto, danze…e poi mele rosse, noci, cachi, castagne, dolcetti e il piatto tipico della casa, il risotto alla zucca servito nella zucca svuotata.  Anche il grande albero nero fuori la casa del sindaco era addobbato: penzolavano paurosi fantocci realizzati dall’artigiano del Paese e un grosso gufo ogni tanto bubolava.  Con lo scoccare della mezzanotte, l’orologio a cucù nel salone della dimora del sindaco prese a suonare e, in quell’istante, prese vita lo Spaventapasseri: si mise in testa un cappello nero trovato su di una staccionata e, con il bastone da passeggio, iniziò ad andare a zonzo ballando. Era circondato da pipistrelli. Si notò in cielo la sagoma di una strega a cavallo di una scopa illuminata dalla Luna… Ecco che nel cimitero, da ogni tomba uscì o un fantasma, o uno scheletro o un morto vivente. Nel bosco, folletti, spiritelli, fate, diavoletti, funghi e alberi viventi la facevano da padroni. Iniziò a piovere e poi il gelo tinse di bianco il paesaggio. Il vento faceva “suonare” il laghetto nello stagno, in accompagnamento al “canto” delle rane, mentre le pale del vecchio mulino, bucate, giravano lentamente. Nella casa del sindaco, entrarono i fantasmi. Donne e uomini, vestiti in abiti di varie epoche storiche, si misero a terrorizzare i festanti e ci riuscirono. Poi, le fiamme del camino divamparono, assumendo un volto pauroso che non contribuì a placare gli animi dalla paura e, in fine, qualcuno disse di aver notato qualche parente morto da un po’ che se ne andava a zonzo. <<Magia nera! Questa è magia nera della strega!>> disse qualcuno. Nel frattempo, sempre “qualcuno”, in una casetta nel bosco se la ridacchiava… Cigolii, fischi di vento, le persiane che sbattevano e dei passi si udirono provenire dalla soffitta: <<E’ l’uomo nero!>> disse sempre, sempre qualcuno… Un’ombra da sotto il portone della casa del sindaco entrò nel salone e si tolse il cappello. Fuori di casa del sindaco, un carretto aveva un grosso carico di zucche intagliate che, come per magia, stavano cantando una ballata funebre. Poi tre colpi di bastone sul portone della dimora: era lo Spaventapasseri. Un gatto nero miagolava sul tetto del campanile della Chiesa. Tutto sprofondò nell’oscurità e il terrore la fece da padrone. Poi tornò la luce soffusa come se niente fosse. Il sindaco, esterrefatto e in preda alla paura, aprì la porta a bocca aperta e tremante. Come aprì, folate di vento, le porte che si aprivano e chiudevano da sole per tutta la casa e il gelo e le foglie secche “infestarono” il salone. Lo Spaventapasseri si tolse il cappello ed entrò.  Al centro del salone, era attorniato dai presenti che lo guardavano sbalorditi e con la bocca aperta e tremante. <<Scusate se non mi avvicino troppo al camino ma, sapete, sono fatto di paglia…>> disse lo Spaventapasseri. I volti dei presenti rimasero pietrificati. Sull’arazzo in fondo alla stanza, era raffigurata una bella fanciulla che, d’improvviso, si staccò la sua sagoma e prese vita. Lo spaventapasseri gli fece l’inchino e la invitò a ballare. Ballarono al centro dello spazio delimitato dai presenti. Poi si fermarono e lo Spaventapasseri ricordò ai presenti che il giorno seguente era la festa di Ognissanti e il giorno dopo ancora, la Commemorazione dei Defunti. <<Siamo venuti da voi a trovarvi, dopodomani toccherà a voi venirci a trovare! Mica avrete paura dei fantasmi, scheletri e morti viventi…>> disse lo Spaventapasseri e poi indicò con il bastone fuori dalla finestra, direzione cimitero. Successivamente indicò un fantasma di passaggio sulla strada che sorreggeva una zucca intagliata dove all’interno era posto un tizzone ardente che fungeva da luce e da riscaldamento. <<Astuzia, avarizia, vizi… Non potendo entrare in una casa e, rifiutato l’invito in un’altra, ecco che “zio Jack” si ritrova a fare due passi all’aperto in solitudine…>> Detto ciò, sul volto dello Spaventapasseri comparve un ghigno beffardo mentre le streghe erano intente a ballare e danzare… A un certo punto, tutti i presenti si trovarono all’interno della zucca dello Spaventapasseri: sembrava stessero all’interno di una grotta, vedevano le loro ombre sullo sfondo e, dagli “occhi” dello Spaventapasseri, vedevano parte del mondo esterno. Non ne erano partecipi ma osservatori: osservazione e riflessione, distacco e discernimento, vedersi e vedere. Queste semplici parole erano presenti nelle loro “zucche”. Fu solo un attimo. Come d’incanto, si fece quasi l’alba e, allora, lo Spaventapasseri si rimise il cappello e batté il bastone in terra: tutto tornò come prima. Sembrava trascorso un attimo e invece erano trascorse ore. Destatisi, i festanti tornarono alle loro case e si prepararono per la ricorrenza di Ognissanti e i Morti. Come se nulla fosse. Sullo sfondo del Paese, la Città Eterna…

 

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