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La morte di Virgilio

La morte di Virgilio
Aprile 28
07:44 2013

La morte di Virgilio
Hermann Broch
9788807817335
Feltrinelli
€ 13,00    e-book disponibile NO
Copertina:La-morte-di-virgilio-di-herma-L-4AfQJF
Un libro complesso per nascita e vita. Scritto, in parte, durante l’internamento in campo di concentramento, pubblicato nel 1945 in America, dove Broch approderà grazie agli uffici di molti buoni amici. Un libro per molte stagioni, da leggere e rileggere, ne può valere la pena anche solo per le prime settanta/cento pagine (Acqua – l’arrivo) che descrivono, come se lo steste vivendo, lo sbarco a Brindisi di Publio Virgilio Marone stanco e malato, di ritorno, per volontà di Ottaviano

Augusto, dal voluto esilio greco. La lettiga su cui è sdraiato, letto di spine e osservatorio privilegiato, lo conduce per i vicoli del porto in un quartiere di suburra dove vita e morte si toccano e nel quale teme di scorgersi steso sul letto di morte in un delirio fra realtà e sogno che è cifra della parte centrale del racconto. Il futuro è rappresentato dagli occhi di un fanciullo, Lisiana, e dalla pervicacia delle sue mani e delle sue braccia, capaci di fendere la folla impazzita per la festa per far luogo all’illustre corteo. Assieme al poeta il baule con gli scritti dell’Eneide: croce e delizia dalla quale non si risolve a staccarsi temendo di non essere stato un onesto testimone del proprio tempo. Ritiene, l’uomo e il poeta, che molti altri hanno saputo, meglio di lui, farsene testimoni con libri di storia e di cultura e teme per la propria ansante creatura che sente vicina come se patisse il proprio stesso disfacimento. Arrivato nel palazzo di Ottaviano, che lo ospita, comincia la sua lunga ultima notte. È vigile, eppure incapace, è destato dal parlottio di ubriachi, a tarda notte, di ritorno dai bagordi di piazza, dalle grida di un omicidio: è per questa gente che ha scritto parole immortali, è per questi cittadini che ha celebrato l’impero? Ma allontanandosi dalle cose del mondo, nondimeno il poeta sente che la vita che lo esclude, forse per sempre, è per strada, doloroso sentire che giunge al lettore. Gli amici Plozio Tucca e Lucio Vario Rufo al mattino presto arrivano a consolarlo dall’infermità e dai pensieri, ma il sospetto di Virgilio è che siano accorsi sul letto di morte – così è vero? – si chiederà, (come ogni protagonista avido di vita). Il flusso di coscienza, individuato da migliaia di nomi e aggettivi, segue il respiro dell’uomo e l’andirivieni concatenato delle onde marine, vere protagoniste nella prima parte del racconto. Per questo argomento vedi su youtube ‘Francesco e il Mare – parte 2’ breve video dello scrittore Francesco Biamonti (S.Biagio della Cima, 3 marzo 1928 – 17 ottobre 2001). Poi riprendono i dialoghi, veri o sognati, con gli amici, l’imperatore stesso, l’amata Plozia. Nel trattare il mito poetico, fra cui l’infanzia nel villaggio di Andes (Mantova), Broch sente ‘il mito della carità’ accomunarlo a Virgilio: carità quale necessario antidoto alla brutalità e al disfacimento dei valori civili, pochi lustri prima dell’avvento del Cristianesimo. (Serena Grizi)

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