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La morìa

Dicembre 09
16:54 2010

È proprio il caso di dire che:

Ei fu siccome immobile,
Dato il mortal sospiro,
Stette la spoglia immemora
Orba di tanto spiro…

(5 Maggio-Manzoni)

… anche la terra trema, si ribella e resta con il fiato sospeso di fronte all’agonia della cultura. Si è rotto quasi definitivamente il filo della comunicazione fra i docenti e la politica. Non una risposta, non un confronto e ormai la discussione o il dibattito aperto sulle riforme fatte, è il caso di dirlo “sotto banco”, è diventata un tabù. Ma come accettare l’anoressia del dialogo e con un nodo alla gola riuscire ad insegnare ai nostri studenti? Cosa e per chi? Masse di 30 alunni per classi con tre o quattro diversamente abili senza sostegno nella maggior parte delle ore offerte alla didattica. Come? Ma non ti aggiorni? E intanto la qualità della didattica è malata e con l’acqua alla gola sembra tendere la mano al suo destino umiliante. Siamo nel bel mezzo di una disfonia. Nel grande mercato della vita della scuola il concetto di relazione ha lasciato il posto ad una voce, quella degli insegnanti, stonata, perché stonata è la sofferenza comunicativa che trova solo silenzio. Un silenzio che si fa voragine, divario, troppo grande. Non ci sono risorse, non ci sono considerazioni e basta sparlare in maniera bulimica sui mezzi informatici e multimediali, sui meriti e le premiazioni. Una riforma della scuola avara che favorisce il merito del risparmio. La qualità della didattica non passa attraverso un PC e né tantomeno attraverso concorsi ripetuti e sempre gli stessi, stillicidi di anni sui libri sempre a formarsi e a vedere come orizzonte lontano e ormai piuttosto irraggiungibile l’idea non di un posto fisso, sarebbe banale relegare il diniego dei docenti precari solo a questo, ma di una considerazione seria di gente che è andata all’estero ed è tornata, che studia in continuazione, che si sporca le mani e lavora sul campo. Tutto questo però non fa curriculum, fa solo peso. È un peso una mente che pensa, è un penso un singolo che crede e si reinventa ogni giorno, è un peso chi lotta per una cultura e un’onestà intellettuale in tutti i campi, è un peso per la società e per la politica un docente che lavora con l’intenzione di alimentare e nutrire menti sveglie, dinamiche e critiche, menti pensanti. Non vogliamo specchietti per le allodole, non ci servono. Grazie al cielo anche se saremo gli ultimi docenti sulla faccia della Terra Italia, noi abbiamo letto i testi di Storia, di Filosofia, di Letteratura, delle Scienze e le Arti tutte e qualsiasi tipo di bunga bunga non ci spaventa, ma lo convertiamo ironicamente in bingo bongo, perché le differenze a noi arricchiscono, perché non abbiamo timore di nessun confronto leale, schietto, costruttivo e a viso aperto.

Grazie per le mie sconfitte, grazie per le visioni e la cecità perché mi ha permesso di vedere anche di più (massima di un saggio indiano)
A.Penn, Piccolo grande uomo

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