La musica africana che va oltre le vuvuzuela
Così come i primi esseri umani, anche i primi tamburi nacquero in Africa, la culla di tutti i ritmi che dà origine a quella che noi chiamiamo musica.
Dal continente nero vengono il samba, il blues, il rock, il soul, il reage e buona parte dell’allegria del mondo. Esiliata dalla schiavitù, la musica africana creò radici di allegria e bellezza nel nuovo mondo e in ogni parte d’esso, facendo del jazz la madre dell’avventura nera. Oltre al prestigio artistico di tutto ciò, la prima musica africana pop esiliò in Europa negli anni sessanta del secolo passato, grazie all’artista Miriam Makeba riconosciuta a livello internazionale. L’Afro pop nacque per popolarizzare la musica africana, all’inizio tanto diversa quanto le innumerevoli etnie che integrano il continente nero. La prima grande uscita negli anni settanta fu grazie al rivoluzionario politico e multi strumentista nigeriano Fela Kuti, che elettrificò la musica tribale cantando in inglese. Negli anni ottanta il grande nome è sempre di un artista nigeriano, tal King Sunny Adé che cantando anch’esso in inglese e orobà, conquistò fans nel mondo intero. Nella stessa epoca sorse Jhonny Clegg, che fu il primo bianco a sfidare la proibizione dell’apharteid. Chiamato lo zulu bianco, ottenne un gran successo internazionale, diventando una icona del suo paese. Oggi, artisti come il senegalese Youssou N’Dour, Salif Keita, Manu Libango e il sudafricano Black Mambazo, sono riconosciuti come stelle internazionali. Dopo aver generato i ritmi che hanno cambiato la musica nel mondo, ora gli artisti africani stanno ricevendo come un boomerang, l’influenza del pop, del reage e del funky internazionale. Nel frattempo, il nuovo ritmo che invade l’Europa è il cudù, una specie di elettrofunky angolano esibito soprattutto da Buraka Som Sistema.
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